IlSole24Ore racconta la Calabria greca attraverso un viaggio nelle tradizioni e nel mito
06 Luglio 2018 - 09:42 | di Eva Curatola
C’è una Calabria Greca, terra del mito, isolata, selvaggia, rurale. Ospitale e spirituale. Greca nel paesaggio, nel cibo, nelle tradizioni religiose, nell’artigianato, nell’idioma: tra l’Aspromonte e lo Jonio, molti anziani parlano ancora la lingua di Omero. Gallicianò è interamente ellenofono. Quel lembo della Calabria (Bovesìa) così vicino allo Stretto è greco anche nella toponomastica, ma soprattutto nella manifestazione del sentimento della filoxenìa, l’amore per il forestiero, concetto ancestrale di ospitalità, così come la intendevano i greci nell’antichità.
La Calabria della “filoxenìa”
Nell’area grecanica (che conserva profonde tracce bizantine), da Pentedattilo a Bova, passando per Amendolea, Gallicianò, Roghudi, Chorìo, Roccaforte, Condofuri, Palizzi, Staiti, Sant’Agata del Bianco, Brancaleone, fino ad Africo, il forestiero è una divinità. E come tale viene trattato. Non stupitevi, dunque, se dalla gente del posto riceverete un invito a pranzo: c’è una “lestopitta” (pane azzimo fritto alla greca) sempre pronta da farcire in ogni casa. Di sicuro, qualcuno dei residenti che incontrerete per strada vi guiderà alla scoperta dei luoghi, raccontandovi storie e leggende. È il loro benvenuto.
Turismo esperienziale dall’Aspromonte allo Jonio
Il viaggio è da affrontare preparati, richiede un approccio consapevole e partecipativo: è turismo slow, esperienziale. Indicazioni preziose le fornisce il sito del Gal (Gruppo di azione locale). Bisogna sapere che le strade dentro il Parco nazionale dell’Aspromonte – regno della Sibilla – sono impervie, le valli vertiginose. Che dai borghi alla costa si sale e si scende tra cupole di rocce con dislivelli di mille metri. In lontananza l’Etna, lo Stromboli e Vulcano. Paesaggi lunari: gelsi e ginepri tra i calanchi. E la fiumara più bella del mondo: l’Amendolea. Il Parco archeologico urbano di Brancaleone Vetus guarda dall’alto la Valle degli Armeni e i suoi paesi. Lo sguardo spazia da Africo nuovo alla marina di Bruzzano, sulle piantagioni di bergamotto, sui vitigni antichi e gli ulivi secolari. Le capre autoctone, in equilibrio sulle pareti scoscese delle montagne, tra piccoli nuclei di case abbandonate, hanno una bellezza preistorica.
Pinakes, musulupare e gioielli di mare e di montagna
Si dorme in caratteristici B&B o in case albergo. L’ospitalità spesso è gestita da cooperative locali. I sapori della cucina risvegliano memorie pastorali (come i “maccheruni” al sugo di capra). Solo a Bova è possibile scegliere fra sette ristorantini. La ricotta viene servita quasi calda, appena fatta. Il biologico è un dato di fatto. I souvenir in legno o terracotta sono di pregiata manifattura artigianale, dai “pinakes”, le tavolette votive che i Greci stampavano in onore di Demetra, alle “musulupare”, contenitori di legno intagliato, con forme antropomorfe, per modellare il formaggio. A Melito, vicino Condofuri, le realizza Giuseppe Manganaro. Insieme a collari per le capre, zampogne e vecchi strumenti che sono veri pezzi d’arte. Benedetto Fortunato crea deliziose madonne greche con rami di ciliegio, ulivo, nespolo e castagno. Il ceramista Nicola Tripodi elabora la grecità in chiave contemporanea: nella sua bottega alla periferia di Reggio Calabria plasma incantevoli manufatti che raccontano storie e miti dell’area grecanica. Come la “fuitina d’u previti i Roccaforti”: una fuga d’amore di un prete con una donna di Bova. La designer Pasqualina Tripodi, con un master in ingegneria del gioiello al Politecnico di Torino, nel suo piccolo laboratorio di Delianuova (alle pendici dellAspromonte) realizza bijoux per l’alta moda con quello che offre la natura: bacche, foglie, pigne, legni, ricci di mare, conchiglie, stelle marine. Anche agrumi, tralci di vite, pane cristallizzato, canapa e pietre dure. Terra e mare diventano gioielli da passerella.
