COVID-19, i reumatologi calabresi puntano sul Tocilizumab
Il CReI condivide l’uso del Tocilizumab nei casi molto gravi di COVID-19
18 Marzo 2020 - 16:35 | Redazione
Arrivano i chiarimenti da parte del CReI Regione Calabria sull’uso del farmaco anti artrite reumatoide tocilizumab nell’infezione da coronavirus (SARS COVID -19).
L’esperienza dei reumatologi col farmaco che potrebbe rivelarsi risolutivo nei casi più severi di COVID 19, è fondamentale, per la collaudata dimestichezza di questi specialisti con il trattamento mediante questo farmaco.
In particolare il dott. Maurizio Caminiti afferma come:
“Dal 2011 questo farmaco lo utilizziamo per chi soffre di artrite reumatoide, arterite giganto cellulare e artrite idiopatica giovanile. Al momento sono novanta i pazienti che trattiamo con il “tocilizumab”, conferma il Dott. Maurizio Caminiti, direttore del Centro di Reumatologia del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli“. Insieme alla Dott.ssa Giusy Pagano Mariano, il Dott. M. Caminiti ha partecipato negli ultimii anni a cinque studi nazionali e internazionali finalizzati alla verifica dell’efficacia e sicurezza del farmaco sui pazienti con artrite reumatoide. “Molti pazienti hanno ottenuto miglioramenti del quadro clinico con riduzione del danno sia articolare che multiorgano, legato al rischio cardio-vascolare e polmonare (polmoniti interstiziali) – spiega il Dott. M. Caminiti. Questo avviene perché l’artrite reumatoide è una malattia sistemica che, oltre a colpire le articolazioni, interessa anche gli organi interni. La complicazione più temibile dell’infezione da Coronavirus è la polmonite interstiziale bilaterale rapidamente progressiva sostenuta dall’iperproduzione di proteine (citochine) infiammatorie (sindrome da rilascio di citochine). Questa condizione provoca gravi danni polmonari e può portare alla morte”.
Il Dott. M. Caminiti conferma che il “tocilizumab” potrebbe essere utile per questa drammatica complicazione, come dimostrato sui pazienti cinesi.
“Il ‘tocilizumab‘, anticorpo monoclonale, inibisce la chitochina IL-6, tra le proteine pro infiammatorie più importanti, modulando l’eccessiva produzione di queste citochine che in alcuni casi può portare ulteriori danni e diventare fonte di progressivi sintomi.”
Il tocilizumab non è indicato per il trattamento del COVID-19 ma la comunità scientifica sta dimostrando interesse al suo utilizzo in questa grave complicanza polmonare.
Al dott. Caminiti preme ringraziare la disponibilità della Roche (azienda produttrice) nel fornire gratuitamente il farmaco nel trattamento “off label” di questa condizione. L’esperto chiude lanciando un ultimo messaggio: “valgono sempre gli accorgimenti del governo perché confinare il virus rimane la via principale per combatterlo”.
A corroborare la fiducia del CReI nell’efficacia del farmaco è lo stesso Dott. Pietro Gigliotti specialista reumatologo AsP Cosenza (delegato regionale CReI Calabria):
“Il CReI condivide pertanto l’uso del Tocilizumab nei casi molto gravi di COVID-19 con interessamento interstiziale polmonare e con elevati livelli di IL6 circolante. E’ indispensabile la creazione di una TASK force per ciascuna sede interventistica ospedaliera/territoriale, quale condizione necessaria essendo imprescindibile l’intervento e il parere di clinici provenienti da più aree specialistiche. La partecipazione di un reumatologo esperto è raccomandata per la conoscenza del tocilizumab nella real life della propria attività clinica. Si ricorda che è stata già istituita una rete reumatologica regionale Decreto 2017 che urgerebbe attivare. Le realtà reumatologiche in Calabria consentono di fatto, con la collaudata esperienza dei reumatologi operativi sul campo, di rendere efficace l’impegno della task force.”
I reumatologi intendono precisare che anche altre molecole (clorochina fosfato, idrossiclorochina, baricitinib, tofacitinib e nintedanib) già in uso da alcuni anni, nelle malattie immunomedate, potrebbero trovare indicazione nella gestione della polmonite interstiziale bilaterale successiva a Covid-19.
I reumatologi italiani stanno valutando uno studio osservazionale: l’obiettivo è verificare la riduzione o addirittura la protezione dai rischi di mortalità in pazienti già in terapia (per artrite reumatoide) proprio con i farmaci biotecnologici. Se, cioè, il trattamento con questi farmaci, sia stato in grado di prevenire le complicazioni in alcuni pazienti.