Incendio Notre Dame, la prof.ssa Nava: “Servono conoscenze e buon senso. Non abbiamo scuse”
Un'amara constatazione quella della professoressa reggina Consuelo Nava che esamina e espone alcuni dettagli tecnici che, se applicati, avrebbero forse potuto salvaguardare la cattedrale di Notre-Dame
16 Aprile 2019 - 11:40 | Redazione
“Sono molto arrabbiata”.
Esordisce così ai nostri microfoni la professoressa ed architetto Consuelo Nava all’indomani dal terribile incendio che ha colpito la basilica più importante di Parigi.
La docente e ricercatrice del dArTe dell’Università Mediterranea, esperta in sostenibilità ed innovazione del progetto fa un’analisi tecnica su quanto accaduto ad uno dei beni culturali più importanti d’Europa.
“C’è tanto da fare in termini di sicurezza e prevenzione per quanto riguarda i beni culturali. Sappiamo che i materiali più deboli di fronte agli incendi sono il legno, l’acciaio e il vetro. Ci sarebbe davvero tanto da fare. Non rimarrà che poca cosa di identitario. Unica per il suo tetto in legno spiovente e la splendida guglia, andati in fumo, è normale che resistano i suoi archi rampanti in pietra e la sua facciata”.
Un’amara constatazione quella della professoressa reggina che, attraverso un post sul suo profilo Facebook, esamina e espone alcuni dettagli tecnici che, se applicati, avrebbero forse potuto salvaguardare la cattedrale di Notre-Dame.
Sopra i 25 mt qualsiasi vano libero di qualsiasi struttura dovrebbe essere messo al sicuro con degli sprinkler (tagliano la fiamma, allentano i fumi). Se divampa un incendio quel vano diventa un camino di aspirazione perfetto per propagare le fiamme. Se c’è vento all’esterno, ancora meglio, aumenta il tiraggio della fiamma. Né in Italia né in Francia vi è una norma che ne obbliga la predisposizione. Il nostro patrimonio antico e non solo ha bisogno di essere curato e custodito, reso sicuro. Servono conoscenze e buon senso, oltre le norme, le scelte giuste. Noi italiani ed europei siamo impegnati in altro. Ogni giorno impegnati nella cura dell’ignoranza e della vergogna. Facciamo le riforme e le nuove leggi per finanziare le pistole a aria compressa “per la sicurezza” contro le persone. Non possiamo impegnarci nel conservare la bellezza. La scomparsa di certi simboli è la loro eutanasia come risposta alla nostra indolenza! Balordi siamo e indegni della nostra storia, incapaci di “elevare” qualsiasi cosa. Figuriamoci una cattedrale! La cultura materiale di ogni tempo ci trattiene nei valori della storia. Le ricostruzioni ci restituiscono le perdite, che tali restano. Adieu”.
Delusa e arrabbiata la docente e ricercatrice del dArTe dell’Università Mediterranea chiosa.
Non abbiamo scuse.