La leggenda del fantasma di Gioacchino Murat e il Castello di Pizzo Calabro


Conosciamo la nostra terra, ne conosciamo i profumi, i luoghi, ma non sempre conosciamo i meravigliosi miti e le misteriose leggende che avvolgono la Calabria.

Eccoci dunque ad un altro appuntamento della rubrica #MitiDiCalabria, nata per raccontarvi le più famose leggende che fanno parte della nostra terra.

Questa settimana vi raccontiamo la storia di Gioacchino Murat e del Castello Aragonese di Pizzo Calabro.

Da tempo immemorabile si vocifera infatti che nel famoso castello di Pizzo si aggirerebbe il fantasma di Gioacchino Murat, generale francese, re di Napoli molto amato dal popolo, un po’ meno dal clero.

Di umili origini, figlio di locandieri, dopo una fulminante carriera militare divenne il braccio destro di Napoleone e da lì si rafforzò.

Valoroso soldato, ambizioso uomo politico, regnante caparbio, antesignano del Risorgimento. Joachim MuratJordy, riuscì nel giro di pochi anni a divincolarsi dal suo destino di ecclesiastico e a divenire uno degli uomini più potenti d’Europa.

Napoleone gli concesse di governare su Napoli durante il periodo passato alla storia come il decennio francese. Ma un accordo di alleanza con l’odiata Austria e l’abbandono del comando dell’armata francese, impegnata sul fronte russo, gli causarono le antipatie dell’imperatore francese che non accettò il suo aiuto, qualche anno più tardi, per combattere contro gli eserciti dell’alleanza anti-napoleonica.

Murat tentò allora di riconquistare il Regno di Napoli, nel frattempo finito nelle mani di Ferdinando I di Borbone, re di Sicilia, ma la fortuna gli voltò le spalle: salpato da Ajaccio con 250 uomini si ritrovò a Pizzo Calabro, nel territorio del nemico, a causa del tradimento del capo battaglione e con il suo manipolo di uomini decimato da una tempesta.

Immediatamente riconosciuto, venne catturato e imprigionato presso il Castello Aragonese e fucilato pochi giorni dopo. «Non mirate al volto, ma al cuore. Fuoco!» Queste le sue ultime parole che suscitarono, secondo le testimonianze, la commozione del plotone che gli tolse la vita.

Dopo questo episodio le cronache si fanno confuse. Il corpo dell’ex re di Napoli sarebbe sepolto nella navata centrale della Chiesa di San Giorgio del Castello o forse nella fossa comune della città calabra. Qualcuno sostiene che il corpo di Murat venne decapitato e la sua testa offerta al re, ben felice di un dono macabro ma tranquillizzante, per lo scampato pericolo. Di certo la morte violenta di Murat non venne dimenticata presto e c’è chi sostiene che l’anima tormentata del militare e regnante francese si aggiri ancora tra le mura del Castello che vide il tramonto dei suoi sogni di rivalsa.

Secondo alcune testimonianze, agghiaccianti strepiti di catene si udirebbero nella chiesa dove è custodito il suo corpo, segno dell’irrequietezza del Re che non si è voluto arrendere nemmeno di fronte alla morte. Apparizioni improvvise, strane illuminazioni della navata, voci spettrali: c’è chi è pronto a giurare che lo spirito di Gioacchino Murat non abbia mai abbandonato le mura del Castello e che si aggiri ancora in cerca di riconquistare il proprio regno e la benevolenza di Napoleone Bonaparte.

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