Reggio, al Convitto Campanella la conferenza ‘Una, nessuna e centomila’

La testimonianza di Maria Antonietta Rositani ha emozionato tutti i presenti, una storia d’amore tossico che le ha lasciato tracce tangibili nel corpo ma non nello spirito

Convitto Campanella

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Club Interact Convitto Campanella ha organizzato una conferenza caminetto dal titolo “Una, nessuna centomila”. Erano presenti la collaboratrice dell’Ufficio di Presidenza prof.ssa Francesca Foti, delegata dalla Dirigente dr.ssa Francesca Arena, la dr.ssa Simonetta Neri, Presidente del Rotary di Reggio Calabria, il dr. Andrea Campiglia referente Interact del Club padrino Rotary di Reggio Calabria, la dr.ssa Nadia Modafferi, psicologa e psicoterapeuta del centro d’ascolto e casa rifugio “Angela Morabito”, la Sig.ra Maria Antonietta Rositani, vittima della violenza di genere e la prof.ssa Maria Rita Della Foresta, tutor scolastico Interact del Convitto. In un’aula magna gremita di studenti che nei giorni precedenti, nei diversi laboratori di cittadinanza, aveva prodotto interessanti lavori sul tema, si è dato avvio alla conferenza riportando dati allarmanti. Secondo i dati del Viminale, riferisce la dr.ssa Modafferi, i femminicidi in Italia sono più di uno ogni tre giorni e in aumento rispetto ai 12 mesi precedenti. Secondo l’Istat, inoltre, tra i problemi irrisolti rimane quello delle denunce poichè è elevata la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita e ciò rende la situazione ancora più grave. E’, altresì, grave il fatto che nei casi di abusi e maltrattamenti manchi una corretta valutazione del rischio perché spesso la violenza non viene riconosciuta. Sempre secondo un sondaggio Istat il commento più diffuso è che le donne “se la sono cercata”. La testimonianza della Sig.ra Rositani ha emozionato tutti i presenti, una storia d’amore tossico che le ha lasciato tracce tangibili nel corpo ma non nello spirito: da “guerriera” ha invitato gli studenti a non avere paura dell’amore ma nello stesso tempo a non sottovalutarne i rischi. Il femminicidio, ha aggiunto la dr.ssa Modafferi, non è un problema di sicurezza ma è un fenomeno culturale e trasversale, nessuna donna ne è esente e arrivare a denunciare il proprio carnefice non è una scelta semplice e soprattutto deve essere fatta in piena autonomia e con tanta determinazione. A questo proposito il dr. Campiglia ha focalizzato il proprio intervento ricordando che le conquiste in termini di parità di genere sono abbastanza recenti. Soltanto nel 1981 si è cancellato il delitto d’onore e il matrimonio riparatore e solo nel 1996 la violenza sessuale è un reato contro la persona e non contro la morale. Nell’ordinamento penale italiano, inoltre, il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 2013, con il decreto legge n° 93, convertito nella legge n°119, recante “Nuove norme per il contrasto della violenza di genere per prevenire il femminicidio e proteggere le vittime”. Numerose le domande degli studenti, che hanno dimostrato grande sensibilità per una tematica forte e coinvolgente sul piano emotivo. Un percorso di civiltà lento e tortuoso, ha aggiunto la dr.ssa Neri, in una società che non aiuta le giovani generazioni ad affrontare una grande questione culturale che ha come premessa l’inoccupazione delle donne. Siamo, infatti, penultimi in Europa per occupazione femminile, una diseguaglianza di genere che contrasta con il principio delle pari opportunità e con l’art. 3 della nostra Costituzione che richiama all’uguaglianza di tutti i cittadini. Solo se la società ci pensa pari, potremo vivere la parità di genere.