Il mare di Corrado Alvaro
Il mare lì è come non l’avete mai visto. Non serve dire caraibico: nelle marine greche della Calabria «il mare deserto si posa come dipinto da un bambino, sulla costa disegnata ad arco, bianca e solitaria», scriveva Corrado Alvaro, originario di San Luca. Sulla spiaggia sabbiosa, da Melito a Brancaleone, sarà facile seguire la schiusa delle tartarughe: gli ambientalisti dell’associazione Caretta Calabria Conservation vi guideranno nell’esplorazione.
Il museo del greko calabrese
È una fortuna capitare da quelle parti quando c’è Pasquale Faenza, conservatore dei beni culturali e storico dell’arte. Ha curato l’allestimento del museo della lingua greco-calabra di Bova intitolato al linguista tedesco Gerhard Rohlfs. Che fu il primo a sostenere l’origine magnogreca della parlata che ancora vive nei borghi ellenofoni e nei versanti più impervi dell’Aspromonte meridionale. Andatelo a cercare: Pasquale vi parlerà della Calabria Greca «come di una reliquia». Dei pastori come «i Tuareg del deserto», depositari di segreti e saperi antichi. Della musica e delle tarantelle che «ricordano le danze sacre dei greci». Vi dirà di come è stato recuperato il borgo di Pentedattilo, poche case arroccate su una roccia che svetta come una mano gigante. Tornato in vita grazie all’impegno dell’associazione Pro Pentedattilo. Ora c’è un bar, delle botteghe, un ostello e un albergo diffuso. Ogni anno il Pentedattilo film fest porta sul posto gli operatori del cinema internazionale. E tanti appassionati: quest’anno dal 26 al 31 agosto.
Fiumare e icone bizantine
Risalendo la fiumara del Tuccio, è inattesa l’Annunciazione di Antonello Gagini a Bagaladi: un capolavoro che risale al 1504, conservato nella chiesa di San Teodoro Martire. Il delicato restauro lo ha curato Faenza. È un tesoro del 1100 a.C. l’icona bizantina della Vergine con bambino nel santuario della Madonna della Cappella a San Lorenzo, forse di scuola cretese. Altre, realizzate dall’iconografo Sergej Tikhonov, sono esposte nel museo dei Santi italo-greci di Staiti. Nella Cattedrale di Santa Maria dell’Isodia di Bova (di origine normanna) è custodita la Vergine con Bambino dell’altare maggiore, eseguita nel 1584 da Rinaldo Bonanno, il Michelangelo del Sud. Il castello Ruffo di Amendolea è una fortezza medioevale che guarda la maestosa fiumara. Si può sostare nelle vicinanze: l’agriturismo Il bergamotto è un concentrato di grecità.
La letteratura reinventa l’Aspromonte
Sul palco del festival Palearitza si consacra ogni anno la musica etnica e popolare. A Sant’Agata del Bianco si rinnova quest’anno l’appuntamento con Stratificazioni, manifestazione culturale, voluta dal sindaco Domenico Stranieri, che ruota intorno alla figura dello scrittore Saverio Strati, uno dei grandi interpreti neorealisti del territorio, come Corrado Alvaro. E proprio i narratori calabresi, insieme a un gruppo di giornalisti di testate locali e nazionali, saranno protagonisti di un’iniziativa della Regione, dedicata alla contronarrazione dell’Aspromonte. L’appuntamento è tra i ruderi di Africo Antico, già set di alcune scene di “Anime Nere”, il film di Francesco Munzi tratto dal libro di Gioacchino Criaco. Lo scrittore partecipa all’iniziativa insieme a Mimmo Gangemi, Domenico Dara, Nicola Fiorita, Piero Bevilacqua, Cataldo Perri, Ettore Castagna, Annarosa Macrì. Tra gli altri anche il regista Mimmo Colapresti, il filmaker Mario Vitale, l’attore Peppino Mazzotta, il direttore di Lucana Film Commission Paride Leporace. L’intento è di ribaltare l’idea di un territorio tutto legato alla criminalità. L’Aspromonte potrà diventare terra di riscatto?
Summer school per gli studiosi di greco calabrese
E se in piena estate a Bova sentite parlare tutte le lingue del mondo, non meravigliatevi: la linguista Maria Olimpia Squillaci – un dottorato a Cambridge e un incarico allo Smithsonian Institution Center for Folklife and Cultural Heritage di Washington per un progetto sul greko e sul griko (varianti calabrese e salentina) – organizza una summer school per i colleghi dell’università inglese interessati alla sopravvivenza dell’antica lingua locale. Linguisti che arrivano da tutti i continenti. Un paio di mesi fa la studiosa ha lanciato un crowdfunding: “Adotta il greco di Calabria: se mi parli vivo”. L’obiettivo, raccogliere fondi per sostenere una scuola di greco calabrese permanente.