Ddl Gelmini su Autonomia differenziata penalizza il Sud? "E' un insulto al Mezzogiorno"

"Insulto politico alle regioni del Sud e uno sfregio insopportabile alle popolazioni meridionali"

La bozza di legge quadro predisposta dal ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini – bozza che mira alla messa a terra dell’accordo di autonomia differenziata siglato nel 2018 da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna con l’allora Governo Gentiloni – divide non solo gli schieramenti, ma anche i partiti al loro interno.

Forza Italia sembra diviso: da un lato la ministra Gelmini, dall’altro la ministra per il Sud, Mara Carfagna che lavora, silenziosamente, a definire una cornice della legge sull’autonomia rispettosa dei principi costituzionali di coesione e solidarietà territoriale.

“Ci muoviamo per approvare prima della fine della legislatura la legge quadro sull’autonomia differenziata. Oltre a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, anche regioni come Toscana e Piemonte stanno cercando di iniziare un percorso di autonomia differenziata.

Non possiamo però prendere a modello le Regioni a statuto speciale, ma ci prefiggiamo di declinare quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione, per far in modo che i livelli essenziali di prestazioni e assistenza siano uguali da nord a sud”, ha precisato Gelmini, intervenuta al Festival dell’economia di Trento.

Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, assicura: “Questo è un governo che ha nella sua vocazione il superamento del divario nord-sud e quindi non potremmo mai accettare una riforma che vada in contrasto rispetto al dettato del Pnrr che è quello di destinare il 40% della risorse al Mezzogiorno per superare le diseguaglianze.

Faremmo l’interesse del Paese se facessimo uscire il dibattito sul tema del regionalismo dalla contesa politica contingente. La battaglia per l’autonomia non è una battaglia di destra”.

A pensarla in modo decisamente diversi, tra gli altri,  Federico Conte e Stefano Fassina, deputati di Liberi e Uguali, illustrando una interrogazione sul processo di attuazione dell’autonomia differenziata.

“L’autonomia differenziata, così come delineata dalla bozza del DdL Gelmini, procedendo con i criteri della spesa storica, senza la preventiva definizione di adeguati fabbisogni standard in funzione dei Lep, e senza fondi perequativi, alimenterebbe la divergenza del Mezzogiorno dalle regioni del Centro-Nord. È un insulto politico alle regioni del Sud e uno sfregio insopportabile alle popolazioni meridionali”, il pensiero di Fassina e Conte nella seduta riservata al Question time,,

“Far circolare una bozza sui giornali che confronto determina con le forze politiche e con il Paese? Qual è il livello del dibattito che si vuole promuovere in una fase così delicata del Paese e dell’Europa? Che senso ha dibattere del valore strategico dell’Italia mediterranea nei nuovi assetti geopolitici europei e poi immaginare una Italietta arlecchina con tanti piccoli staterelli sconnessi, dove anche quelli più forti al nord sarebbero dipendenti da Germania e Francia? Il ruolo riservato al Parlamento è all’altezza del valore costituzionale di decisioni che si vogliono assumere?”, continuano i due parlamentari.

“L’autonomia differenziata come definita dalla bozza Gelmini-Zaia-Fontana implica la fine sostanziale dell’unità della Repubblica e la ‘secessione dei ricchi’. Il Parlamento deve poter emendare e approvare i testi dell’intesa tra governo e singola Regione, come riconosciuto dalla ministra Carfagna”, hanno concluso i due esponenti di Liberi e Uguali.