Coronavirus – Il viaggio interiore di solo andata per la Serbia di un avvocato reggino

Il Covid-19 minaccia non solo italiana ma globale: paure, riflessioni e speranze dall'estero


Sono le ore 4, 50 del 2 marzo 2020, io e mia moglie Natasa ci svegliamo per andare in aeroporto a Reggio Calabria, per imbarcarci sul volo AZ 1154 Reggio Calabria – Roma, con seguito sul volo Roma Belgrado, destinazione finale Serbia.

La nostra partenza era programmata da tempo  per motivi di lavoro, e non solo; arrivati all’aeroporto di Belgrado “Nikola  Tesla” già si percepiva un’aria surreale: si vedevano volti contriti, una “pesantezza” tra le persone che arrivavano  da alcuni paesi lontani quali Francia, Spagna, Russia, Thailandia, India, Germania.

In cuor mio sentivo come un sospetto che qualcosa di brutto da lì a poco stesse per succedere; ed infatti man mano che i giorni passavano la situazione mondiale iniziava a peggiorare per via delle notizie che arrivavano, le quali erano non del tutto incoraggianti.

Per il lavoro che faccio, come avvocato internazionale, ho tanti contatti in giro per il mondo ed infatti nei giorni a seguire mi son messo d’impegno per fare un breve resoconto, tramite conference call, di cosa stesse realmente succedendo nelle altre parti del mondo.

Contatto perciò subito gli amici in India, Cina, Cile, Kenya, Messico, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Canada, Danimarca, Francia, Lituania, Lettonia, Danimarca, ecc.

I giorni passano ed io sento sempre di più l’ansia che mi viene trasmessa dalle televisioni Italiana  e Serba alle quali sono costantemente collegato per seguire le notizie; sembra un clima surreale, fantascientifico quello che tutti noi sentiamo: come se stessimo vivendo un film tipo quello che ho visto in tv “ Contagion” di Staven Soderbergh in cui tutti noi siamo dei protagonisti inconsapevoli.

Ma stavolta invece siamo dei protagonisti reali: parlo con Natasa, e spiego che secondo me c’è qualcosa che non va, c’è troppa confusione e troppe cose non dette oppure dette maldestramente.

I giorni passano e quando ho visto la foto con i feretri di Bergamo ho iniziato un pianto ininterrotto per diversi minuti. Pensavo che se fosse ancora in vita il mio caro Papà, volato in cielo ad ottobre 2019, ed avesse visto questo disastro, sarebbe morto subito dal dolore.

Mi chiedevo in cuor mio “com’ è possibile una cosa del genere?”; e mi sono rivolto a Dio, nella speranza di potermi svegliare da questo brutto sogno. Ma purtroppo la realtà ha preso il sopravvento; è tutto vero, ed ho chiesto ancora: perché tutto questo dolore! Perché, Dio, perché !!!

Ma spesso non comprendiamo il volere di Dio: leggevo sui vari blog come alcuni si rivolgono a Dio chiedendo il senso di tutta questa situazione così ingiusta: ed in effetti è ingiusto, ma non è il volere di Dio ma piuttosto quello dell’uomo, sempre più egoista, cattivo, invidioso, orgoglioso, presuntuoso, che sfidando il normale decorso della vita ha pensato di essere al di sopra  di tutto e tutti.

Ecco cosa ha provocato e sta provocando l’uomo: la distruzione stessa dell’uomo.

Dobbiamo fermarci, ascoltare il grido di dolore che arriva dal Creato: quello a cui assistiamo con il cambiamento climatico da qui ai prossimi 50-100 anni sarà il destino dell’intera umanità.  Fermati UOMO !!! Per chi non abbia letto, consiglio l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si” incentrata proprio sul cambiamento climatico e su  come dobbiamo comportarci con la Natura che ci circonda, con il Creato.

Vedete, la tecnologia ha salvato e salva tante vite umane; rispetto al secolo scorso molte cose sono cambiate, ma molte altre sono anche peggiorate, ognuno di noi è collegato alla rete internet, padrona incondizionata della nostra vita.

Avete provato mai a stare senza telefonino per un giorno? No, ma provate, sicuramente: dopo un’ora vi sentirete come narcotizzati, in preda all’astinenza incontrollata, psicotica: avete la “necessità” di vedere chi vi ha messo il “like”, chi vi ha scritto su whatsapp, chi su Facebook, ecc,.

Ma vi rendete conto cosa ci fanno essere ? Degli automi, dove la macchina controlla l’uomo, la sua vita, la sua essenza, il suo essere libero.

Sapete, io ogni tanto quando ho la possibilità, con un caro amico Mario volo su un piccolo elicottero, e non appena ci alziamo in volo mi sento come un uccello libero:  vedo dall’alto la bellezza della natura del Creato e non appena passate le nuvole sento un brivido sulla pelle: sì, un brivido, come se sentissi un’energia cosmica invadere il mio essere.

Ci fanno sembrare delle marionette: guardate Instagram, il profilo delle aspiranti veline che posano in ogni angolazione, per un momento di celebrità, ma forse poi due parole consecutive una dietro l’altra hanno difficoltà ad esprimerle ( chiaramente non tutte). Ecco, vedete, l’apparenza, il farsi vedere: questo sta distruggendo il mondo. Tutti dobbiamo apparire migliori degli altri; ma forse in realtà dovremmo, io in primis, dopo questa grande lezione della pandemia  del COVID – 19, dare maggiore attenzione alle piccole cose che prima sottovalutavamo, come una semplice stretta di mano, un sorriso in più, un abbraccio ad un amico, cose che stavamo perdendo perché presi dallo stile di vita frenetico.

