Consiglio regionale, i gruppi consiliari respingono dimissioni di Callipo: “Ci rifletta e torni in aula”
Soltanto in tre votano per la presa d’atto. Dibattito articolato con distinguo nel centrosinistra
14 Luglio 2020 - 20:03 | Claudio Labate
Le dimissioni di Pippo Callipo da consigliere regionale uniscono l’aula ed alimentano un dibattito sulle motivazioni con cui il Cavaliere le ha rassegnate.
Filippo Mancuso (Lega) nell’introdurre il punto ha ricordato che ai sensi del primo periodo dell’articolo 26 comma 2 del Regolamento interno del Consiglio regionale, il Presidente affronta le dimissioni nella prima seduta utile e che la votazione sulla presa d’atto delle dimissioni è effettuata per appello nominale e nel caso venga approvata ha effetto immediato.
Il consigliere Filippo Callipo ha formalmente comunicato le proprie dimissioni dalla carica di consigliere regionale con decorrenza immediata il 29 giugno scorso. Il presidente Domenico Tallini ha però voluto esprimere una sua considerazione sulla comunque inusuale presentazione delle dimissioni:
“Voglio precisare che questo atto politico non è mai, come in questo caso, una prassi d’ufficio o un voto riconoscimento. Ritengo invece che sia tutto il Consiglio regionale che si richiama al senso di responsabilità e alla sensibilità politica del consigliere Callipo. Nella speranza che possa contribuire ad una sua riflessione profonda sulle motivazioni delle dimissioni. Non è mai accaduto nella storia del regionalismo calabrese che il capo riconosciuto delle opposizioni abbandoni dopo solo quattro mesi la postazione politico-istituzionale a cui lo hanno delegato migliaia di elettori. Il mio ovviamente non è un rimprovero al Cavaliere Callipo che stimo enormemente come uomo e come imprenditore di successo. Non ho condiviso il taglio da lui dato alle dimissioni e perché credo che le motivazioni vere più profonde della sua delusione della sua amarezza siano da ricercare negli ingiusti e ingenerosi attacchi alla sua persona da quello che io chiamo il club dell’antipolitica, gli antagonisti da salotto che passano il loro tempo a tessere trame contro i loro avversari. Non mi piace entrare in un dibattito che appartiene tutto al centrosinistra in particolare al Partito democratico, ma trovo molto sensate le riflessioni che ha fatto uno dei principali sostenitori della candidatura del Cavaliere Callipo alla presidenza della Regione, l’imprenditore De Masi, anche lui da uomo libero che combatte il malaffare, la criminalità, ritiene che il posto del Cavaliere Callipo sia qui in questa assemblea dove non rappresenta se stesso, ma i 245000 elettori calabresi che hanno creduto nel suo progetto. Onorevole Callipo l’immagine di un Consiglio regionale delegittimato dopo appena quattro mesi non è veritiera, e non ci fa onore. Io ho più volte ammesso errori di valutazione e incomprensione tra maggioranza e opposizione, che non fanno bene alla istituzione, ma questo non vuol dire che questo Consiglio non abbia le carte in regola per fare un ottimo lavoro. Così come abbiamo dimostrato in l’approvazione del bilancio e di altre leggi importanti e provvedimenti, anche nel consiglio odierno sono in discussione argomenti importanti argomenti vitali e strategici per la nostra regione. Io penso che lei privandola di una guida riconosciuta e scaturita dall’elettorato, indebolisca la sua parte politica, e più in generale tutto il Consiglio regionale. Ascolti dalla voce dei gruppi le motivazione delle decisioni di respingere le sue dimissioni e si conceda un momento di riflessione prima di compiere un atto che lascerebbe un’ombra sulla sua esemplare vita di uomo e di imprenditore”.
A Tallini segue Marcello Anastasi che si congratula con il presidente, parlando di un intervento fatto con stile:
“Il suo è un intervento che non vuole porsi nei confronti di Callipo come un atto di indulgenza, bensì come un voler creare ponti. È un intervento il suo, presidente Tallini, che apprezzo perché in un contesto politico che da mesi con grandi difficoltà non riesce ancora a trovare pienamente il confronto e la condivisione su tante problematiche al punto tale da scoraggiare anche lo stesso Pippo Callipo, da lei oggi proviene secondo il mio punto di vista questo messaggio forte per ripartire all’insegna della collaborazione e del rispetto della dignità nei confronti della stessa minoranza per cui non posso che ringraziarla veramente di cuore. Oltretutto il suo intervento credo che sia notevolmente utile a riconoscere effettivamente l’alta statura di un uomo dell’imprenditoria calabrese, un uomo di alti valori etico morali”.
