A Le Iene il giallo dei Bronzi di Riace, Monteleone: “Fu rubato qualcosa?” – VIDEO
I due Bronzi sono le uniche meraviglie che si trovavano sul fondo del mare di Riace al momento della scoperta? Ecco il servizio Antonino Monteleone a Le Iene
04 Ottobre 2019 - 10:38 | Redazione
Insulti e minacce è questo quello contro cui si è scontrato Antonino Monteleone. Il giornalista reggino ormai parte de “Le Iene” è andato a caccia di notizie per risolvere uno dei più grandi misteri della storia dell’archeologia del ‘900: il giallo dei Bronzi di Riace.
Il servizio, andato in onda ieri sera, giovedì 3 ottobre, su Italia 1 ha fatto emergere un inquietante interrogativo: è sparito qualcosa quando furono scoperte le due bellissime statue?
Il 16 agosto del 1972 un sub romano di nome Stefano Mariottini fa una meravigliosa scoperta: il ritrovamento dei Bronzi di Riace. Per questo incassa il premio del ritrovamento di 125 milioni di lire. Anche se c’è chi sostiene che non fu il sub romano a scoprire quel tesoro, ma quattro ragazzi del posto. La questione è arrivata in un Tribunale, che ha stabilito il primato del sub romano.
La paternità del ritrovamento non è l’unica controversia che si è sollevata attorno alla scoperta dei due Bronzi attualmente esposti al Museo Archeologico di Reggio Calabria. Nell’inchiesta di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti approfondiamo infatti anche un’altra questione. Alcuni sostengono che quei due splendidi bronzi, raffiguranti guerrieri greci e realizzati nel V secolo avanti Cristo, non siano proprio tutto ciò che sarebbe stato recuperato in quel lontano 1972.
Chi ha scoperto davvero i Bronzi di Riace, il più grande ritrovamento archeologico di tutti i tempi? Stefano Mariottini, il sub romano che ha riscosso il premio per il rinvenimento, pari a 125 milioni di lire, o i 4 ragazzi calabresi che avevano tra i 12 e i 16 anni e che ritengono di aver denunciato la scoperta per primi?
Dove sono finiti la lancia, lo scudo, l’elmo e il terzo bronzo che sembra descritto nella denuncia di ritrovamento firmata dallo scopritore ufficiale Stefano Mariottini?
Lo scopritore dei Bronzi non sembra molto felice di incontrare Le Iene:
“Ho evitato qualsiasi confronto richiesto e qualsiasi intervista sull’argomento”.
Quando un altro uomo si avvicina chiedendo a Mariottini se i giornalisti lo stessero infastidendo, scoppia un vero e proprio putiferio. “Vi ammazzo tutti quanti”. Alla fine di un’accesissima discussione in cui intervengono altre persone, uno dei presenti si lascia sfuggire qualcosa:
“Alla fin fine il discorso è questo: i bronzi ha detto che li ha trovati lui, i soldi se li è presi lui, che cazzo devi fare di più? Però c’erano lance e scudo.”
Alla domanda della Iena su chi possa essersi presi questi reperti, risponde: “C’era altra gente prima di lui. Lui è stato furbo quel giorno, ha sfruttato la situazione, questo è culo!”.
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A tal proposito Antonino Monteleone ha intervistato Giuseppe Braghò, appassionato di archeologia. Lo studioso ha dedicato gran parte della sua vita a raccontare una storia dei bronzi di Riace diversa da quella ufficiale.
“Nessuno mai aveva visto quei documenti”, dice Braghò. “Il signor Mariottini, parlando di una delle due statue dice: ‘Al braccio sinistro presenta uno scudo. Chiunque capisce che questa statua, da lui scoperta, al braccio sinistro presentava uno scudo”.
Di questo scudo, però, non c’è alcuna traccia. E non ci sono tracce neanche di un’altra parte dell’armatura: l’elmo, elemento di cui parla l’ispettore ministeriale Pietro Giovanni Guzzo nella sua relazione. Nella denuncia, inoltre, Mariottini parla di un “gruppo di statue”, espressione non usuale per chi vuole indicare la presenza di due sole statue. E non è finita qui. La prima statua, per come è descritta dal sub nella sua denuncia di rinvenimento, sembra molto diversa per posizione di gambe e braccia rispetto ai due Bronzi che tutti conosciamo. “Mariottini mente!”, dice Braghò ad Antonino Monteleone. “Perché descrive una statua che lì non c’è”.
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti stanno provando a raccogliere delle testimonianze inedite sul campo per risolvere questo mistero. Se davvero ci fossero alcuni pezzi dei Bronzi mai denunciati alle autorità si potrebbero riportare a casa, al museo di Reggio Calabria. Chi sa qualcosa su questo giallo parli e non esiti a contattarci, anche perché i Bronzi di Riace sono di tutti i calabresi, sono di tutti gli italiani.
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