Soverato, scandalo in una profumeria. La titolare: ‘Pubblicità fraintesa’
L'allestimento della vetrina dove campeggiava un kit con le modalità di consumo di cocaina è stato rimosso
28 Agosto 2024 - 08:31 | di Redazione
Una carta di credito, una montagna di polvere bianca e una banconota arrotolata: ecco l’immagine dello scandalo. Quella che fa parlare di Soverato in tutta Italia.
“Il messaggio della pubblicità era proprio l’opposto” ha spiegato la titolare della profumeria attraverso il suo legale.
L’allestimento ha fatto saltare sulla sedia Isolina Mantelli, presidente del Centro calabrese di solidarietà Ets, ente no profit attivo nel campo del disagio e del contrasto alle tossicodipendenze, e Giuseppe Raiola, presidente dell’Unicef provinciale e primario di pediatria a Catanzaro.
“La storia della pubblicità, anche nel nostro Paese – affermano Mantelli e Raiola che hanno segnalato la vicenda – è costellata di campagne provocatorie finalizzate ad attirare l’attenzione fino ai confini del decoro e della liceità. Gli anglosassoni, che hanno un termine per tutto, hanno coniato ‘Shockvertising’, combinazione delle parole ‘shock’ (urto) e ‘advertising’ (pubblicità), per fare riferimento a quelle réclame in grado di creare un forte impatto emotivo nei destinatari. Tuttavia, davanti alla vetrina di un negozio di profumi, sul corso di una nota meta turistica che in questi giorni espone in bella mostra un vero e proprio kit per sniffare cocaina, con tanto di banconota da cento euro arrotolata, non possiamo rimanere in silenzio”.
“Per il ruolo che svolgiamo e le battaglie in cui crediamo, e per cui siamo schierati ogni giorno – aggiungono Mantelli e Raiola – non possiamo voltare lo sguardo dall’altra parte, derubricando la discutibile scelta di allestire la vetrina per pubblicizzare un profumo usando un messaggio equivoco che diventa un’allusione alla normalizzazione dell’uso della droga”.
E le reazioni non mancano. Per Giuseppe Brugnano, segretario nazionale del sindacato Fsp Polizia di Stato “inaccettabile è l’unico aggettivo che si può attribuire alla scelta di un esercizio commerciale. Non ci interessa trovare alcuna giustificazione di marketing e, soprattutto, non ci interessano le spiegazioni”.
Anche per il segretario provincia del Nuovo sindacato carabinieri, Domenico Galeone, “non possiamo restare fermi a guardare mentre ancora una volta si delegittima il lavoro di uomini e donne in uniforme inneggiando al più grande dei crimini del nostro secolo, il consumo e lo spaccio di stupefacenti”.
L’allestimento della vetrina dove campeggiava un kit con le modalità di consumo di cocaina è stato rimosso.
All’interno del negozio sono intervenuti i carabinieri della Compagnia che hanno avviato una serie di accertamenti.
L’avvocato Salvatore Staiano ha fatto pervenire all’ANSA una nota su “espresso mandato” della signora Anna Scaturchio, titolare della profumeria “Il Profumo Rivalda 1989“, ubicata a Soverato, al centro di polemiche per avere esposto nella vetrina un finto kit per sniffare cocaina.
“La vicenda – afferma l’avvocato Staiano – è nota e potremmo definirla ‘il Kit (inesistente) della cocaina’.
É stata riprodotta da varie testate una foto costituente una maldestra estrapolazione di un frammento della vetrina della indicata profumeria, tanto fomite di censure inaccettabili.
Invero l’allestimento era evidentemente funzionale a pubblicizzare un prodotto di nicchia, venduto dalla suindicata profumeria. La signora Scaturchio però aveva intenzionalmente delimitato l’ambiente con dello scotch di colore giallo, a significare palesemente che quello era una ‘scena del crimine’: sicché, per inequivoci segni visivi, si era sostanzialmente voluto affermare ‘non drogatevi, ma lasciatevi inebriare dai miei profumi’.
“Peraltro, la titolare – dice ancora il legale – appreso che il Centro calabrese di solidarietà ed il comitato Unicef Calabria avevano sollevato censure plausibili, ma verosimilmente cagionate dalla visione di una decontestualizzante sezione della vetrina, questa sì foriera di erronee interpretazioni, ha tempestivamente rimosso l’allestimento, ritenendo le suddette ‘istituzioni’ commendevoli e dunque assecondande. E questo anche laddove, come nel caso di specie, non vi è alcuna ambiguità, né possibilità che ne ricorra”.
Fonte: Ansa Calabria