Atto d’amore ai Riuniti, il dott. Cozzupoli a CityNow: “Intervento impegnativo. Ottimo il lavoro d’equipe”
Il dott. Pietro Cozzupoli esegue circa 1000 interventi all'anno. Le sue parole ai microfoni di CityNow dopo il trapianto di rene tra due coniugi di Serra San Bruno
09 Aprile 2019 - 13:00 | di Roberto Foti
“Non potevo più vedere Concettina soffrire”.
Queste le dichiarazioni nonchè la motivazione di Biagio Salerno che ha donato un rene alla moglie Concettina Giunta salvandole la vita. La notizia è di qualche giorno fa e ha suscitato l’interesse dei media nazionali.
Una storia d’amore e di dolore, conclusasi con un lieto fine che ha visto protagonisti, oltre ai coniugi Biagio e Concettina originari di Serra San Bruno, anche lo staff medico reggino dell’Unità operativa di Urologia e Centro Trapianti del Grande Ospedale Metropolitano. Abbiamo ascoltato il primario del reparto di Urologia e Trapianti di Rene dott. Pietro Cozzupoli, che ha eseguito l’intervento, perfettamente riuscito e che ha annunciato ai familiari il buon esito della procedura.
PERCORSO PROFESSIONALE
Nato il 21 Luglio del 1953, si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Messina, per poi specializzarsi in Urologia all’Università di Pisa. Per imparare e poter effettuare trapianti segue uno stage in Scozia, precisamente nella città di Glasgow, nella quale risiede per sei mesi, prima di stabilizzarsi a Reggio Calabria nel 1995, dove viene nominato Direttore dell’equipe trapiantologica dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria. Dal 1998 è Primario dell’Unità operativa di urologia e Trapianti di Rene. Il prof. Cozzupoli è componente, tra le tante, anche dell’Associazione Nazionale Urologi Ospedalieri. Ad oggi è uno dei chirurghi più attivi all’interno dell’ospedale, effettuando circa 1000 interventi l’anno.
L’INTERVENTO DI BIAGIO E CONCETTINA
“Facciamo trapianti da vivente dal 1996 – spiega il dott. Cozzupoli che ha guidato lo staff in sala operatoria – e da moglie a marito era già successo, ed è l’unico caso in cui si possa fare tra due persone non consanguinee. Solitamente i trapianti tra viventi vengono fatti tra consanguinei (madre-figlio, fratello e sorella etc.). L’unica eccezione è marito -moglie. Questo viene fatto rispettare per un motivo etico, per evitare che ci possa essere anche solo la lontana ipotesi che si possa avere interesse a donare. E’ importante sottolineare che prima di fare l’intervento (dopo i controlli clinici effettuati dai nefrologi e dai chirurghi) la decisione spetta al Magistrato, il quale verifica che non ci sia appunto alcun interesse. In Italia sul trapianto lavora un equipe formata da chirurghi urologi, nefrologi, immunologi, anestesisti, infermieri (che per quanto mi riguarda – aggiunge – sono la spina dorsale di un’ospedale) e tutte le altre discipline che stanno a supporto”.
LA SICUREZZA AL PRIMO POSTO
“Abbiamo un Centro Regionale Trapianti che coordina le donazioni. Prima di fare il trapianto da vivente – continua il dott. Cozzupoli – dobbiamo essere certi di non danneggiare il donatore che deve essere perfettamente sano per poter donare uno dei due reni. Se la donazione influisce sulla salute del donatore la bocciamo a prescindere. Poi ci occupiamo della verifica del ricevente”.
PROCEDURE BUROCRATICHE E DIFFICOLTA’ DELL’INTERVENTO
“Le procedure burocratiche seguite dai coniugi, come detto prima, tendono a salvaguardare la sicurezza dei pazienti dal punto di vista clinico e la correttezza dal punto di vista etico e morale. La difficoltà tecnica di questa particolare operazione consiste nel fare un intervento su un organo sano, quindi che deve essere mantenuto in perfette condizioni, ed a differenza di quando si agisce su un organo malato, bisogna avere cura maniacale nel maneggiarlo per mantenerlo in condizione perfetta per essere immediatamente trapiantato rendendolo funzionale. La moglie non avrebbe rischiato la vita in quanto la dialisi le avrebbe permesso (data l’insufficienza renale) di vivere, però lo avrebbe fatto attaccata ad una macchina, determinando con il tempo il peggioramento delle condizioni”.
INTERVENTO CON ESITO POSITIVO
“L’intervento è andato bene. Il marito – conclude Cozzupoli – è già pronto per essere dimesso, passeranno forse un paio di giorni. La moglie è in isolamento in quanto la terapia Immuno – Soppressiva che va fatta in caso di trapianto, abbassa le difese immunitarie, e passerà almeno una settimana prima di poter essere dimessa. I due si sono visti, ma attraverso un vetro”.