Dominella Trunfio racconta la vicenda di San Ferdinando: “L’aggressione è frutto di una situazione esasperante”
31 Gennaio 2018 - 16:05 | di Eva Curatola
Ancora la Calabria sotto i riflettori del piccolo schermo, questa volta non per eccellenze agroalimentari o relative al turismo. La notizia stavolta è legata all’interminabile faccenda migranti.
La nostra regione è, da molti anni, nota per i numerosi centri di accoglienza nati per offrire ospitalità a chi è meno fortunato di noi e nel nostro Paese viene alla ricerca di un “porto sicuro“. La vicenda è quella che fa seguito all’incendio nella tendopoli di San Ferdinando (in provincia di Reggio Calabria) che ha visto la morte di una giovane migrante e la distruzione di 200 baracche. A documentare l’accaduto sono stati la giornalista televisiva Dominella Trunfio e il fotoreporter Franco Cufari.
Una storia che ha del tragico ma che allo stesso tempo rispecchia la forza d’animo di un popolo, quello calabrese e di chi svolge quotidianamente, con infinita passione il suo mestiere.
I due inviati de “L’aria che tira“, programma tv in onda tutti i giorni su La7, si erano recati sul posto, un ghetto allestito nell’entroterra calabrese che, da tempo sarebbe dovuto essere smantellato. L’obiettivo era quello di raccontare la situazione dei migranti di San Ferdinando all’indomani della tragedia che li aveva visti protagonisti.
Presi a martellate e sassate, questo è stato il destino dei due inviati che, entrati a telecamere basse all’interno della tendopoli, avevano notato un’aria molto tesa. La situazione è infatti degenerata dopo poco tempo, nonostante la tranquillità dei due giornalisti che, più di una volta, si erano recati nel centro di San Ferdinando.
“Sono un po’ ammaccata ma poteva andare peggio. Si va avanti come sempre con lo stesso entusiasmo per questo mestiere”.
Sono queste le parole della giornalista televisiva che non sembra portare rancore verso coloro che l’hanno aggredita procurandole una frattura, ma anzi durante la diretta delle 13:00 di oggi 31 gennaio afferma: “Il comportamento che abbiamo visto nella tendopoli di San Ferdinando è una conseguenza della disperazione, quella disperazione che ti porta a compiere atti inimmaginabili. Questa aggressione è solo frutto di una situazione esasperante”.
“Terra di nessuno“, definisce così la tendopoli calabrese Myrta Merlino, conduttrice del programma televisivo. Un luogo dimenticato quasi da tutti, tranne da chi anche oggi combatte per raccontare spaccati di vita che tanti preferiscono ignorare.