Miti di Calabria: la leggenda della pietra del diavolo a Palmi
Sul monte Sant’Elia di Palmi tutt’oggi possiamo osservare una traccia dell'antica leggenda
06 Novembre 2016 - 13:16 | di Redazione

La leggenda narra di un uomo dal volto nero, che si aggirava con un grande sacco sulle spalle, e che giunse sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi. L’uomo misterioso si presentò al Santo Elia, durante un momento di solitaria meditazione, e gli mostrò il contenuto del suo sacco: una grandissima quantità di monete.
Questa figura era il diavolo, il quale narrò al Santo di aver trovato le monete in un casolare abbandonato e gli propose di dividere l’ingente fortuna. Il Santo Elia reagì lanciando le monete giù dalla montagna, le quali rotolando si trasformarono in pietre nere, fermandosi sull’erba, sulla terra o sulla roccia, le stesse che oggi possiamo trovare sul monte.
Il diavolo a quel punto si alzò e, con gli occhi infuocati, spiegò due grandi ali nere da pipistrello, prese il volò verso il mare e si tuffò, senza lasciare alcuna traccia di sé. Dal mare in tempesta si innalzò una grande nuvola dopo la quale emerse un’isola a forma di cono, dalla quale fuori uscivano fumo e fuoco. Era proprio Stromboli, che imprigionava al suo interno il diavolo e con lui altri spiriti maligni, che ribellandosi soffiavano fiamme e tuoni.
Sul monte Sant’Elia di Palmi tutt’oggi possiamo infatti osservare un macigno con le profonde impronte delle unghie lasciate dal demone in preda a un momento di rabbia, prima di spiccare il volo.
Proprio qui troviamo inoltre una targa con sù scritto:
“Questa roccia simboleggia l’eterna lotta tra il bene e il male. Da secoli una leggenda popolare narra che, in questo luogo, il diavolo tentò invano di distogliere S. Elia il Giovane (Enna 823 – Salonicco 903) dalla sua missione spirituale di edificare su questo monte un monastero. Secondo tale leggenda, le impronte del Diavolo lasciate sulla roccia e ancora visibili, testimoniano lo scontro qui avvenuto tra il Santo e il demone. Al diavolo sconfitto non restò che, secondo i patti, rifugiarsi nel vulcano di Stromboli dove il Santo riuscì a lanciare il suo bastone”.
