L’appello al dono dell’Avis: “Aiutateci a garantire il sangue in ospedale, sempre”
13 Ottobre 2018 - 13:12 | di Eva Curatola
Ogni giorno presso il grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria vengono praticate trasfusioni. Atti quotidiani posti in essere per salvare le vite messe in pericolo da un trauma, come accaduto a Christian, da un parto difficile come accade a tante madri con i loro figli appena nati, da malattie che non danno tregua come succede a tante persone che vedono una Speranza di Vita solo nella trasfusione di quella sacca di sangue, raccolta perché un Cittadino o una Cittadina ha scelto di diventare Donatore o Donatrice.
Ogni giorno le trasfusioni sono possibili perché c’è chi dona il Sangue e chi lo raccoglie per metterlo nella disponibilità dell’Ospedale e della Cittadinanza sofferente. Tutta la Cittadinanza sofferente, senza distinzione alcuna. Perché il Dono, per essere tale, è gratuito e anonimo.
Ogni giorno l’unità di raccolta di sangue Avis di Reggio Calabria, sita in piazza Garibaldi, accoglie donne e uomini che donano il loro sangue. Donano il loro sangue senza sapere a chi sarà trasfuso. Lo fanno in silenzio e senza clamore, perché è necessario. Lo fanno affinché ogni giorno l’ospedale di questa Città possa contare sulle sacche di questo farmaco “che può solo essere donato” e che, dunque, solo il dono può rendere disponibile. Lo stanno facendo anche per Christian, anche se non lo conoscono.
Lo fanno perché lo ritengono giusto. Sono in tanti ma non sono abbastanza e ancora c’è bisogno di lanciare appelli e invocare le emergenze per mobilitare un numero maggiore di persone. Ancora, quotidianamente, la raccolta di ogni sacca così necessaria è un difficile risultato da perseguire. Eppure quella sacca di sangue donata potrebbe assicurare la sopravvivenza di una persona ad un intervento; quella sacca regalerebbe un giorno di vita a chi convive con la malattia, “dona” una Speranza.
Ogni giorno la battaglia che adesso Christian sta combattendo per la sua vita è combattuta da altre persone la cui voce è affidata all’Avis e alle altre associazioni che da tempo collaborano con l’Ospedale e fronteggiano l’emergenza Sangue, invitando i cittadini a donare in sicurezza e anonimato per garantire la Vita e la Salute. Rispondere all’appello dell’Avis equivale ad esserci per Christian e per ogni altro cittadino che abbia diritto ad essere trasfuso, curato e salvato, ad ogni famiglia ed ad ogni comunità che abbiano il diritto di sperare nella Vita e nella Salute piuttosto che rassegnarsi alla morte e alla malattia.
La mobilitazione alla quale stiamo assistendo è nobile, nobilissima. E altrettanto nobile sarebbe che ogni giorno si fosse consapevoli, e conseguentemente responsabili, che ad aspettare ci sono anche Luisa, Alberto, Caterina, Ferdinando e tanti altri la cui vita può dipendere da quella sacca donata. Sarebbe ora che non fosse più necessario chiamare per nome, pur custodendo rispettosamente nell’essenza del Dono le Storie di Ciascuno, chi necessita di sangue; sarebbe ora di avere, piuttosto, la sicurezza che quel sangue c’è e ci sarà per Tutti perché tutti coloro che possono donare, hanno scelto di farlo.
Mai come in frangenti come questo è bene ricordare che ciò è possibile. È possibile perché dipende dalla nostra disponibilità a sentirci responsabili, dalla nostra capacità di non restare indifferenti non solo rispetto al bisogno sacrosanto di una persona che conosciamo ma anche rispetto alla richiesta silenziosa di tutte quelle persone che si trovano in ospedale per curarsi. Auspichiamo ardentemente che in tanti tra coloro che hanno detto subito sì al dono per Christian, tornino in futuro per Luisa, Alberto, Caterina, Ferdinando e per tutti gli altri che già sanno che saranno in ospedale e per tutti quelli che ancora non lo sanno ne’ possono saperlo. Con grande umiltà abbiamo ritenuto di suggerire una riflessione sull’esperienza di questi ultimi giorni in cui la vita di Christian è stata e sta a cuore a tutti noi come ogni giorno ci sta a cuore la vita di tutte le persone alle quali mai si vorrebbe dover dire che non ci sono sacche di sangue disponibili, che il sangue donato e raccolto qui non è stato sufficiente, che
i cittadini non hanno accolto e condiviso l’impegno per una sanità più equa, giusta ed inclusiva. Mai vorremmo doverlo dire ma a volte siamo stati costretti a farlo. Donare è un atto di Coscienza e Civiltà e fare in modo che non sia più necessario richiederne il compimento dipende sono da noi. Allora rispondiamo di sì, perché vogliamo che qualcuno che conosciamo viva. Ma rispondiamo di sì anche perché vogliamo che persone che non conosciamo possano contare su una comunità sensibile e responsabile. Rispondiamo di sì sempre, perché scegliamo, per quanto dipenda da noi, una Speranza di Vita per Tutti.