Sapete, io mi trovo nella bella e splendida Serbia, nella città di mia moglie ed ora anche mia,  Subotica, una città molto bella con i suoi palazzi stile Austro – Ungarico,  al momento bloccato qui per impossibilità di rientrare in Italia.

Le misure che il Governo ha attuato appaiono molto forti ma ottime per l’intera popolazione ed ammiro come il Presidente Aleksandar Vucic stia gestendo la crisi nel Paese, con delle misure di contenimento importanti per l’intera popolazione. Situazione totalmente diversa in Italia, dove ritengo che la situazione sia in parte sfuggita di mano, anche se molti Paesi prendono ad esempio proprio l’Italia.

Purtroppo non sono nelle condizioni di fare polemiche anche perché lasciano il tempo che trovano, ma ritengo che soprattutto la leggerezza di qualcuno abbia causato ed aumentato il disastro in Italia, e con ciò mi riferisco alla mancanza di coordinamento in primis.

Ma questo sarà oggetto di una attenta analisi magari a fine pandemia, magari con una commissione d’inchiesta; ora dobbiamo pensare al popolo Italiano gravemente colpito con l’annientamento di una parte della popolazione, quella più fragile quella dei nostri nonni e nonne, di una generazione che ha scritto l’Italia del dopoguerra, che oggi non c’è più.

Sapete una cosa? In questo periodo mi chiedevo,  ma credo che molti di voi se lo stessero chiedendo: ma noi siamo in Europa? Mah, non vi nascondo che ho cercato di capire anche attraverso i padri fondatori dell’Europa, Alcide de Gasperi in primis, e poi tutti gli altri, il vero spirito della creazione dell’Europa, spirito nobile ma che oggi ha preso invece un’altra strada, quella della sopraffazione e dell’egoismo: oggi l’Europa sembra un libro di fumetti, sapete, magari quelli scritti da Albert Uderzo, scomparso proprio qualche giorno fa.

L’Europa… quella che sorride con noi nelle foto ufficiali del G7-G8 ecc e poi magari con  gli altri sodali Germania, Olanda, Austria, Finlandia (una volta anche Inghilterra) ci pugnala alle spalle… magari volendo fare la fine della cara Grecia con la Troika solo per la supremazia di qualche Paese.

Questa è l’ Europa ? No, no non la vogliamo; vogliamo la solidarietà, l’aiuto fraterno, quello che un amico fa nei confronti di un altro amico!  Un esempio di altruismo viene da Paesi da cui non te lo aspettavi, proprio come l’Albania che invia in questo momento di grande crisi 30 persone tra medici, ed infermieri, e non vi nascondo che mi son commosso nelle parole dette prima della partenza verso l’Italia dal Primo Ministro Edi Rama che dice “Lo so che a qualcuno qui in Albania sembrerà strano che trenta medici e infermieri della nostra piccola armata in tenuta bianca partano oggi per la linea del fuoco in Italia. So che trenta medici e infermieri non risolveranno il rapporto tra la forza micidiale del nemico invisibile e le forze in tenuta bianca che lo stanno combattendo sulla linea del fuoco  da quella parte del mare. Ma so anche che laggiù è oramai casa nostra da quando l’Italia e le nostre sorelle e fratelli italiani ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro quando l’Albania versava in dolori immensi.”

La mia Nazione, l’Italia, il Paese più bello del Mondo non perché lo dico io: no no, lo dice la storia la bellezza, l’arte, la cultura, la cucina, la creatività, e starei ancora qui a scrivere altre mille cose. La mia Nazione, se uscisse dall’Europa, credetemi, ne causerebbe la scomparsa dopo solo un  minuto!

Purtroppo i giorni passano, ma notizie incoraggianti non ne sento; anzi ogni giorno alle 18,00 se volete deprimervi potete collegavi con la diretta della Protezione Civile che vi dà il numero dei morti, ogni giorno sembra un campo di battaglia.

Non per essere pessimista, anche perché non fa parte del mio “modus vivendi ”: penso che il mondo stia andando verso una strada di non ritorno se non ci muoviamo tutti insieme.

Ma proprio perché bisogna essere ottimisti, propositivi, nonché speranzosi, voglio affidarmi all’immagine di Papa Francesco che, in occasione dell’indulgenza plenaria, ha affidato il mondo alle mani di Dio: un’immagine unica, commovente, che difficilmente molti di noi dimenticheranno, vedere il Santo Padre salire con fatica la scalinata di San Pietro in una piazza vuota dove il cielo cupo, triste, piangeva anche lui ininterrottamente, quasi come l’immagine di Gesù che sale il Calvario, e si affida a Dio.

Lì, dove tutti gli occhi del Mondo erano puntati, vedere il dolore di un uomo che si affida a Dio con tutte le sue forze – e lo si può leggere dai suo occhioni grandi e luminosi – che, per un attimo, ho sentito quasi lo smarrimento, ma una voce flebile silenziosa gli dice: Francesco, il mondo si rialzerà solo se lo vorrà veramente!

Vorrei ancora scrivere molte altre considerazioni ma forse lo farò nel mio secondo articolo; per ora chiedo a Dio solo la fine di questo disastro; ma auspico anche che l’uomo guardi come una grande lezione di vita quanto accaduto, ed auguro ad ognuno di noi che ciò non si riproponga più, che i centri sperimentali di batteriologia siano chiusi  definitivamente perché non servono a nulla  se non a distruggere l’umanità, e ne stiamo percependo in questo momento gli effetti.

Un grande abbraccio virtuale a tutti i miei amici, ed anche ai miei amici che sono ritornati alla casa del Padre, per questa tremenda malattia.

Antonio Circosta