Salute mentale: dalla fobia sociale al disturbo evitante di personalità

Parlare con uno specialista può essere un'ottima arma. L'approfondimento del dott. Messina, esperto dell'istituto di Neuroscienze di Reggio Calabria

“Tutti abbiamo ben presente nel nostro immaginario quella sensazione di nervosismo che può colpirci in determinate situazioni sociali particolarmente stressanti. Potrebbe capitare di sentirsi “chiusi a riccio” quando si incontra qualcuno per la prima volta o di avere le mani sudate prima di un’importante presentazione, tuttavia la maggior parte delle persone riesce a superare tali momenti di disagio. Di contro, per chi soffre di disturbo d’ansia sociale, noto anche come fobia sociale, lo stress in determinati contesti diventa insostenibile, la paura e l’ansia possono diventare così rilevanti da indurre il soggetto ad evitare totalmente i contatti sociali come ad esempio chiacchierare al ristorante, essere osservati mentre si mangia o si beve, fare un discorso di fronte a più persone, banalmente mantenere il contatto visivo con un interlocutore. Tutto ciò determina, di conseguenza, la compromissione del funzionamento del soggetto in ambito sociale, lavorativo e in altre aree importanti.

Correlata alla fobia sociale, la letteratura scientifica ha concettualizzato un disturbo di personalità definito “evitante”, che si caratterizza per la presenza di tratti pervasivi di “inibizione, ansia e disagio eccessivi che investono i contesti sociali e le relazioni intime”. Tale disturbo, insieme ai disturbi dipendente ed ossessivo compulsivo di personalità, vanno a comporre il cosiddetto Cluster C di personalità.

Dalla fobia sociale al disturbo evitante di personalità

Similitudini e differenze

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La diagnostica differenziale tra i due disturbi (Fobia sociale e Disturbo evitante di personalità) è complessa per la presenza di una sintomatologia in parte sovrapponibile e per la possibilità frequente che i disturbi siano presenti nello stesso soggetto (comorbilità). Entrambi i disturbi possono insorgere in età adolescenziale, persistere nel corso della vita se non trattati e limitare significativamente le relazioni sociali e il funzionamento generale della persona colpita.

La fobia sociale è primariamente caratterizzata da “paura o ansia marcate relativa a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri”(DSM 5). L’esposizione alla situazione temuta provoca ansia, che può assumere le caratteristiche di un attacco di panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione.

Il disturbo evitante di personalità (DPE), riguarda un evitamento più generalizzato delle interazioni sociali a causa della paura, del rifiuto e del giudizio negativo, sottesi da una bassa autostima e da una sensazione di inadeguatezza. Tali soggetti sono socialmente “ritirati”, hanno poche relazioni intime, le desiderano, ma non si fidano sufficientemente degli altri per relazionarsi con loro intimamente, a meno che non siano sicuri di essere accettati. Gli individui con DPE provano sentimenti di bassa autostima, la fobia sociale non implica alcun giudizio di autovalutazione. Gli individui con DPE esibiscono deficit più marcati nelle abilità sociali, sensibilità più accentuata nelle relazioni interpersonali, comportamenti evitanti più numerosi e sperimentano maggiormente stress, ansia e depressione rispetto alle persone con fobia sociale.

La psicoterapia come strumento terapeutico principale

Fondamentale è sapere che una alta percentuale di persone, in tutto il mondo, durante la propria vita, può andare incontro a questo tipo di disturbi e parlarne con uno specialista può essere un’ottima arma per trattare il disagio e prevenire l’insorgenza di ulteriori comorbidità quali depressione, problemi con le droghe o l’alcol, problemi scolastici o lavorativi e una scarsa qualità di vita.

In tale ottica, la psicoterapia è lo strumento terapeutico di elezione, con l’obiettivo di fornire al paziente gli strumenti necessari per il superamento delle proprie paure, modificare i processi di pensiero ed i comportamenti e gestire al meglio le situazioni sociali.

I farmaci, come gli antidepressivi o gli ansiolitici, possono essere utili per controllare la sintomatologia e favorire l’interazione sociale”.

Dott. Vincenzo Messina