‘È come averci tolto casa’: il grido di speranza di un giovane barbiere reggino

"3 mesi chiusi come faremo andare avanti?". La lettera di un barbiere reggino


Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un giovane barbiere reggino. Alla luce del nuovo DPCM 26 aprile, la fetta degli imprenditori dediti alla cura ed all’estetica delle persone sono, forse, fra i più colpiti. In questi giorni, sono davvero tante le segnalazioni, gli appelli e i gridi d’aiuto che arrivano alla nostra categoria proprio da questo settore.

LA LETTERA

“Caro presidente del consiglio Conte,

sono Giovanni Barcella un barber e consulente moda di Reggio Calabria. Abbiamo dato ogni giorno della nostra vita per il nostro lavoro, mai mancando un giorno, abbiamo lavorato con la febbre, con ogni tipo di malore sopportabile, era ormai come la nostra seconda casa, in alcuni casi anche la prima. Abbiamo mangiato in piedi senza nemmeno finire il pasto per non fare aspettare un cliente, per non ritardare l’appuntamento preso e spesso a non aver nemmeno il tempo di quel piccolo pasto, perché il cliente viene prima di tutto.

Presidente lei ci ha tolto casa nostra, lasciandoci a dover chiedere prestiti e aiuto a parenti amici e chiunque poteva darci un sostegno per andare avanti, costringendoci a stare soli in un appartamento d’appoggio per chi è fuori sede, a non vedere i nostri cari c’è chi ha genitori ammalati e pensarli così ci logora dentro. C’è chi li ha persi e non ha potuto nemmeno dare un ultimo saluto, a pagare affitti, luce, spesa, a fare fronte a tutto e lo abbiamo accettato perché nonostante tutto siamo tutti nella stessa situazione imprenditori e singole persone. Non mi definisco un portavoce e non sono qui per aizzare rivoluzioni, ma noi piccole imprese viviamo di quel poco che abbiamo, sempre lavorando onestamente e col nostro sudore. Adesso non ce la facciamo più, lei ha spinto se non tutti, molti, moltissimi a fare abusivismo, lavorare in casa, senza un controllo igienico salutare e professionale che tanto decanta. Aggiungo anche che nelle barberie disinfettare e sanificare è sia etica professionale che buon senso, è mettere in sicurezza ambienti e materiale di lavoro cliente dopo cliente. La loro sicurezza e la nostra, viene prima dell’interesse economico. Adesso basta.

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Ha fatto riaprire musei ma nessuno ha la voglia di andarci, perché le persone hanno altro a cui pensare, magari nemmeno i soldi per la benzina di andarci, ha fatto riaprire i parchi, ville, negozi al dettaglio dimenticandosi di noi lasciandoci per ultimi. 3 mesi chiusi come faremo andare avanti? Penso che tra qualche mese i morti non saranno solo di Covid. Avrà sulla coscienza persone che non ce la fanno più, padri madri che per la vergogna di non poter più mantenere onestamente la propria famiglia saranno pronti a tutto. E chi invece non sarà così forte psicologicamente che farà qualche sciocchezza.

Caro presidente si metta una mano sulla coscienza e ci faccia riaprire con la promessa di tenere tutto in regola e nella massima pulizia, prevenzione e sanificazione dei nostri locali come abbiamo sempre fatto e continueremo a fare con non 1 ma mille occhi di riguardo per noi e per tutti i nostri clienti”.