Comunali Reggio, finisce sotto la pioggia il confronto tra candidati voluto dall’Istituto ‘Lanza’

Hanno risposto presente in sette. MInicuci e Davi danno forfait. Buona la partecipazione dei cittadini


È finito sotto la pioggia il primo confronto tra i candidati sindaco della città di Reggio Calabria. Il tentativo dell’Istituto Superiore di formazione politica mons. Lanza, di sedere attorno ad una agorà – nell’occasione il Parco di Ecolandia – i nove pretendenti allo scranno più alto di Palazzo San Giorgio, è purtroppo naufragato con l’acquazzone che si è abbattuto sulla città nella serata di ieri.

Gli assenti

Alla chiamata dell’Istituto hanno però risposto sette dei nove candidati. Per imprecisati impegni, hanno infatti dato forfait sia il candidato del centrodestra Antonino Minicuci, sia il massmediologo Klaus Davi, perdendo così una preziosa occasione di confrontarsi con chi ha una idea diversa di città da proporre alla cittadinanza, anche numerosa, tenuto conto delle condizioni metereologiche, giunta fino ad Arghillà.

Il dibattito

Il professore Francesco Manganaro, in compagnia di Magda Galati, del direttivo dell’Istituto, sono riusciti dunque, dopo una breve introduzione a porre un unico giro di domande ai candidati, partendo da quella che lo stesso Manganaro ha definito una “domanda scontata”, e cioè la mancata formazione del polo civico.

Un argomento effettivamente sviscerato a lungo dai candidati sui propri canali di comunicazione e sui media cittadini.

E se Maria Laura Tortorella ha ricordato il tentativo, poi fallito, fatto con Saverio Pazzano, lasciando comunque spazio a eventuali future collaborazioni, proprio il candidato de La Strada, quasi stizzito, ha lamentato la mancanza di un passo in avanti, e non indietro, di altri candidati che a suo dire avrebbero dovuto sposare il suo progetto nato due anni fa. E tuttavia, per Pazzano l’abbondanza di candidature è solo un sinonimo di ricchezza e di democrazia. Da parte sua, Fabio Foti, espressione del Movimento 5 stelle, il primo ad ipotizzare ufficialmente un passo indietro in favore del Polo civico, ha motivato la posizione dei pentastellati per il carattere “familistico” che assumono le elezioni comunali a queste latitudini: “Stasera saremmo potuti essere seduti in tre, invece che in nove” ha detto.

All’uscente Giuseppe Falcomatà è toccato invece fare mea culpa sugli errori commessi in sei anni di amministrazione. D’altra parte la domanda era molto circostanziata, e il sindaco ha poi rilanciato con quelle che sono state le “cose buone” fatte dalla sua amministrazione che avrà bisogno dell’ormai famoso “secondo tempo” – anche alla luce del Decreto Agosto che restituisce ossigeno al Bilancio comunale – per completare il percorso inaugurato in questo primo mandato.

Fabio Putortì, candidato per Miti Unione del Sud, si è invece soffermato sul concetto del “fare”, e sulle battaglie che anche come Comitato pro Aeroporto sono state combattute nel recente passato. Per lui il Comune andrebbe gestito alla stregua di un’azienda, visto anche che le vicende del “Tito Minniti” rappresentano perfettamente il fallimento della politica attuale e del passato.

Pino Siclari, candidato per il Partito comunista dei lavoratori, esce fuori dal coro, bocciando l’idea del polo civico, e rilanciando il “no” al Referendum sul taglio dei parlamentari. Per lui, l’elemento mancante in questa tornata elettorale è quella “lotta di classe”, con la presa di coscienza da parte dei lavoratori, che poteva essere decisiva ai fini del risultato finale.

A chiudere il giro della prima domanda è Angela Marcianò, candidata con una coalizione di quattro liste, tra cui anche Fiamma Tricolore. Alla giuslavorista è stata posta la domanda consueta sul suo passato nel Pd e sulla mancata formazione del polo civico. La Marcianò, visibilmente emozionata, ha paragonato la serata di ieri al Consiglio comunale aperto indetto dall’amministrazione all’indomani del rogo che avvolse la sua automobile.

“Oggi come allora – ha detto – rivendico la mia autonomia”.

D’altra parte lo slogan scelto dalla candidata – “con il potere della libertà e l’audacia dell’indipendenza” – la dice lunga sul Marcianò pensiero, volto al recupero dell’identità reggina.

Poi, solo un altro giro di domande. Questa volta sul delicato tema del Bilancio. Ma rimane solo un tentativo, perché poi, la pioggia, ha messo la parola fine ad un confronto che si preannunciava interessante. Anche perché, per dirla con il prof Manganaro, un conto è parlare dietro una telecamera da soli, altra cosa è farlo davanti agli altri candidati e alla cittadinanza.