La salute mentale e i suoi disturbi: cosa significa stigma?
Nuovo appuntamento sulle nostre pagine con le problematiche legate alla salute mentale
13 Marzo 2023 - 09:50 | Dott.ssa Elsa Pratticò
Cosa significa stigma? In psicologia sociale è l’attribuzione di qualità negative a una persona o a un gruppo di persone, soprattutto rivolta alla loro condizione sociale o reputazione (Treccani). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2001) è “un marchio di vergogna, di disgrazia, di disapprovazione che fa rifiutare, discriminare ed escludere un individuo da contesti e situazioni proprie della vita sociale”. Per Goffman è un attributo oltremodo screditante che segna la persona e la scredita.
I 3 concetti dello stigma
Lo stigma richiama tre concetti: stereotipo, pregiudizio e discriminazione. – Lo stereotipo è uno schema mentale rigido basato su conoscenze e aspettative che la persona sviluppa nei confronti di un certo gruppo attraverso l’esperienza e, nel rappresentare una sorta di scorciatoia mentale, racchiude al suo interno un’immagine preconfezionata della categoria che lo subisce: “Ah l’Italia! Pizza, pasta e mandolino”.
Sono pensieri che vengono in mente in modo automatico. – Il pregiudizio, invece, non si acquisisce attraverso una conoscenza diretta, ma si forma in modo superficiale, per sentito dire. È un giudizio negativo e ingiustificato nei confronti di coloro che appartengono ad un gruppo diverso dal nostro e che si riflette sul nostro atteggiamento. – La discriminazione orienta il nostro comportamento determinando la presa di distanza ad esempio dai membri di un certo gruppo.
Storicamente le malattie mentali si sono trovate al centro di una sistematica discriminazione. E’ sufficiente in tal senso fare riferimento al periodo del Medioevo quando la malattia mentale era interpretata prima come possessione demoniaca e successivamente come maledizione o punizione divina.
Per secoli i malati psichiatrici sono stati spinti ai margini della società se non perseguitati, e tutt’oggi, permane un atteggiamento culturale focalizzato sulla “diversità” del malato psichiatrico la cui patologia determina delle difese sociali pregiudiziali per una serie di fattori: – il comportamento, in alcuni casi, incomprensibile e imprevedibile che determina disagio e allarme nel contesto relazionale, – il ritenere che le malattie mentali siano inguaribili, come se le altre patologie quali il diabete, l’ipertensione, la cardiopatia, l’enfisema possano andare incontro a guarigione, – il pregiudizio sull’irresponsabilità del malato psichiatrico spesso ritenuto propenso ad azioni delittuose correlate al disturbo.
Il problema della stigmatizzazione inoltre, non dipende soltanto dall’opinione comune della popolazione generale nei confronti di chi presenta un disturbo di natura mentale, ma anche dallo stigma interiorizzato rivolto su sé stessi, il pregiudizio su di sé che si esprime ad esempio con: – la paura che, l’essere affetti da patologia mentale, possa trapelare nel proprio contesto lavorativo; – la paura di essere emarginati o di essere retrocessi; – la vergogna di condividere il disturbo all’interno di una relazione, fingendo di assumere integratori piuttosto che rivelare di assumere psicofarmaci; – il ritenere più opportuno acquistare le medicine in farmacie lontane dalla propria abitazione o addirittura in altro comune.
Questa considerevole quantità di pregiudizi non solo impedisce l’integrazione sociale ma, a volte, condiziona la richiesta di aiuto presso i Centri di Salute Mentale e influenza il modo in cui viene accettata la diagnosi psichiatrica e la prescrizione terapeutica.
La preoccupazione verso lo stigma comunque si differenzia nei soggetti affetti da patologia mentale, in relazione al tipo di disturbo; il sentirsi discriminati è prevalente nei soggetti affetti da disturbi psicotici o da dipendenza da sostanze, mentre l’essere affetti da disturbi d’ansia e depressione determina sentimenti di inferiorità.
Di fronte allo stigma è quindi necessario che la nostra comunità diventi consapevole che i disturbi mentali: – sono patologie presenti e molto diffuse nella popolazione generale e possono interessare soggetti di qualsiasi razza, età, sesso, condizione economica e stato sociale – sono suscettibili alcuni a guarigione completa, altri, con adeguate terapie atte a ridimensionare la sintomatologia, consentono un funzionamento mentale soddisfacente – non determinano, nella maggior parte dei casi, anomalie comportamentali tali da interferire sui ruoli attivi nella società se non nei momenti di acuzie. – sono patologie che richiedono un trattamento integrato farmacologico, psicoterapico e in alcuni casi di riabilitazione psico-sociale.
Il trattamento farmacologico, a sua volta, non deve essere stigmatizzato, dal momento che gli psicofarmaci in alcuni casi agiscono come veri e propri salvavita, eliminando la sintomatologia e producendo un significativo benessere nel soggetto.