Anche in Calabria la grande fuga dai libri

In occasione della Giornata Mondiale del Libro 2025, dati allarmanti sulla lettura in Calabria: solo il 24,5% ha letto almeno un libro l'anno scorso. La regione è penultima in Italia

Apertura Mondadori Libreria (42)

Studiare tutti e leggere tutti. Dal più anziano al più giovane. Dal Nord al Sud. E’ quanto si auspica, ogni anno, dal 1996, per la Giornata mondiale Unesco del Libro e del diritto d’autore finalizzata a celebrare i molteplici ruoli del libro nella vita della società umana e per proporre una riflessione seria sulle politiche culturali, dove centrale resta l’educazione alla lettura e l’importanza delle biblioteche intese non solo come luogo di conservazione e di accumulazione, ma come centri vivi di rielaborazione e di produzione di cultura.

L’Italia legge poco

Ma per tradizione l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica. Il 65% degli italiani sopra i 16 anni d’età non ha letto nemmeno un libro nel corso del 2022.

Ecco cosa rilevano i dati più aggiornati forniti dall’Ufficio statistico dell’Unione Europea, l’Eurostat, in uno studio che raccoglie le percentuali dei libri mediamente letti dai cittadini del vecchio continente, dove si registra, fra le altre cose, che il Paese in cui si legge di più è il Lussemburgo, dove nel 2022 il 75% degli abitanti sopra i 16 anni ha letto almeno un libro.

Seguono la Danimarca (72%) e l’Estonia (71%). In Italia, invece, questa percentuale è pari al 35%, la terza più bassa del continente, dietro a Cipro (33%) e Romania (29%). Guardando ai grandi Paesi europei, nel 2022 in Francia il 62% dei cugini d’oltralpe ha letto almeno un libro, mentre in Spagna il 54%. Qual è la media europea? il 53%, da cui noi ci distacchiamo di ben 18 punti percentuali.

Le cause della scarsa lettura

Le cause di questa condizione sono diverse e vanno dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani, ovvero da quell’insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura comprensione e interpretazione del testo alla concorrenza del web per i giovani, abituati ad un tipo di fruizione diversa e ad essere sempre connessi, il che non aiuta la concentrazione che richiede la lettura di un libro.
I bassi livelli di lettura sono dovuti anche ad un analfabetismo di ritorno. Il libro, dunque, oggetto silenzioso, insostituibile strumento di cultura, in Italia muore di freddo.

I dati sulla lettura in Italia

Ma quanti sono gli italiani che leggono? Preoccupano i dati sulla lettura rilevati dall’osservatorio di Aie e presentati a ‘Più libri più liberi’. Grosso divario tra nord e sud.

La qualità della lettura in Italia peggiora, con una netta differenza tra nord e sud. Secondo quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio dell’associazione italiana editori (Aie) su dati Pepe Research, il 30% delle persone legge in maniera frammentaria, dedicandosi a tale attività una volta al mese, se non solo in qualche sporadico caso isolato nel corso dell’anno.

Considerati tutti i fattori, il tempo medio settimanale dedicato alla lettura si assesta sulle 2 ore e 47 minuti, contro le 3 ore e 16 minuti dell’anno scorso, e quindi in decisa contrazione. Lo studio è stato presentato in anteprima a Più libri più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria in corso di svolgimento presso la Nuvola dell’Eur a Roma.

I dati non possono che destare preoccupazione: tra i 15 e i 74 anni d’età, il 73% dichiara di aver letto un libro (anche in formato ebook o audiolibro), anche solo una parte, nel corso del 2024, contro il 74% del 2023. Guardando invece ai soli libri a stampa, il dato cala al 66% (l’anno precedente era al 68%).

Di certo leggono più le donne rispetto agli uomini: 72 contro 60 per cento del campione considerato nella rilevazione. Per quanto riguarda le fasce d’età, invece, leggono di più i giovani tra i 18 e 24 anni (74%), seguiti dai 15-17enni (73%) e 35-44enni (71%).

