Covid 19 e ricostruzione: Al Senato la strategia di Conte, il Mes e la proposta francese
L’informativa del premier si è soffermata sugli strumenti ipotizzati dall’eurogruppo. “Non accetterò un compromesso a ribasso”
21 Aprile 2020 - 20:14 | Redazione
“La sfida che ci attende non può essere affrontata efficacemente ricorrendo solo con politiche nazionali. Visto che il virus non conosce confini e sta pervasivamente incidendo sui tessuto economico sociali di molti paesi, affinché tutti i paesi possano superare l’emergenza sanitaria ricostruire le rispettive società ed economie è necessario che le nazioni sappiano mettere in campo una risposta coordinata e solidale”.
Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha introdotto la questione europea nell’informativa resa al Senato questo pomeriggio. Lo ha fatto ribadendo che l’Unione europea e l’eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi durante la crisi finanziaria del 2008.
“Allora non si riuscì ad affrontare in maniera solidale uno shock comune. Si decise addirittura un consolidamento fiscale affrettato, ingiustificato, che ampliando le divergenze tra i paesi produsse un secondo shock di natura asimettrica nel 2010/2011 portando alla crisi dei debiti sovrani condannando l’Europa ad una recessione più prolungata a una ripresa più lenta e debole rispetto alle altre maggiori aree economiche del mondo. È un rischio che adesso non ci possiamo permettere di correre. Poiché il fallimento nel produrre una risposta adeguata coraggiosa porterebbe inevitabilmente grave danno allo stesso progetto europeo”.
Per questo Conte ha sottolineato:
“Non potrò accettare un compromesso a ribasso. Non siamo difronte ad un negoziato a somma zero, non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. Sono convinto che o vinceremo tutti o perderemo tutti”.
Le proposte europee in campo
Poi, il premier si è concentrato sui risultati dell’eurogruppo dello scorso 9 aprile, elencando le 4 proposte che sono state messe sul piatto: è stato costituito un fondo di garanzia europeo presso la Banca europea degli investimenti dotato di 25 miliardi di euro che dovrebbe consentire l’attivazione fino a 200 miliardi di euro di finanziamenti per gli investimenti all’interno dell’Unione. Il secondo strumento di finanziamento è uno strumento di assistenza finanziaria che potrà erogare fino a 100 miliardi in linee di credito dedicate alle misure di sostegno al reddito dei lavoratori temporaneamente privi di impiego. Il terzo elemento è l’attivazione di una linea di credito dedicata alle spese sanitarie legato al Meccanismo europeo di stabilità, l’ormai strafamoso MES.
“Si è alimentato nelle ultime settimane un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie. L’Europa non deve ritrovarsi a chiedere scusa nei confronti di nessun paese come successo in passato quando ha imposto alla Grecia programmi particolarmente severi. Di qui la mia assoluta cautela. Difronte alla sfida epocale che stiamo vivendo non si può pensare che la risposta possa essere affidata ad interventi modesti sul piano finanziario per di più basati su un accordo intergovernativo come il Mes pensato per gestire crisi assai diverse riguardanti singoli paesi, imputabili a squilibri di natura economica. Per come è stato concepito nel passato, è uno strumento che ha sin qui espresso linee di finanziamento caratterizzate da forti condizionalità macroeconomiche e che in più ha consentito di dosare l’0imposizione di misure fiscali al soggetto finanziato sempre più stringenti, tutte cose che ritengo inaccettabili data la natura di questa crisi”.
“Insieme ad altri 8 paesi l’Italia ha lanciato una sfida ambiziosa all’Europa, invitandola ad introdurre nuovi strumenti per affrontare la crisi. Alcuni di questi paesi, come la Spagna, che hanno condiviso la nostra impostazione hanno dichiarato da subito di essere interessati al Mes purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette o indirette che siano. Rifiutare la linea di credito significherebbe fare un torto anche ai paesi che pure sono affiancati a questa battaglia che intendono invece usufruirne. Resto però convinto che all’Italia serva altro”.
All’ultimo Eurogruppo sono stati fatti passi in avanti.
“È stata proposta una nuova linea di credito chiamata Pandemic crisis support e adeguata alla natura asimmetrica dello shock del Covid 19 soggetta alla sola condizione dell’utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie. Se sarà veramente così bisognerà attendere l’elaborazione dei vari documenti relativi ai termini di finanziamento che verranno predisposti per erogare questa nuova linea di credito. Mi attendo ulteriori chiare prese di posizioni in seno al Consiglio europeo e siamo disponibili a lavorare con i Paesi interessati perché in sede regolamentare on siano introdotti condizionalità di sorta macroeconomiche o anche più specifiche”.
“Quanti esprimono dubbi su questa linea di credito contribuiscono a un dibattito democratico e costruttivo. E sono io il primo a dire che bisognerà valutare attentamente i dettagli dell’accordo. Solo allora potremo discutere se ci sono condizionalità, se il relativo regolamento può essere conveniente e opportuno rispetto agli interessi nazionali. Ritengo che questa discussione debba avvenire in modo pubblico, trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola. Ma la verità è che la trattativa è particolarmente complessa, perché la risposta comune deve essere ben più efficace e consistente. Siamo convinti della forza delle nostre ragioni, all’inizio eravamo soli, ora 8 paesi sono con noi a chiedere strumenti nuovi adatti alla situazione che stiamo vivendo”.
“Il quarto elemento del pacchetto è un pezzo fondamentale della nostra strategia europea: l’European recovery found, strumento che possa finanziare progetti comuni di interesse europeo per avviare un piano di ricostruzione fondato sugli investimenti, l’innovazione, la sostenibilità ambientale e la tutela della salute. L’Italia vuole strutturarlo come un veicolo in grado di finanziarsi con debito comune sui mercati finanziari”.
“Sarà questo il tema della riunione dei membri del Consiglio europeo previsto per giovedì prossimo 23 aprile. L’Italia e i paesi che condividono strategia sostengono la necessità di una risposta coordinata con la conseguenza che lo strumento deve essere conforme ai trattati europei, gestito a livello europeo offerto a tutti i paesi interessati, senza che possa assumere un carattere bilaterale, dovrà essere particolarmente consistente, mirato a far fronte a tutte le conseguenze negative economiche e sociali prodotte dal Covid 19. Dovrà essere immediatamente disponibile e se pure verrà a ricadere sul nuovo quadro finanziario pluriennale dovrà essere messo a disposizione di tutti i paesi interessati subito, attraverso un meccanismo di garanzia che ne anticipino l’applicazione. Non dovrà avere le condizionalità penso anche in termini di cofinanziamento e di modalità di spesa. Al momento abbiamo iniziativa dalla presidente della Commissione che potrebbe avere queste caratteristiche. Sul tavolo anche una proposta francese che legherebbe il Recovery found ad un veicolo costruito ad hoc in grado di emettere strumenti di debito comune ed erogare fondi ai Paesi membri. Noi appoggiamo questa proposta francese, avendo chiesto di integrarla. C’è una proposta spagnola che potremmo appoggiare”.
“A noi interessa portare a casa un risultato non rivendicare primazia sulle proposte. Non ci possiamo permettere di rallentare il processo decisionale europeo. Dobbiamo affrettarci senza indugio a rafforzare la nostra casa comune”.