LGBTQIA+ la complessità della sessualità umana: aspetti neurobiologici e socioculturali (cap. 2)

Ecco la riflessione del professore Rocco Zoccali sui vari aspetti che analizzano la complessità del comportamento sessuale

“L’apparato sessuale e la funzione sessuale hanno come interlocutore un altro individuo per potersi esprimere; e poiché le varie culture umane hanno come precipua caratteristica il fatto di regolare con norme i rapporti diretti ed indiretti tra i propri membri, si può dire che la sessualità è regolata da norme” per cui l’elemento naturale si trasforma in elemento culturale. (Romolo Rossi)”

Nell’articolo precedente abbiamo trattato brevemente alcuni parametri di riferimento per poter entrare in merito alla complessità del comportamento sessuale, illustrando il significato dell’Identità sessuale, Identità di genere, Ruolo di genere, Orientamento sessuale (omosessualità, eterosessualità, bisessualità).

Nel presente articolo parleremo dell’orientamento sessuale e in particolare dell’omosessualità, termine che sta a significare l’attrazione sentimentale e sessuale da parte sia degli uomini che delle donne verso persone dello stesso sesso, nello specifico per l’uomo si usa il termine gay e per le donne lesbica, il termine “omosessuale” viene essere usato per entrambi.

L’omosessualità era stata ritenuta nel DSM III (1980) “patologica” se egodistonica, vale a dire fonte persistente di angoscia e non gradita al soggetto, di contro, non ritenuta disturbo mentale se ego-sintonica e quindi non causa di sofferenza e conflittualità interiore. Nel 1987 il DSM IIIR ha escluso l’omosessualità dalle patologie mentali, ritenendola una variante dell’orientamento sessuale. Quale variante, uno studio epidemiologico (2019) eseguito su 191.088 partecipanti, ripartiti tra Nord America, Europa, Asia e Australia, ha evidenziato che l’attrazione omosessuale sarebbe presente in media nel 7,2 per cento degli uomini e nel 6,5 per cento delle donne.

I fattori determinanti tale comportamento sono biologici, psicologici e sociali; tutt’oggi oggetto di ampio dibattito è quale di queste determinanti giochi il ruolo preminente.

Premesso quanto sopra e preso atto che l’omosessualità è una variante naturale dell’orientamento sessuale, la complessità della quaestio obbliga ad una serie di riflessioni. Alcune scuole di pensiero, minoritarie, sono legate alla convinzione che sia presente una “patologia” correlata a meccanismi psicodinamici quali una mancata risoluzione del complesso di Edipo, la presenza di una madre simbiotica e ostile che indebolisce la “mascolinità” del figlio, un processo di identificazione proiettiva, vale a dire il bambino si identifica con le proiezioni dei genitori che desiderano ad esempio una figlia femmina e non un maschio.

Altra osservazione sempre minoritaria è ritenere l’omosessualità patologica in quanto non risponde al suo fine ultimo che è la riproduzione. Tale osservazione può essere facilmente contestata dal momento che la sessualità come d’altronde l’alimentazione rispondono oggi al circuito della gratificazione (piacere) avendo ridimensionato il fine riproduttivo e quello del cibarsi per la sopravvivenza.

E’ comunque indubbio che, indipendentemente dalla ricerca scientifica che ritiene l’omosessualità una variante dell’orientamento sessuale, è presente all’interno della comunità gay una forte esigenza culturale che reclama la diversità contro la “patologia”, discriminando indirettamente la dimensione patologica in senso lato.

La motivazione che supporta il concetto di “diversità” dell’omosessualità contro “patologia” potrebbe trovare una validità nella seguente argomentazione. I due istinti fondamentali della vita sono la sopravvivenza e la continuazione della specie. La sopravvivenza dipende dalla funzionalità di tutti gli organi del corpo e la patologia è una stato disfunzionale che può interessare i vari organi fino a compromettere la stessa vita dell’individuo. La continuazione della specie di contro è correlata alla riproduzione che rappresenta la trasmissione del patrimonio genetico alle generazioni future.

Ci si trova di fronte quindi a due dimensioni: la dimensione del singolo individuo e la dimensione della specie. L’omosessualità potrebbe essere un problema eventualmente disfunzionale per quanto riguarda la specie non certamente correlato alla vita del singolo per cui nella dimensione individuale non può essere ritenuta uno stato patologico.

Per quanto riguarda la bisessualità, la spiegazione potrebbe trovarsi nella realizzazione di un particolare equilibrio quasi omeostatico nei due versanti omo ed etero dipendente dalle sottostanti dimensioni biologico, psicologico e sociale per cui il soggetto non avrebbe un franco orientamento che potrebbe esprimersi verso entrambi i sessi.

C’è anche chi sostiene che l’orientamento sessuale possa essere il risultato di una scelta personale; si tratta di una minoranza di casi da molti non condivisa preso atto che non esiste il libero arbitrio e ogni nostra decisione dipende dai geni, dalla fisica e chimica del cervello, dagli ormoni, dagli organi di senso, dallo sviluppo prenatale, dall’esperienza, dallo sviluppo fisico e culturale e infine dall’ambiente.

Come sostiene Arnaldo Benini “l’uomo si illude di decidere, mentre in realtà non fa ciò che vuole, ma vuole ciò che fa”.

Se i fattori psicologici e ambientali giocano certamente un ruolo nel condizionare l’orientamento sessuale, è indubbio che per la grande maggioranza dei soggetti il comportamento omosessuale si impone all’individuo indipendentemente da qualsiasi scelta per l’azione di fattori biologi prenatali. Il peso di tali fattori si confronta con il contesto socio culturale determinando disagio e sofferenza esistenziale per l’accettazione della propria diversità che può generare in casi estremi depressione e suicidio.

I dati rivelano che i giovani omosessuali presentano un tasso di suicidio significativamente più alto rispetto ai loro coetanei eterosessuali. Fortunatamente nella nostra cultura occidentale, oggi l’omosessualità non è più discriminata se non in contesti ancora poco evoluti e gli omosessuali possono manifestare liberamente il loro orientamento e persino sposarsi, sono lontani i tempi in cui tale orientamento veniva considerato peccato, malattia se non addirittura perversione.