Jane Austen: scrittrice e donna impavida della letteratura inglese
26 Agosto 2018 - 16:27 | di Eva Curatola

“Ma quando una fanciulla è destinata a diventare un’eroina, le deplorevoli manchevolezze di quaranta famiglie del vicinato non potranno prevalere contro di lei. Qualcosa dovrà accadere, qualcosa inevitabilmente accadrà per mettere l’eroe sul suo cammino.” (Jane Austen – Northanger Abbey)
di Maria D’Amico – Bentornati lettori! Oggi è un giorno meraviglioso perché a #InsideTheBook fa il suo trionfale ingresso, la scrittrice più amata di tutti i tempi: Jane Austen! I suoi romanzi sono una pietra miliare della letteratura inglese, simbolo degli ideali dell’epoca, ma il suo stile appare molto più dirompente e moderno rispetto al metodo di scrittura dei suoi contemporanei. Come potrebbe essere altrimenti? Se sei una donna del 1775 e oltre ad amare la lettura con le sue “inaudite fantasticherie”, ti diletti perfino a esserne l’autrice, devi inevitabilmente lasciare un’impronta tanto profonda. Jane è stata innovazione e ribellione in una società sessista, che vedeva le donne rilegate in un angolo a occuparsi di quelle mansioni e di quelle superficiali tematiche di cui ci si aspettava: faccende domestiche, moda, feste, le più fortunate spaziavano tra musica, arte, letteratura, non potevano aspirare a niente di più. L’autrice biasima e si prende gioco costantemente di queste dinamiche sociali e si rivolge al lettore con estrema naturalezza.
Leavis, critico letterario, assegna alla nostra beniamina Austen, il primo posto in quella che definisce la Grande Tradizione (The Great Tradition, London 1948), ritenendola degna di affiancarsi a George Eliot, James e Conrad nel panorama più affascinante della narrativa inglese, a discapito di autori altrettanto illustri. È stata inoltre considerata la madrina per eccellenza del genere rosa, ammirata e decantata dalle penne femminili di ogni tempo.
Se ancora non avete mai posato lo sguardo su uno dei suoi romanzi, sappiate che siete ufficialmente destinati alla dannazione, ma avete ancora tempo per redimere le vostre brutali colpe!
Vi aspetterete che io adesso vi presenti il celebre Orgoglio e Pregiudizio e inizi a decantare le lodi di Liz e Mr. Darcy, mi dispiace deludervi, ma nonostante l’amore smisurato che nutro per questo romanzo, ritengo opportuno favorire anche le composizioni della scrittrice, che se pur altrettante note, sembrano tal volta passare in secondo piano. L’Abbazia di Northanger è sicuramente una di quelle.
Questo romanzo ha molte sfaccettature, innanzitutto allude sin dal titolo al genere gotico pur non avendone i caratteri tipici, credo sia una sorta di artifizio che la Austen ha ingenuamente escogitato per sorprendere ancora una volta il lettore. Se vi aspettate solo smancerie di ogni genere e conversazioni ampollose sappiate che cascate proprio male! Ironia e spensieratezza sono disseminate dalla prima all’ultima sillaba, pur rimanendo sempre fedele alle problematiche sociali che vuole evidenziare, prima fra tutte, l’impossibilità per una donna di elevarsi, consciamente, al pari dell’uomo sotto il profilo culturale e intellettuale:
“Se una donna ha la disgrazia di avere una certa cultura deve cercare di nasconderla… aggiungiamo soltanto, a favore degli uomini, che sebbene per la maggior parte, la parte più insulsa di essi, la stupidaggine nelle donne costituisce per loro un grande pregio del loro fascino personale, vi sono uomini troppo ragionevoli e colti per desiderare nelle donne null’altro che ignoranza.”
Ma chi ha tanto buon senso da pronunciare queste parole? Mr. Tinley ovviamente! La sua interlocutrice è Catherine Morland, protagonista ed eroina, se pur insolita, del romanzo. Quando usiamo il termine “eroina” infatti, pensiamo subito a una donna impavida ed esageratamente bella, sotto ogni aspetto, ma non è questo il caso. Jane Austen presenta subito la sua giovane Catherine come una bambina priva di grazia e di diletto alcuno, che ama rotolarsi nel fango e non sembra essere per niente bellina. Tuttavia, crescendo, verso i 13-15 anni, sboccia improvvisamente, per quanto le sia possibile farlo. La sua famiglia ha umili origini e vive a Fullerton, una piccola cittadina di poche anime, dove la vita campestre scandisce le giornate, tutte uguali. Ecco perché, quando Mr. e Mrs Allen, amici e vicini della famiglia Morland, invitano la giovane a recarsi a Bath per qualche tempo, Catherine si dimostra grata e felice di seguirli, smaniosa di nuove esperienze.
