Coronavirus, l’appello di un giovane parrucchiere reggino: ‘Siamo a rischio fallimento’

"Perché il governo si ostina voler mantenere la chiusura anche in Calabria?"


La sera del 9 Marzo 2020 la vita di ognuno di noi è cambiata radicalmente e, probabilmente, per sempre.
Abbiamo visto la tragedia avvenuta nel Nord Italia, abbiamo visto le nostre abitudini cambiare, abbiamo dovuto fare dei sacrifici per fronteggiare questa emergenza. In tutto questo abbiamo riscoperto il nostro orgoglio di essere italiani ma soprattutto abbiamo dimostrato come si possono mettere da parte gli egoismi ed aiutarci l’un l’altro per il bene comune.
Tra i tanti sacrifici fatti c’è quello di aver dovuto chiudere la propria attività lavorativa, da un giorno all’altro.
Io sono un giovane parrucchiere cittanovese che ha deciso di non arrendersi all’idea che in Calabria non ci fosse lavoro, così ho deciso di realizzare il mio sogno proprio nella mia terra e nel paese in cui sono cresciuto. Sin dal primo momento ho pensato che fosse giusto dover chiudere per combattere questo nemico invisibile, ho rispettato tutte le norme previste dai decreti ed ho limitato al minimo i miei spostamenti.
Ora è passato un mese e mezzo e per fortuna la situazione è ampiamente rientrata, soprattutto al Sud dove il numero dei contagi è davvero minimo. Nonostante ciò l’ultimo decreto annunciato dal Presidente Conte prevede tra circa un mese la riapertura di parrucchieri e centri estetici.
Di fronte a questa situazione sono davvero sconsolato, se non ci viene data la possibilità di riaprire, di ricominciare a lavorare finiremo con il dover dichiarare fallimento e chiudere i battenti.
Trovo assolutamente illogico cercare di trattare in maniera eguale situazioni diverse, è incontestabile che la situazione tra Nord e Sud sia concretamente diversa. Perché il governo si ostina voler mantenere la chiusura per un lasso di tempo così avanzato di tempo anche in Calabria? Che senso ha?
Continuando su questa strada, ahimè, si finirà per dare il colpo di grazia alla già molto fragile economia del mezzogiorno e soprattutto ai tanti piccoli e medi imprenditori e commercianti che ogni giorno lottano per portare avanti le proprie realtà lavorative.
So bene che con questa lettera farò ben poco, ma nel mio piccolo voglio lanciare un appello al buon senso delle istituzioni: riconosceteci il diritto al lavoro sancito dall’art. 4 della nostra Costituzione e dateci la possibilità di rialzarci.
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società…”