L’ANPI di Reggio Calabria con i ragazzi della “Tito Minniti” di Palmi
29 Aprile 2016 - 14:12 | di Federica Geria
Gli alunni della scuola media “T. Minniti” di Palmi hanno celebrato il 25 aprile, Festa della Liberazione, con l’ANPI di Reggio Calabria nell’Aula Magna della scuola, ove sono stati presentati gli elaborati degli alunni delle classi I, II e III sezione B, realizzati per la partecipazione al Concorso Nazionale “DALLA RESISTENZA ALLA CITTADINANZA ATTIVA – La Resistenza ha vinto: si vota!”, rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado. Il concorso è stato indetto dal MIUR d’intesa con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, in occasione del 70′ anniversario del voto a suffragio universale. L’ANPI, d’intesa con l’insegnante delle materie letterarie della seconda classe della sezione B, prof. Nuccia Cogliandro (che ha guidato e coordinato i lavori dei ragazzi) ha realizzato l’iniziativa del 21 aprile per partecipare all’intera collettività scolastica i valori della libertà, della democrazia conquistati con la lotta di liberazione dal nazi-fascismo che comportò anche il sacrificio di innumerevoli vite umane. I ragazzi hanno raccontato le storie di otto antifascisti palmesi, accomunati dagli stessi ideali per la realizzazione di un Paese libero e migliore.
1. Rocco Pugliese, nato a Palmi il 27 gennaio 1903. Giovane studente di ragioneria, innamorato degli ideali di uguaglianza e di giustizia sociale, aveva militato nel partito socialista, per poi passare al partito comunista d’Italia dirigendone la locale sezione. I fatti del 30 agosto 1925 a Palmi, durante la festa della Varia, ove perse la vita il gerarca fascista Rocco Gerocarni, benché innocente, lo resero capro espiatorio della rabbia fascista sino alla condanna a 27 anni e 7 mesi, inflittagli dal Tribunale Speciale del regime fascista nel novembre 1928. Rocco Pugliese fu rinchiuso nel penitenziario di Santo Stefano, dove il 17 ottobre 1930, dopo torture e sevizie, fu strangolato ed ucciso dai secondini, che giustificarono la morte come suicidio. Fra le testimonianze delle torture inflitte vi è anche quella del detenuto Sandro Pertini, che raccontò: “una notte fui svegliato da un grido soffocato <mamma, mamma>. L’indomani fu sparsa la voce che Rocco Pugliese si era impiccato, ma il suicidio non era che una messa in scena. Pugliese era stato ucciso dai carcerieri.” Il corpo non venne mai restituito ai familiari che appresero della sua morte solo casualmente. Rocco, che si era ribellato alla dittatura fascista, fu trucidato per aver voluto difendere le proprie idee.
2. I fratelli Antonino e Giuseppe Bongiorno, quest’ultimo un anno più anziano di Giuseppe nato il due gennaio 1907, furono condannati a 8 anni e 7 mesi come complici nei fatti della Festa della Varia del 30 agosto 1925 e costretti a peregrinare divisi in molteplici strutture carcerarie: Palmi, Ventotene, Santo Stefano, Ustica, Ponza, Isole Tremiti, Roma, Sassari, Fossano, Civitavecchia, Viterbo e Campobasso. Durante tutti questi trasferimenti da carcere a carcere, i fratelli Bongiorno subirono innumerevoli soprusi che, come per Rocco Pugliese, mai piegarono la loro fierezza, mai scalfirono la loro integrità morale e il loro coraggio. Nel lungo cammino nelle carceri fasciste patirono torture, fame, freddo, sporcizie, assenza di luce ed aria, cimici e topi, muffa ed il rumore delle sbarre dei cancelli.