Arrivati a Bath e frequentando la mondanità del luogo, la ragazza riesce a conquistare subito la simpatia di Henry Tinley, un giovane facoltoso e dai modi così cortesi e galanti che Catherine ne rimarrà subito affascinata e, di sua sorella Eleanor, con cui istaurerà una profonda amicizia. Ma non saranno gli unici legami che avrà; Mrs. Allen infatti, farà un piacevolissimo incontro con un’amica di vecchia data, Mrs. Thorpe, che presenterà a Catherine le sue figlie, tra cui Isabel. Quest’ultima è da tutti amata e lodata per la sua bellezza e per il suo animo apparentemente nobile. La giovane Catherine, ancora inesperta nell’arte delle congetture e dell’inganno, che non ha alcuna malizia negli occhi e nel cuore, si fida ciecamente della sua nuova amica, dimostrandosi estremamente felice quando scoprirà del matrimonio tra lei e il fratello James. Nonostante le aspettative più rosee su quell’unione, il suo sesto senso la mette comunque in guardia. L’unico con il quale si sente completamente libera di esporre i propri pensieri, crucci e limiti, senza il timore di sollevare un giudizio negativo, ma solo curiosità e tenerezza per la sua tanta bontà e ingenuità, è Mr. Henry Tinley. Lui la guiderà, nelle settimane che Catherine trascorrerà presso la casa del padre, il generale Tinley, col pretesto di far compagnia alla sorella Eleanor. Una guida sia fisica, presso l’abbazia nella quale la famiglia dimora, che diverrà subito per la piccola Morland, luogo impregnato di misteri e congetture, così com’era solita leggere nei suoi romanzi, sia morale e intellettuale.
Mr. Tinley incarna tutto ciò che una giovane potesse desiderare e perfino l’incontentabile generale Tinley sembra favorevole alla loro unione, peccato per lo zampino di Mr. Thorpe, fratello di Isabel, che offeso da un rifiuto da parte di Catherine, villano e tronfio com’è, cercherà di rovinare la reputazione della ragazza. Una reputazione infangata a quel tempo è l’equivalente di una famiglia perduta!
“Essere discreditata agli occhi del mondo, portare il peso di un’apparenza infamante mentre il cuore è tutto purezza e le azioni tutte innocenza, essere insomma umiliata per colpa di un altro, sono disavventure classiche di un’eroina e al subirle coraggiosamente si rivela la nobiltà di un carattere.”
Se attendete un lieto fine, è possibile che ci sia, ma vi avverto, la Austen ha davvero sovvertito ogni regola in queste pagine, c’è poesia nel suo stile narrativo, così pieno di decoro e osservanza dell’etichetta, accompagnata al tempo stesso da un carattere ribelle e sfrontato che emerge con forza. Ci sono i sogni e le speranze attese e disattese di una diciasettenne innamorata e curiosa, al pari di ogni altra teenager dei giorni nostri. La magia dell’autrice colpisce ancora, a distanza di secoli rapisce il cuore dei suoi lettori dando, soprattutto alle donne, quella sana dose di amor proprio che serve: “Una donna è elegante solo per soddisfazione propria.”
Cara Jane, sia lode a te! Che ci hai insegnato ad amare noi stesse con ogni sorta d’imperfezione, come Catherine, possiamo tutte essere eroine stravaganti della nostra storia. Ci hai insegnato perfino a civettare con buon gusto ed educazione, a rispondere sempre con cortesia, anche per dire qualcosa di spiacevole, a conversare con sentimento e perdonare con coraggio, a metterci alla prova e migliorarci. Ci hai insegnato che la famiglia è sempre un luogo sicuro, che l’amicizia è essenziale, basta saper riconoscere i veri legami, che l’amore è caparbio e non accetta di essere ostacolato e si fa beffa della distanza e delle convenzioni sociali, che il ballo incoraggia quasi sempre l’amore, ma mai quanto la purezza di un cuore buono!
A tutti, donne e uomini di ogni età, a volte leggere più che un diletto è un dovere!