Sud in affanno: il caso Calabria

Nelle otto Regioni (Abruzzo, Molise, Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Campania) prese ad esame nella ricerca presentata da AIE e condotta da Pepe Research, leggono libri a stampa, ebook o ascoltano audiolibri il 62% dei cittadini sopra i 15 anni, contro il 77% del Centro-Nord e una media nazionale del 72%. Le librerie che non ci sono e i libri che non si vendono.

Nel Sud e nelle Isole vive un terzo (34%) della popolazione italiana, ma i libri venduti sono meno di un quinto, il 19%. Questi numeri vanno messi in correlazione a quelli delle librerie presenti sul territorio: al Centro-Nord c’è una libreria ogni 15.730 abitanti, nel Sud e nelle Isole una ogni 20.880 abitanti, con ampie aree del territorio non coperte.

Il dato varia molto da Regione a Regione, con Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia le Regioni più in difficoltà. Significativamente, se si chiede agli acquirenti di indicare dove comprano i libri, il 24% di questi nel Sud e nelle Isole indicano come canale utilizzato le cartolibrerie e le edicole, dieci punti percentuali in più rispetto al 14% del Centro-Nord, a testimoniare un ruolo di supplenza sul territorio.

Invece le librerie indipendenti nel Sud e nelle Isole sono frequentate dal 21% degli acquirenti, sei punti percentuali in meno rispetto al 27% del Centro-Nord. Le librerie di catena sono indicate come luogo di acquisto dal 48% degli acquirenti nel Sud e nelle Isole e dal 44% nel Centro-Nord.

La situazione nella nostra Regione

Si conferma la distanza tra Nord e Sud nell’abitudine alla lettura che si amplifica quando si considerano i libri: si dichiarano lettori di almeno un libro negli ultimi 12 mesi il 27,9 e il 28,0 per cento dei residenti, rispettivamente, nel Sud e nelle Isole.

La Calabria si trova al penultimo posto nella graduatoria delle regioni per percentuale di lettori: il 24,5%. Di questi, il 46,6% ha letto da 1 a 3 libri, e il 12,8% da 12 o più libri.

Pesante il dato complessivo, sempre per la nostra regione, della percentuale delle persone di 6 anni e più che non hanno letto libri negli ultimi 12 mesi il 71,6% o quotidiani il 74,8% e che portano la Calabria all’ultimo posto nelle graduatoria regionale.

I dati Istat indicano come dall’inizio di questo decennio ci sia stato un calo dei bambini che leggono, comune – anche se in misura diversa – alle varie fasce d’età.
Infatti fanalino di coda sono Calabria (36,7%), Campania (35,4%) e Sicilia (29%) dove appena circa tre ragazzi su 10 hanno l’abitudine di leggere libri.

Inoltre l’Osservatorio Kids dell’Associazione Italiana Editori secondo l’ultimo rapporto presentato il mese scorso i ragazzi, tra i 10 e i 14 anni, per ogni ora che trascorrono sui libri, ne dedicano 6 a fruire contenuti su smartphone: ogni settimana il tempo dedicato alla lettura è in media di 1 ora e 43 minuti, contro le 10 ore e 28 minuti occupate dallo smartphone.

Dall’altra parte, la concorrenza di tablet e smartphone rende difficoltoso il passaggio dei bambini e poi dei ragazzi alla lettura autonoma: il mercato cala nelle fasce di età più alte e il disinteresse cresce.
Non va trascurato che questo calo è in parte sovrapponibile agli anni della crisi economica e dell’aumento della percentuale di famiglie in povertà assoluta.

Se i genitori sono lettori, i figli leggono in 3 casi su 4. Se né il padre né la madre leggono, la quota scende a 1 su 3. Per questo il ruolo della comunità educante è cruciale.

In alcune regioni, come Calabria e Sicilia, solo un minore su 3 legge abitualmente. Negli anni scorsi, le rilevazioni di Istat hanno indicato come circa una famiglia su 10 non abbia libri in casa. L’abitudine alla lettura è perciò fortemente influenzata dall’ambiente familiare in cui cresce il bambino.