3. Tenente Serafino Aldo Barbaro, figlio del Generale palmese Domenico Barbaro, nasce il 2 gennaio 1922 a Catanzaro. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Aldo non volle aderire alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. I tedeschi rastrellavano i paesi compiendo azioni sanguinarie contro la popolazione inerme, ed egli, nella sua determinazione antifascista, maturò la decisione di lottare contro l’oppressore. Divenne a 21 anni giovane Ufficiale Partigiano nella Divisione d’Assalto Garibaldi “Piemonte”, distinguendosi col nome di battaglia: Tenente Piani. Partecipò a molteplici azioni di guerriglia. Il 21 aprile 1944, verso le 7 del mattino, Aldo ed i suoi uomini, traditi da una spia, furono scoperti e trucidati ad opera di tedeschi e fascisti della X MAS. Ad Aldo venne attribuita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
4.Il 1° giugno 1919 nasce a Roma Giuseppe Lopresti, figlio del palmese Antonio, colonnello medico del Regio Esercito. Dopo l’armistizio aveva preso parte alla guerra di liberazione, come partigiano socialista, nella resistenza romana. Era responsabile dei quartieri Appio, Esquilino e Celio. Sorprese per le sue capacità di azione i dirigenti ed i suoi capi militari del PSI, reduci da esilio e confino (Sandro Pertini, Giuliano Vassalli ed Eugenio Colorni). Compì tante audaci azioni contro militari nazisti. Quando, infine, venne catturato, fu torturato in Via Tasso, resistette stoicamente alle sevizie e col suo silenzio riuscì a salvare la vita del compagno Paolo Possamai. Fu poi trasferito nel carcere di Regina Coeli, nel braccio riservato ai prigionieri politici. Da lì, il 24 marzo 1944, fu portato alle cave Ardeatine per essere trucidato insieme a 334 vittime innocenti. Gli venne conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria e la città di Palmi gli intitolò il Campo Sportivo.
5. Gaetano Gambardella nasce a Palmi il 23 aprile 1923. Il giovane palmese fu ucciso assieme ai suoi compagni all’età di 21 anni. Gaetano, insieme ai suoi compagni, si rifugiò nelle Valli di Lanzo rifiutando di arruolarsi tra i militari della Repubblica di Salò. La loro volontà era quella di combattere contro Mussolini e il fascismo, perché non condividevano l’ideologia totalitaria che caratterizzava il regime . Quella notte, 24 novembre 1944, come di consuetudine, stavano cenando in una locanda, quando una donna li tradì dicendo ai fascisti della loro permanenza a Druento. Il proprietario della locanda fece cenno a Gaetano per avvisarlo dell’arrivo dei fascisti dall’entrata sul retro. Gaetano poteva anche salvarsi, ma nell’uscire dalla locanda si scontrò con alcuni partigiani che stavano per entrare e nell’avvisarli, dicendo: “Scappate ci sono i fascisti!”, perse dei secondi che furono fatali per lui e per gli altri partigiani, perché i fascisti li raggiunsero e li uccisero. Quella sera morirono sette partigiani. Le esequie si sono tenute a Druento e le spoglie furono trasferite al cimitero di Palmi.
6. A Palmi, il 10 dicembre 1943, il Comando delle truppe alleate poneva a capo della Amministrazione Comunale l’avvocato Francesco Carbone, successivamente eletto Sindaco nel 1946 e riconfermato nel 1952 e nel 1960. Era nato a Palmi il 23 novembre 1899. Dal 1925 al 1928, a seguito dei fatti della Varia, subì, innocente, il carcere fascista. Fu uomo della istituzione nuova, amica del cittadino. Probo, onesto, competente, dotato di straordinarie capacità amministrative, di grande spessore umano e morale, contribuì alla rinascita di Palmi, dedito completamente al servizio della gente, è ancora oggi ricordato come il miglior Sindaco mai avuto nella nostra Città. Morì l’11 aprile 1962.
