L’incontro “1915: la cultura va in guerra” nel Centenario della Prima Guerra Mondiale
15 Marzo 2015 - 16:45 | di Federica Geria

Si terrà martedì 17 marzo, presso la Sala di San Giorgio al Corso, alle ore 17,30, nel Centenario della Prima Guerra Mondiale, l’incontro sul tema “1915: la cultura va in guerra” con l’intervento del Prof. Antonino Romeo e del Dott. Diego Privitera. La Prima Guerra Mondiale vide fin dai primi momenti la partecipazione di personalità del mondo della cultura, dell’arte, della letteratura. Era la “guerra patriottica” – che accendeva i contendenti dell’una e dell’altra – ad attirare queste personalità nel clima di esaltazione popolare verso la guerra, che essi condividevano e che, in qualche caso, avevano contribuito a creare, che vide le popolazioni salutare i soldati che si avviavano al fronte, nella illusione che si sarebbe trattato di un breve conflitto. Molti di essi perirono nei campi di battaglia o nelle retrovie per le ferite riportate o per le malattie – vedi il caso del poeta Georg Trakl – molte altre – pensiamo al grande pittore Egon Schiele – morirono nell’ultimo anno del conflitto (il 1918) a causa dell’epidemia di spagnola. In Italia il parossismo interventista toccò il proprio massimo con gli infuocati discorsi del poeta-vate Gabriele D’Annunzio a Quarto il 5 maggio 1915 (in occasione della sagra dei Mille) e più tardi a Roma il 13 maggio 1915 durante le cosiddette “radiose giornate di Maggio” che anticiparono la formale e ufficiale partecipazione dell’Italia alla Guerra anche se il clima favorevole all’intervento armato venne, in certo qual modo, preparato qualche anno prima dalla pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuto su Le Figaro del 5 febbraio 1909, nel quale al punto 9 si trovava scritto “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”.E in effetti i futuristi pagarono un grande tributo alla partecipazione alla guerra. Marinetti, Boccioni e Sant’Elia – gli uomini di punta del movimento – scelsero di arruolarsi come volontari nel giorno stesso in cui l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria. Antonio Sant’Elia, geniale architetto, trovò la morte a Monfalcone, il 10 ottobre 1916 guidando un assalto ad una trincea nemica. Mentre il maestro della pittura e scultura futurista Umberto Boccioni periva il 17 agosto del 1916 in modo del tutto accidentale, durante un’esercitazione militare, a Chievo cadendo dalla propria cavalla imbizzarritasi. Lo stesso D’Annunzio – il futuro conquistatore di Fiume – dava prova di un certo coraggio bellico con la Beffa di Buccari della notte del 10-11 febbraio del 1918 insieme a Luigi Rizzo e Costanzo Ciano e con il volo su Vienna, al quale partecipò con altri aviatori, nel corso del quale ci si limitò a lanciare sulla capitale nemica migliaia di manifestini di propaganda scritti dallo stesso vate. Non dobbiamo neppure dimenticare la figura di Renato Serra, scrittore e critico, che partecipò alla Seconda e Terza Battaglia dell’Isonzo nel corso della quale morì in combattimento il 20 luglio del 1915, a soli 31 anni, sul monte Podgora (monte Calvario) e lo scrittore Scipio Slataper, triestino, arruolatosi volontario, come molti altri triestini, e morto al fronte combattendo sul monte Podgora –oggi Monte Calvario – il 3 dicembre del 1915.
