Il silenzio è il nostro dolore


di Manuela Gamba – Il silenzio è il nostro dolore.Un paese, Corigliano CalabroDue adolescenti, Fabiana e Davide.Venti coltellate. Istinti di sopravvivenza urlati tra le fiamme destinati al silenzio. E’ questa la trama che negli ultimi giorni sta sporcando rotocalchi di ottusi qualunquismi che per la loro spettacolarità, sono l’ennesima dimostrazione di quanto sia a portata di mano la volgarità mentale di “astuti” narratori di fiabe.Chi non resta stupito di una violenza del genere, probabilmente non è neanche consapevole delle turbe moleste che minano lui in prima persona, e lo stato d’animo di coloro che si trovano a subire la fantastica storia delle donne che in Calabria contano zero. Nonostante il sistema matriarcale, racconta qualcun altro. Ma si sa, questa è l’ennesima contraddizione di un paese retrogrado, bigotto, maschilista. Un  paese che addomestica le donne a calci e schiaffi. Un paese che estirpa il germe dello spirito libero, ricordando alla coraggiosa ribelle quanto sia umiliante, limitata e “legittima” la condizione servile delle donne in Calabria. Quanto sia esemplare tacere, solo perché il “fai silenzio, tu si fimmina. Non su cose pi tia”, è cosa buona e giusta. Vero? Ciao, sono Manuela Gamba e da circa trent’anni sono calabrese di Reggio Calabria.Ciao, sono Manuela Gamba, sono di Reggio Calabria e da circa un anno vivo a Brescia.Sono Manuela Gamba vivo a Brescia con l’unico uomo che ogni giorno mi ricorda quanto io sia donna senza il bisogno di pestarmi a sangue, di ricordarmi quanto la mia natura sessuale sia inferiore alla sua, ma –soprattutto- senza farmi sentire umiliata ogni volta che litigo con il ferro da stiro. Un uomo del nord? No, è di Reggio Calabria; ma il punto è che poteva essere di qualsiasi altra regione a nord o a sud. A Est o a Ovest. Così come una tragedia di così grave dimensioni di violenza poteva accadere a nord, a sud, a est, a ovest. Una tragedia del genere avrebbe dovuto concedere la delicatezza di un silenzioso dolore, invece è accaduto l’inconsueto sciacallaggio di calabresi del “nord” che tendono a generalizzare spicchi di costumi sociali che non ho mai vissuto. Neanche per sentito dire. Ho letto di ragazzine costrette ad abbandonare gli studi per darsi alle faccende domestiche, notizia presentata come consuetudine di costume calabrese, ma siamo sicuri che il tale menestrello non stia confondendo la realtà con una sua inconfessabile fantasia sessuale?Ho letto che il sogno di Fabiana era quello di andare via da Corigliano. Domanda, ma quale adolescente non ha mai sognato di andare via dalla propria città?Potrei continuare, purtroppo la sagra dell’ovvio è terribilmente di cattivo gusto, soprattutto perché dietro tutto questo chiacchiericcio c’è un dolore reale che proprio in questo momento segue in silenzio il feretro di una ragazzina “colpevole” –se di colpevolezza si deve veramente parlare- non di vivere in Calabria, ma di essere vittima di un amore cannibale.Il silenzio è l’unica decenza possibile da offrire alle famiglie coinvolte in tutto questo assurdo dolore.