La “viddaneddha” o tarantella reggina, il ballo tradizionale calabrese tra musica e origini

Le occasioni in cui questa danza tipica veniva messa in atto sono sempre state svariate, dalle festività religiose a quelle familiari, come matrimoni o nascite


Se sei calabrese sicuramente conoscerai la cosiddetta viddaneddha, meglio nota come tarantella reggina, un ballo tradizionale della calabria, fatto di musica ed origini. Le occasioni in cui questa danza tipica veniva messa in atto sono sempre state svariate, dalle festività religiose a quelle familiari, come matrimoni o nascite, fino ad arrivare a quelle agresti, come ad esempio vendemmie o tosature delle pecore.

La musica sulla quale ci si muove è davvero tradizionale e folkloristica: inizialmente si usava la zampogna, la quale è stata poi sostituita dall’organetto, accompagnato dal tamburello, insieme al battito frequente delle mani del ballerino e in alcune tarantelle dell’alta e media Calabria si usa ancora una grancassa percossa con un imponente mazzuolo ricurvo. Altri strumenti utilizzati sono anche pipìta, ciarameddha, fisarmonica, chitarra battente e, in alcune zone, lira calabrese.

Secondo la tradizione viene prima di tutto scelta una persona per dirigere le danze, un capo carismatico, nonchè l’uomo di maggior rispetto, denominato “mastru d’abballu” (il maestro di ballo). I passi di danza sono simbolici e ricchi di significato, infatti prima dell’inizio del rito si proponeva una delimitazione dello spazio circolare entro cui il ballo doveva aver luogo, che rievoca in qualche modo il territorio di appartenenza tribale: il villaggio, il paese, il rione. Finalità recondita era sicuramente la simbolica conquista, affermando così il predominio. Il maestro si disponeva quindi al centro del cerchio e dopo i primi accenni di danza si dirigeva verso gli spettatori fra i quali sceglieva il compagno o la compagna. Questa scelta avveniva mostrando un gesto gentile, nobile, ma diretto, porgendo un lieve inchino nei confronti di chi doveva unirsi alle danze. Dopo un certo tempo il capo si reinseriva nella danza sostituendo il primo entrato con una particolare formula, esclamando “fora ‘u primu” (fuori il primo).

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Una delle particolarità della tarantella è che le passate, cioè le melodie, variano di zona in zona. Il nome di ogni tipo di suonata è dato dal paese di provenienza e tra le più comuni troviamo la suonata “Cardola“, tipica del paese di Cardeto, quella “Mosorrofana” di Mosorrofa, o ancora la “Catafurota” di Cataforio e tante altre.

Le sue origini non sono certe, ma affondano in quelle manifestazioni rituali legate alla cultura e alla civiltà della Magna Grecia. Probabilmente questa danza nasce come ritmo liberatorio e si sviluppa poi anche con alcune simbologie più “forti”, come  il corteggiamento, che ne determinano i particolari atteggiamenti coreografici.

La viddaneddha è dunque il ballo reggino per antonomasia e secondo la tradizione ogni festa si conclude con musica e danza. Ne è un classico esempio la “tarantella della veglia” prima della processione di Festa Madonna a Reggio Calabria che, con la veglia notturna all’Eremo, costituisce un importante momento di festa e di attesa a ritmo di musica.

Ecco un video della tarantella calabrese eseguita dal gruppo folkloristico “I Montanari di Mosorrofa” il 9 settembre 2007 in occasione della Festa della Madonna della Consolazione a Reggio, sul Corso Garibaldi!