7. Carmela (Memè) Pugliese, attivista comunista, democratica e antifascista, nacque a Palmi il 3/1/1916, fu pioniera nel movimento di lotta per l’emancipazione femminile. Non si può non ricordare questa “piccola”donna tanto coraggiosa che ha vissuto la propria esperienza umana, esprimendo un grande impegno politico ed una elevata passione civile e sociale. Alcuni chiamavano Memè in modo dispregiativo “la comunista”, ma le donne del popolo, le braccianti palmesi che in quegli anni si erano battute per la dignità del lavoro femminile nelle campagne e l’avevano vista battersi accanto ad esse in difesa dei loro diritti, la guardavano con rispetto ed ammirazione. Memè concepì il suo impegno politico e la sua militanza comunista, come un impegno per la conquista del voto, della libertà e per l’emancipazione femminile, contro i pregiudizi e una mentalità ristretta che relegava la donna in una condizione subalterna. Potremmo anche dire che fu una “femminista” che ha precorso i tempi, una donna libera, evoluta, emancipata, insomma una donna coraggiosa, di quelle straordinarie, di cui Palmi e l’intera Italia dovrebbero essere orgogliose.
I lavori della giornata celebrativa sono stati introdotti da Carmine Nastri (del Comitato Provinciale della ANPI) che ha anche realizzato con una equipe di insegnanti della sezione B la Mostra “Antifascismo, Resistenza, Repubblica, Cittadinanza Attiva” esposta nei locali della “Tito Minniti”, aperta e visitabile dal 21 aprile al 1° Maggio 2016. La dirigente dell’Istituto Comprensivo S. Francesco, Claudia Cotroneo, ha apprezzato la bella iniziativa che ha visto insieme i due soggetti, la Scuola e l’Associazione reggina dei partigiani, nello spirito della convenzione stipulata dal MIUR – Ministero dell’Istruzione e dall’ANPI per la formazione e la crescita civile e democratica degli studenti intorno ai valori della Costituzione italiana. La dirigente si è anche soffermata sul tema della “cittadinanza attiva” presente nella Mostra. La Presidente del Consiglio d’Istituto, avv. Paola Agresta, nel suo saluto ha accentuato il valore della partecipazione dei giovanissimi alla vita democratica che si sviluppa già dai primi anni di vita scolastica. Alla cerimonia è stata invitata una rappresentanza di alunni della classe V AN del Liceo linguistico “Corrado Alvaro” di Palmi. La suddetta classe con l’ANPI aveva collaborato nel 2014 per la celebrazione del 70° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine con una ricerca sul partigiano Giuseppe Lopresti. Da “fratello maggiore” Vincenzo Albanese, portavoce dei suoi compagni, ha rivolto l’invito ai ragazzi, quasi a voler consegnare loro il testimone, all’ impegno nella ricerca, nella conoscenza, nella scoperta dei protagonisti palmesi e meridionali che parteciparono a quell’eroico periodo storico che ha dato rinascita alla civiltà nazionale. Giorgio Castella, autore del libro “Lotte e Libertà- Storie di donne e uomini antifascisti”, ha portato la testimonianza di alcuni protagonisti del territorio della Piana, nell’impegno antifascista e nella Resistenza, dagli anni venti fino alle lotte contadine e all’occupazione delle terre. Il presidente dell’ANPI di Reggio, Sandro Vitale, coadiuvato dalla docente Soccorsa Cogliandro, forte anche della sua lunga e intensa esperienza di docente nei licei di Palmi e di Reggio Cal. e del frequente impegno nelle scuole della provincia reggina per le iniziative comuni tra ANPI ed Istituzioni pubbliche, ha guidato i lavori e coordinato le numerose narrazioni ed illustrazioni dei lavori dei ragazzi. Il “video” realizzato da una terza classe per partecipare al concorso nazionale è stato proiettato all’inizio dei lavori accompagnato dall’esecuzione musicale di “Bella ciao”, coinvolgendo nel canto corale tutti i presenti. Ciò ha permesso al presidente dell’ANPI, nella conclusione dei lavori, di sottolineare che la canzone “Bella ciao”, simbolo della Resistenza Italiana, è oggi divenuta l’inno internazionale della libertà, cantata spesso in lingua italiana, da cittadini di molti Paesi dell’intero pianeta, tutte le volte che ci si batte per la libertà e per la democrazia, contro le oppressioni, le dittature e i fascismi.