Il complesso legame tra i disturbi del sonno e la salute mentale
L’insonnia incide su ansia, umore e concentrazione. Scopri le cause, le tipologie e le strategie di trattamento. L'approfondimento dell'Istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria
12 Aprile 2025 - 07:30 | Dott. Vincenzo Messina

La relazione tra disturbi del sonno e salute mentale rappresenta un tema sempre più centrale tanto nella psichiatria quanto nella clinica medica generale. In particolare, l’insonnia – definita come la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno per un tempo sufficiente a garantire un adeguato riposo – costituisce spesso anche un fattore “trigger” nell’esordio di svariate condizioni psichiatriche e neurologiche.
Le diverse forme di insonnia

L’insonnia può presentarsi sotto tre forme distinte secondo un criterio temporale: insonnia episodica se presente occasionalmente senza continuità, insonnia transitoria se descritta per periodi più o meno lunghi (settimane o mesi), insonnia cronica, se perdurante per periodi particolarmente lunghi. Queste ultime forme sono statisticamente le più complesse, resistenti ai trattamenti e legate a condizioni ben radicate nella vita del soggetto (personali, familiari, sociali).
Insonnia primaria e secondaria
Una ulteriore classificazione prevede forme di insonnia primaria, laddove il disturbo non derivi da altre patologie e può essere influenzato da predisposizioni genetiche o da abitudini di vita scorrette, e insonnia secondaria che ha come fattore scatenante altra condizione psiopatologica, come un disturbo d’ansia, una depressione maggiore, una condizione neurologica degenerativa o persino uno squilibrio ormonale.
L’insonnia come comorbidità psichiatrica e neurologica
Nei casi più complessi, l’insonnia coesiste con patologie psichiatriche, quali disturbi dell’umore (depressione o disturbo bipolare), disturbo da stress post-traumatico o disturbi legati all’ansia e al panico. Anche condizioni neurologiche, come particolari forme di epilessia o malattie neurodegenerative, possono influenzare la qualità e la continuità del sonno, interferendo con i ritmi circadiani.
Il circolo vizioso tra sonno e malessere mentale
Spesso si innesca un circolo vizioso: la difficoltà a riposare alimenta stati ansiosi o depressivi, mentre l’acuirsi di ansia e depressione a sua volta ostacola la possibilità di godere di un sonno ristoratore. Questa stretta interrelazione tra la dimensione psicologica/psicopatologica e quella fisiologica del sonno rende imprescindibile un approccio integrato alla diagnosi e alla gestione del disturbo, coinvolgendo medici di base, neurologi, psichiatri, psicologi e, in alcuni casi, équipe multidisciplinari.
Prospettive d’intervento
Dal punto di vista farmacologico, numerose sono le molecole in grado di agire sui circuiti cerebrali che regolano il sonno, con particolare attenzione agli effetti collaterali e alla potenziale dipendenza. Accanto ai farmaci, sempre più rilievo sta assumendo la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT). Parallelamente, l’innovazione tecnologica sta offrendo ulteriori soluzioni. Sempre più si stanno diffondendo app e dispositivi per la rilevazione del sonno (es. sensori indossabili o apparecchiature per la polisonnografia domiciliare), attraverso i quali è possibile monitorarne la qualità e la durata. Questi dati possono aiutare il medico a formulare diagnosi più accurate e ad adattare il trattamento in tempo reale. Ulteriore prospettiva di intervento, già attuale in un ridotto numero di centri specializzati, è rappresentata da tecniche di neuromodulazione cerebrale quali TMS (Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva) e la tdCS (Stimolazione transcranica con Corrente diretta) con l’obiettivo di agire sui circuiti della veglia e del sonno in modo mirato e scevro da effetti collaterali.
Un approccio integrato per il benessere globale
Per concludere, prendere atto della stretta correlazione tra insonnia e salute mentale significa riconoscere che non esiste un confine netto tra la dimensione corporea e quella psicologica: un riposo inadeguato altera l’umore e la capacità di concentrazione, mentre gli stati ansiosi e depressivi possono ostacolare un riposo ristoratore. Questo circolo vizioso richiede quindi un approccio integrato, che tenga conto delle peculiarità di ogni individuo, delle sue abitudini di vita, del contesto familiare e delle eventuali comorbilità psichiatriche o neurologiche. Sul piano pratico, è fondamentale intervenire contemporaneamente su più fronti: migliorare l’igiene del sonno, attuare modifiche comportamentali e ricorrere a farmaci in modo mirato. L’obiettivo ultimo è restituire alle persone la possibilità di riposare in modo sereno, ripristinando non solo la vitalità fisica, ma anche quella emotiva e relazionale, in un circolo virtuoso di equilibrio fra mente e corpo.