In presenza di genitori che sono lettori, anche i figli leggono, nel 73,5% dei casi. Al contrario, nelle famiglie in cui né il padre né la madre leggono, la quota scende al 34,4%. 3 su 4 i minori figli di lettori che leggono. In assenza di genitori che leggono, la quota scende a 1 su 3 (Istat, 2021).

La Calabria è prima regione italiana ad avere la percentuale più bassa di famiglie che non ha libri in casa, il 17% ne possiede da uno a dieci, il 15% da undici a venticinque, il 4,5% più di quattrocento.

Anche questo dato è praticamente costante da quasi un ventennio. Di fronte a questa evidenza, si pone il tema di garantire un’offerta pubblica adeguata, in questo caso a partire dalle biblioteche.

La diffusione e il ruolo delle biblioteche

Secondo le statistiche dell’ICCU (Istituto centrale catalogo unico biblioteche) in Italia il numero delle biblioteche per regione al 31 dicembre 2024 ammonta a 13.639, di cui 480 in Calabria, venti in più rispetto al 2023, 146 in più rispetto al 2020.

Il confronto con i Paesi stranieri però è deprimente. Esiste anche un “Sud delle biblioteche”. Più si scende, più la situazione peggiora. Basti pensare che il 51,4% delle biblioteche è al nord, il 20,6% al centro e il 28% al Sud, e oltre la metà delle istituzioni del Mezzogiorno, dice l’Istat, ha un patrimonio librario inferiore ai 5mila volumi.

Le biblioteche, dunque, arrancano. Nel Sud e nelle Isole le biblioteche hanno un patrimonio carente e per questo i prestiti non si fanno. L’indice di frequentazione delle biblioteche nella regione Calabria è dello 0,05%, mentre l’indice di prestito è dello 0,02%. Agli ultimi posti nella classifica delle regioni italiane.

L’impatto delle biblioteche è decisamente inferiore nel Lazio (3,6) e in larga parte delle Regioni del Mezzogiorno: Sicilia (3,8%), Calabria (3,3%) e Campania (2,4%) mostrano infatti valori molto al di sotto della media italiana.

Riguardo le biblioteche scolastiche, poi, secondo l’AIE, il 97% delle scuole ha dichiarato di avere una biblioteca, ma con limiti tali (mancanza di postazioni internet, assenza di personale specializzato) da renderla spesso inagibile e quindi inutile.

Non c’è dubbio che va sollecitata una nuova stagione della lettura e del libro nel momento della massima espansione della comunicazione televisiva e multimediale.
A fronte di questa comunicazione immediata e necessariamente elementarizzata, la lettura del libro può e deve svolgere una funzione di riequilibrio delle capacità riflessive ed espressive di più ampio e penetrante dominio del linguaggio e del pensiero. Questo equilibrio qualitativo si può realizzare soprattutto nei luoghi deputati della preparazione e promozione della cultura, rappresentati dalla scuola, dalle biblioteche e dai musei che potranno assumere funzione continua di vivai culturali.
La buona salute del libro invece è fondamentale per la crescita culturale del Paese, non può essere una seconda scelta. I Paesi in cui si legge di più sono anche quelli in cui si consuma più musica, più giornali, si va più al cinema e a teatro.
Nella scuola e negli studenti manca l’abitudine al leggere. Non basta studiare testi, bisogna leggerli, commentarli, discuterli. I libri vanno “vissuti” nell’ambito scolastico perché lettori si diventa. Imporre la lettura come un dovere è soltanto un disincentivo: leggere deve essere un piacere.
Insomma, è impensabile risalire la china senza affrontare questo focolaio di sottosviluppo che è la scarsa diffusione degli strumenti dell’informazione e della cultura.

Reggio Calabria, 22 aprile 2025
Guido Leone
già Dirigente tecnico USR Calabria

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