Ciucci (AD Stretto di Messina), a processo per il crollo del viadotto Scorciavacche
L'amministratore della società incaricata della realizzazione del Ponte sullo Stretto si trova al centro di una delicata vicenda giudiziaria
13 Novembre 2024 - 18:14 | di Redazione
Pietro Ciucci, oggi amministratore delegato della Stretto di Messina S.p.A., società incaricata della realizzazione del tanto atteso Ponte sullo Stretto, si trova al centro di una delicata vicenda giudiziaria. La Procura di Palermo ha infatti richiesto una condanna a quattro anni di carcere per l’ex dirigente Anas, in merito al crollo del viadotto Scorciavacche, sulla strada statale Palermo-Agrigento. L’opera, inaugurata a fine dicembre 2014, è collassata pochi giorni dopo, suscitando grande scalpore.
Le accuse e il processo: coinvolti anche altri dirigenti Anas
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, oltre a Ciucci, i pubblici ministeri hanno richiesto pene anche per altri due dirigenti: Stefano Liani, per il quale è stata chiesta una condanna a tre anni e tre mesi, e Michele Vigna, per sei mesi. Le accuse riguardano presunti reati di induzione a dare o promettere utilità, mentre altre accuse, come attentato alla sicurezza dei trasporti e falso, sono state dichiarate prescritte nel corso del lungo iter processuale.
La vicenda ha radici nel crollo di un’opera aperta al pubblico senza aver completato i necessari collaudi. Il viadotto rimase in piedi solo dal giorno di Natale fino a poco prima del Capodanno del 2015. Durante il dibattimento, che si è prolungato per anni a causa di un conflitto di competenze tra le Procure di Palermo e Termini Imerese, risolto in Cassazione, molte accuse sono finite prescritte, coinvolgendo complessivamente undici imputati.
La difesa di Ciucci: “Nessun crollo, solo un cedimento del rilevato”
In una nota ufficiale, Pietro Ciucci ha espresso sorpresa per la richiesta di condanna, manifestando fiducia nell’operato della magistratura:
“Sono sorpreso, ma confido che la magistratura faccia piena luce su questa vicenda”.
Ciucci ha precisato che il viadotto Scorciavacche non è mai realmente crollato, bensì ha subito un cedimento parziale del rilevato stradale di adduzione. Inoltre, ha smentito categoricamente l’esistenza di una cerimonia d’inaugurazione in “pompa magna” come riportato da alcune fonti.
Secondo Ciucci, al momento del cedimento, il tratto era già stato chiuso al traffico in via cautelativa, come indicato nei comunicati stampa emessi da Anas il 30 dicembre 2014 e il 4 gennaio 2015.
“L’idea che l’opera sia stata aperta frettolosamente per raggiungere obiettivi di risultato non corrisponde al vero” – ha sottolineato Ciucci, precisando che nel 2014 Anas aveva già raggiunto un valore di opere aperte al traffico pari a tre miliardi di euro, e che l’investimento di 13 milioni di euro per il tratto di Scorciavacche era del tutto marginale.
Un passato controverso alla guida di Anas
Il caso Scorciavacche non è stato un episodio isolato durante la gestione di Ciucci in Anas. Nel marzo 2015 si verificò il cedimento della strada statale sarda 554 bis, seguito, il mese successivo, dal crollo di un pilone del viadotto Himera II sulla Palermo-Catania. Questi incidenti spinsero Ciucci a rassegnare le dimissioni dal suo incarico.
Tuttavia, nel giugno 2023, Ciucci è stato richiamato da Matteo Salvini per guidare la Stretto di Messina S.p.A., con il compito di rilanciare il progetto del Ponte sullo Stretto. Una scelta che ha sollevato non poche polemiche, vista la sua precedente esperienza quasi decennale alla guida della stessa concessionaria durante i governi Berlusconi, guadagnandosi la reputazione di “padre” dell’opera.
Prossimi sviluppi giudiziari
Nella prossima udienza, la difesa di Ciucci intende ripresentare argomentazioni e prove a supporto della propria posizione. La sentenza potrebbe avere un impatto significativo sul futuro della Stretto di Messina S.p.A. e sull’ambizioso progetto del Ponte, un’infrastruttura ritenuta strategica per collegare la Sicilia al continente.
Il caso è destinato a far discutere, in un momento in cui l’Italia si appresta a riprendere in mano la realizzazione del Ponte, simbolo di sviluppo e modernizzazione, ma anche di polemiche e controversie che da decenni accompagnano l’opera.
Fonte: Il Fatto Quotidiano