Disastro sanità, Carlo Tansi: ‘Allibito da Cotticelli. In Calabria ci sono tanti Bertolaso’
Il numero uno di Tesoro Calabria torna sulla scena politica regionale: 'Oltre alla trasparenza serve la competenza'
07 Novembre 2020 - 15:13 | di Claudio Labate
“Sono rimasto allibito guardando l’intervista di un commissario che guadagna decine e decina di migliaia di euro e che deve organizzare la sanità. Il fatto che non sapesse che il Piano Covid regionale è una sua pertinenza è gravissimo, gliel’ha dovuto spiegare l’intervistatore. Ma anche il presidente della regione facente funzioni, che ha ammesso di non avere competenze in materia… insomma c’è una classe politica che lascia molto perplessi”.
Carlo Tansi scalpita. Ha da poco annunciato che tornerà in prima linea, dopo la parentesi di gennaio scorso, quando con il movimento civico, arancione, Tesoro Calabria, ha provato a dare una spallata alla politica tradizionale candidandosi alla presidenza della Regione. Un annuncio che in molti, in Calabria, hanno apprezzato. Soprattutto coloro che avevano conservato un po’ di speranza in attesa di tempi migliori e maturi, da permettere ad un Movimento civico di imporsi nel panorama politico regionale.
Ma Tansi è ritornato alla carica con le sue lucide e trancianti analisi. E con le sue domande scomode.
A proposito dell’inadeguatezza del Commissario Cotticelli, l’ex numero uno della Protezione civile calabrese sottolinea anche il peso che la politica ha avuto in questa vicenda:
“La responsabilità di questo imbecille, va condivisa con quella di altri imbecilli che l’hanno nominato e che tuttora stanno al governo. Ma senza dimenticare che Cotticelli è stato mandato in Calabria dal governo gialloverde, quando il ministro era una certa Giulia Grillo del Movimento 5 Stelle. Ora io dico, magari era anche giusto il commissariamento della sanità, ma almeno metteteci persone competenti. E poi i membri che collaborano con lui sono dei “trolley men” o “trolley women” che vengono in Calabria tre o quattro giorni e non vedono l’ora di ripartirsene. Noi dobbiamo mettere ai vertici della sanità persone competenti che facciano il loro lavoro con dedizione, e non meteore con conoscenze di base che lasciano a desiderare. Dobbiamo pregare il padreterno che non arrivi un’ondata pandemica come in Lombardia o Veneto. Rischiamo una strage. Ma è ormai chiaro che al di là della strumentalizzazione politica, ognuno si deve prendere le proprie responsabilità”.
È un fiume in piena Carlo Tansi. D’altra parte non è uno che le manda a dire. E soprattutto non è uno che si arrende. Molti, all’epoca del suo annuncio di abbandonare la politica, rimasero perplessi. Ma furono seri problemi di salute a costringerlo a prendere quella decisione. E guarda un po’ anche in quel caso c’entrava la sanità. In Calabria Tansi ricevette una diagnosi terribile, che per fortuna poi, al Gemelli di Roma ridimensionarono, procedendo ad un intervento il mese scorso che ha rimesso in piedi Tansi. Ma i guai per lui non erano finiti, perché, probabilmente per questo suo girovagare per motivi di salute tra laboratori e reparti, si è beccato anche il Covid. Quindi l’inizio di una nuova odissea, i sintomi sempre più evidenti, il tampone, e l’attesa infinita – otto giorni – per conoscerne l’esito. Da dodici in giorni è in isolamento e avverte:
“Chi dice che il Covid è una semplice influenza dice una stupidata. Non si scherza sulla pelle dei cittadini”.
Ecco quindi che la bufera che sta attraversando la sanità calabrese diventa suo pane quotidiano. Soprattutto dopo la dichiarazione della Calabria quale nuova “zona rossa” e il contemporaneo atto che proroga il commissariamento della sanità:
“Secondo me è una questione di uomini. Abbiamo visto che esistono persone che gestiscono determinate strutture, tra ospedali e dipartimenti, che sono valide. Rispetto alla proroga poi, se gli attori sono sempre gli stessi, sarà un buco nell’acqua. Bisogna cambiare i piloti. Io non discuto la trasparenza di Cotticelli, che sarà pure una persona perbene, ma bisogna essere competenti. La trasparenza non basta. Abbiamo visto cosa ci ha portato questa situazione. Una cosa che mi dà fastidio è il fatto che vedo che a capo degli uffici più importanti d’Italia ci sono molti calabresi. E allora mi chiedo ma perché non individuiamo queste eccellenze per la Calabria e i calabresi?”
Una domanda che non trova risposta. Anche alla luce dell’ultima proposta di alcuni esponenti di Forza Italia che hanno chiesto a Bertolaso di intervenire in Calabria per cacciarla dalle secche. Si insomma, come dire un altro forestiero per curare i mali atavici della Calabria. Come se le recenti esperienze non abbiano insegnato nulla. In tal senso però, va ricordato che all’indomani dell’elezione di Jole Santelli a presidente della Regione, la stessa aveva chiamato proprio Tansi chiedendogli di collaborare per un cambiamento che poi si è rivelato – forse anche per il poco tempo a disposizione che ha avuto – più sbandierato che praticato.
“Io ho conosciuto Bertolaso al tempo della frana di Cavallerizzo. Rimasi incantato dalle capacità organizzative e dal suo carisma. Una persona di grande esperienza. Però noi abbiamo in Calabria tanti Bertolaso. Quando fui nominato alla Protezione civile, c’erano tutti i raccomandati dalla politica che gestivano posizioni di comando. Presuntuosi, incapaci e imbroglioni. Tanto più che Gratteri ne ha arrestato qualcuno. Quando ho capito l’andazzo ho azzerato quella cabina di comando e l’ho sostituita da quelle persone che da anni e anni erano dietro le quinte, erano frustrati, usati da quella cabina di comando. Ho preso queste persone e le ho messe in primo piano, con responsabilità e riconoscimenti economici. Poi abbiamo proceduto a selezioni rigide, con la scelta di laureati e non, che hanno dato lustro alla Protezione civile. In questo modo la Calabria ha guadagnato posizioni figurando tra le prime quattro Protezioni civili del paese insieme a Lombardia Emilia. Insomma, sono convinto che bisogna continuare ad agire in questo modo. Attualmente però mi duole constatare che della Protezione civile non se ne parla più, forse perchè non c’è voglia di prendersi le proprie responsabilità”.