Comune di Reggio, è il momento dei fatti: l’opposizione dimostri se vuole tornare al voto
Come si può arrivare alla mozione di sfiducia e chi vuole davvero tornare alle urne?
22 Novembre 2021 - 20:22 | di Pasquale Romano
La politica è arte oratoria per definizione, il luogo per antonomasia dove le parole trovano riparo sicuro, senza necessariamente vedersi tradotti in fatti. Quanto sta accadendo negli ultimi giorni al comune di Reggio Calabria, con la sentenza del Processo Miramare e le nomine effettuate dal sindaco Falcomatà, ha di fatto aperto una crisi la cui fine e i risvolti sono del tutto imprevedibili.
Nella baraonda di queste ore, con le coalizioni di centrosinistra e centrodestra impegnate a capire quale direzione prendere, solo un fatto sembrerebbe mettere tutti d’accordo (Falcomatà e pochi altri esclusi): chiudere il capitolo dell’attuale amministrazione e voltare pagina.
Lo vorrebbe il centrodestra per tornare alle elezioni e provare a prendere possesso di Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro, lo vorrebbe un Pd furente per le scelte in autonomia compiute dal sindaco sospeso. Lo vorrebbe, notizia di questa mattina, anche il consigliere comunale Saverio Pazzano, con la mozione di sfiducia in mano e il ‘foglio delle dimissioni in tasca’, come da lui stesso affermato.
Chi vuole tornare alle urne?
Il condizionale però e più che mai d’obbligo. Il centrosinistra è, per ovvi motivi, la coalizione che ha più motivi per mantenere in piedi l’amministrazione Falcomatà. Un rimpasto ampio, con l’azzeramento delle deleghe e un Pd nuovamente centrale nelle funzioni come ‘ricompensa’ per lo smacco di vedere un esponente di Italia Viva al comando, potrebbe essere la soluzione che mette tutti d’accordo.
Molto probabilmente, saranno questi i temi trattati nella decisiva riunione di mercoledi, anche se venti contrari all’attuale amministrazione spifferano sempre più forti, con il Pd che sembra realmente indeciso sull’eventualità di staccare la spina all’esecutivo e tornare alle urne.
Più importante, paradossalmente, il ruolo che riveste in questa fase tutta l’opposizione in consiglio comunale. Delle intenzioni di Saverio Pazzano si è detto, silenzio assordante invece per l’area riferibile ad Angela Marcianò, con la consigliera Filomena Iatì che non ha rilasciato sinora alcuna dichiarazione di intenti.
Si arriva così alla coalizione di centrodestra, il cuore pulsante dell’opposizione. Nelle ultime 24 ore su queste pagine abbiamo riportato in tempo reale della situazione relativa ai partiti di opposizione, con l’On. Francesco Cannizzaro nei panni del leader che spinge in modo deciso tutti i consiglieri alle dimissioni.
La missione è riuscita in parte a causa delle resistenze della Lega, con Matteo Salvini che sembra fidarsi poco di una reale volontà generale di rimettere il mandato. Si arriva così allo stallo attuale, con la situazione che può prendere rapidamente una direzione in un senso o nell’altro.
Come si può arrivare alla mozione di sfiducia
Quanto affermato questa mattina dal consigliere Pazzano ha una rilevanza morale prima ancora che politica. Dimostrare, con i fatti, chi vuole sfiduciare l’amministrazione Falcomatà e tornare così alle urne. Ma l’opposizione nel suo complesso ha davvero questa voglia o preferisce mantenere lo status quo che permette ai consiglieri di continuare ad occupare la poltrona? Per capirlo basterà osservare pazientemente il calendario, lasciando trascorrere i prossimi giorni.
Da un punto di vista tecnico, come si può arrivare alla mozione di sfiducia? Servono le firme di 17 consiglieri comunali sui 32 complessivi (20 di maggioranza e 12 di opposizione). Il primo atto sarebbe la firma da parte di due quinti dei consiglieri comunali della mozione di sfiducia, con la convocazione di un consiglio comunale che abbia appunto come ordine del giorno la sfiducia del sindaco f.f. Brunetti. Due quinti significa 13 consiglieri che firmano la mozione di sfiducia, il calcolo è presto fatto: l’intera opposizione più un consigliere di maggioranza.
Una volta convocato (entro 30 giorni dalla presentazione della mozione) il consiglio comunale con l’ordine del giorno previsto della mozione di sfiducia, la firma di 17 consiglieri significherebbe l’automatica fine per l’amministrazione Falcomatà. Prima però sarebbe necessario il sussult0 d’orgoglio e dignità dell’opposizione, un messaggio forte lanciato prima di tutto verso i reggini (costretti ad ingoiare anni di umiliazioni) e successivamente verso i banchi dell’opposizione.
Dalle parole ai fatti, quanti voti ci sono ?
Le dimissioni dei 12 consiglieri dell’opposizione, subito dopo la firma della mozione di sfiducia e prima del consiglio comunale, rivestirebbero un alto valore simbolico, oltre che avvicinare sensibilmente l’obiettivo dichiarato (sino a oggi soltanto a parole) di porre fine all’amministrazione Falcomatà e tornare alle urne. La matematica non concede equivoci, e all’appello mancherebbero comunque i 5 voti necessari dalla maggioranza per concretizzare la sfiducia.
Un simile gesto significherebbe però infatti mettere la maggioranza spalle al muro, in un angolo, a votare la fiducia nonostante la situazione in fermento, le enormi problematiche legate ad un secondo tempo mai realmente iniziato e una spaccatura evidente interna all’esecutivo.
La responsabilità di mandare avanti un’amministrazione zoppa, a quel punto, sarebbero tutte in mano alla maggioranza, con l’opposizione che invece potrebbe appuntarsi al petto una medaglia d’onore, per aver obbligato l’amministrazione Falcomatà a guardarsi allo specchio, e convincere prima di tutto i cittadini e successivamente sè stessa che andare avanti è davvero la scelta più utile e necessaria per Reggio Calabria.
Sarebbe il momento della dignità e del rispetto verso gli elettori, una resa dei conti alla luce del sole, con le maschere gettate a terra e l’ipocrisia che spesso domina la politica fuori dalle mura di Palazzo San Giorgio. Un pò come accaduto con il prof. Tonino Perna, che non un saggio di onestà intellettuale e dignità (seppur un pò tardivo rispetto ai noti e datati contrasti con Falcomatà…) ha rimesso il mandato, rinunciando alla poltrona. Un pò come accaduto con la lettera firmata oggi da intellettuali reggini di destra e sinistra (fatto raro) tutti uniti nel richiamare duramente il primo cittadino per i suoi comportamenti.
Sarebbe bellissimo: ma succederà davvero?