Elezioni comunali: Reggio, tu per cosa voti?

Vorremmo chiedere ai reggini per cosa votano. Non per chi o contro chi, ma quale sarà l'idea che cambierà la città

Palazzo San Giorgio

A questo punto della campagna elettorale, a tredici giorni dal voto, vorremmo idealmente fare un esperimento.

Vorremmo chiedere ai reggini se sono nelle condizioni, oggi, di dire per cosa votano. Non vorremmo chiedere per chi o contro chi e cosa votano, ma proprio per che cosa votano. Per quale idea di città utilizzeranno l’unico strumento che hanno a disposizione per “cambiare” il destino di questa città.

Pensateci bene, non è una domanda di quelle scontate. Significa piuttosto entrare nell’intimo di ognuno di voi, per capire quale messaggio è realmente passato dai tanti candidati che aspirano a guidare la nostra città. Lo ammettiamo, è una domanda inusuale, e probabilmente impossibile da rivolgere a tutti.

Ma noi siamo curiosi di sapere cosa vi ha convinto o vi sta convincendo, al di là delle persone da votare, in questa campagna elettorale.

Si parla di rifiuti e di acqua che continua a non scorrere dai rubinetti delle nostre case. Si lanciano accuse a destra e a manca. Ma non si indica mai la strada da percorrere per uscire dalle tante emergenze. Si, insomma, almeno nell’ultimo ventennio, giusto per rimanere nell’attualità dei nostri tempi, acqua e rifiuti sono stati i cavalli di battaglia di tutte le competizioni elettorali. Insieme a Reggio città turistica, Reggio e il suo mare, la cultura, l’aeroporto, i servizi colabrodo, la depurazione, il welfare, il palazzo di Giustizia, il mercato ortofrutticolo, le incompiute.

A noi sembra un deja vu. E non deve essere positivo questo fatto. Avere le agende ferme sugli stessi temi da almeno un ventennio (ma è molto di più) ci spinge a pensare che forse abbiamo sbagliato tutto. Che non abbiamo guardato le cose dal punto di vista corretto.

Diversi sindaci e aspiranti tali, in passato hanno detto di avere la soluzione in tasca rispetto a chi li ha preceduti.

Eppure, la questione rifiuti è sempre aperta; l’acqua – nonostante l’inaugurazione dello schema idrico della Diga del Menta – continua a mancare nelle case dei reggini; la cultura zoppica, trainata solo dai Bronzi di Riace e dal Teatro Cilea; il palazzo di Giustizia è diventato vecchio, e il mercato ortofrutticolo continua a sopravvivere tra quelle quattro mura di carta in una situazione di palese abusivismo. L’Aeroporto? È il grande assente di questa campagna elettorale dei pseudo programmi.

Insomma la città non cresce. È da anni che si “posano le basi per…” ma Reggio rimane fanalino di coda di classifiche e gradimenti.

Vogliamo parlare della vita reale? Quella vissuta dai reggini? Basta considerare due fattori per capire il disagio di questa città, il cui nemico principale rimane sempre e comunque la criminalità organizzata e il malaffare.

Occorre guardare alla crisi economica che ha dominato gli ultimi anni, e poi al carico messo dall’emergenza sanitaria da Covid che, complice lo smart working, ha letteralmente levato dalla strada i cittadini che quindi spendono meno, facendo annaspare l’economia della media e piccola impresa. Che poi è il vero tessuto economico della città. Il riassunto di tutto ciò è che oggi, passeggiando per la strada principale della città si vedono più segreterie politiche che negozi aperti. Le serrande abbassate, le scadenze che – solo rinviate – mordono chi ha provato a rialzarsi, sono invece la rappresentazione plastica di una città che sta raschiando il fondo del barile.

Se qualcuno ha sentito parlare di questi argomenti, alzi la mano e ce lo faccia sapere.

Allora, la domanda retorica che sorge spontanea è: a cosa servono tutte quelle segreterie politiche?

La risposta, ahinoi obbligata, è semplice quanto paurosa: quando finirà la campagna elettorale quelle segreterie chiuderanno, e le serrande torneranno ad abbassarsi, giusto per ricordarci qual è la vita reale.

Ma nel mezzo, e speriamo vivamente di essere smentiti, quelle segreterie si trasformeranno nei salotti del popolo, magari per consumare – al riparo dai divieti imposti dal covid – il classico panino con la salsiccia, come vogliono i riti pagani di Festa della Madonna della Consolazione. Ma questo, non è esattamente il pane di cui hanno bisogno i reggini.

Foto di Antonello Diano