Reggio, concluso il corso di alta formazione del Centro Antiviolenza ‘Angela Morabito’
Il percorso didattico iniziato lo scorso 16 maggio, è stato strutturato in moduli di area sociale, psicologica, sociologica e giuridica
01 Novembre 2024 - 08:53 | Comunicato Stampa
Nell’ambito della proposta progettuale denominata “Cav A. Morabito – Modelli culturali di genere” – DDG N. 14605 del 13.10.2023, finanziata dalla Regione Calabria, nel pomeriggio del 31 ottobre con la magistrale relazione della dott.ssa Rosa Barone si è concluso il Corso di alta formazione dal titolo “La violenza di genere come sfida sociale globale: un fenomeno da leggere al caleidoscopio”, organizzato dall’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni, ente gestore del Centro Antiviolenza e della Casa Rifugio “Angela Morabito”.
Struttura del corso e moduli formativi
Tale percorso, iniziato lo scorso 16 maggio, è stato strutturato in moduli di area sociale, psicologica, sociologica e giuridica, e ha previsto n° 16 lezioni per un totale di 64 ore con approfondimenti laboratoriali sui temi trattati, condotti da esperti di ampia specializzazione e di levatura nazionale sui vari aspetti del fenomeno della violenza di genere. Il corso è stato patrocinato da: Osservatorio Regionale sulla violenza di genere, Commissione Regionale Pari Opportunità, UNIDA, Consigliera di Parità Città Metropolitana RC, Ordine Psicologi Calabria, ONDIF RC, Ordine Assistenti Sociali Calabria ed Ordine Avvocati RC, questi ultimi due per l’alta valenza riconosciuta ne hanno attribuito anche i crediti formativi e deontologici.
Sedi e partecipazione di professionisti
L’evento si è svolto in una prima parte presso l’Università per Stranieri Dante Alighieri di RC e nella successiva a Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana. Alla luce della consapevolezza che la violenza contro le donne e i minori sia un fenomeno multidimensionale e necessiti, per un’adeguata ed efficace presa in carico, di una formazione adeguata e di una modalità organizzativa competente che metta in primo piano il lavoro di rete e la sua specifica ed integrata modalità di intervento, hanno partecipato n° 71 professionisti con profili diversificati: assistenti sociali, avvocate, forze dell’ordine, polizia metropolitana, insegnanti, psicologhe, educatrici, operatrici SAI e dei servizi antidiscriminazione.
L’importanza di un linguaggio comune nella rete antiviolenza
Per aiutare in modo concreto le donne e rendere efficace una rete antiviolenza c’è bisogno di adottare un linguaggio comune tra tutti gli attori che ne entrano a far parte; questo linguaggio deve essere comprensibile a tutti e rimandare a letture comuni con cui identificare la violenza in maniera inequivocabile.