Domenico Giannetta (FI) parla da presidente della Commissione di Vigilanza. Rimprovera alla minoranza di aver accampato scuse rispetto alla questione Commissioni, parlando di “atteggiamento dilatorio” e di “manifesta incapacità organizzativa”. E proprio a questo Giannetta lega le dimissioni di Callipo che sono “la manifestazione plastica del fallimento del centrosinistra e l’azzeramento di un programma politico. Dispiace perdere un consigliere del valore e dello spessore di Callipo, ma non si può abbandonare, soprattutto se si pensa che c’è un pericolo per la democrazia”.
Giuseppe Aieta (Dp) si rivolge a Tallini: “Le sue parole camminano in superficie e capisco il travaglio del presidente e dell’aula, però noi rispetto a ciò che è avvenuto dobbiamo fare uno sforzo e andare in profondità. Il capo dell’opposizione che ha avuto circa 250 mila voti dai calabresi che si dimette e non per motivi personali o familiari, ma si dimette attraverso una analisi impietosa di questa assise. Due i motivi che mi spingono ad intervenire: per il rispetto che ho di Callipo e per il suo travaglio, e perché dissento completamente dalle motivazioni delle dimissioni e credo che tutti in uno slancio di sincerità dell’aula tutti siamo convinti che quell’analisi impietosa è ingiusta verso questa istituzione”.
Aieta voterà a favore della presa d’atto, “per difendere il ruolo dell’istituzione” chiedendo al contempo al centrosinistra di aprire una profonda riflessione, e respingendo “il giudizio rassegnato sulla Calabria”.
Il capogruppo del Pd, Domenico Bevacqua che si dice basito dall’intervento di Giannetta, ammette che le dimissioni di Callipo lo ha colto di sorpresa: “Le dimissioni sono una sconfitta per il centrosinistra e specialmente per il Pd che a livello nazionale e locale aveva individuato in Callipo la persona giusta per dare alla politica un linguaggio nuovo nei confronti dei cittadini. Le dimissioni, credo, devono farci riflettere sulle responsabilità della classe dirigente calabrese forse poco accorta, sensibile e aperta alla sensibilità di uomini come Callipo. Mi pongo una domanda per prima io: Siamo in grado come partiti e istituzioni, siamo veramente pronti ad aprirci alle energie migliori di questa terra? Forse non eravamo pronti a spalancare le porte alla società civile o forse non siamo stati bravi a spiegare che le liturgie della politica non sono perdita di tempo ma momenti di mediazione per raggiungere i risultati. Il Pd continuerà sulla strada del cambiamento e di apertura alla società civile, avendo un atteggiamento rigoroso in Consiglio e in pubblico. Le dimissione siano da monito e da stimolo a tutti noi. C’è bisogno di più umiltà e rispetto”.
Luigi Tassone (Pd), parla di adempimento formale ma anche di passaggio che impone riflessione seria e rigorosa, ma annuncia voto favorevole alla presa d’atto anche perché non coinvolto in una riflessione.
Filippo Maria Pietropaolo (FdI) si accoda ad Aieta sulla necessità di rigettare le motivazioni delle dimissioni, condannando i “giudizi pesanti” dati sull’attività di Palazzo Campanella. Annunciando il voto contrario alle dimissioni, Pietropaolo invita Callipo ad una nuova riflessione, per il ruolo e per il contributo che la sua persona può portare ai lavori del Consiglio.
Carlo Guccione (Pd) vuole “evitare la sagra delle ipocrisie” e andare alla sostanza: “E’ la prima volta che si dimette il capo dell’opposizione dopo soli 4 mesi. È un punto politico questo, che riguarda tutti, non solo la minoranza. Il centrosinistra aveva aperto una stagione nuova, aprendoci ad un mondo nuovo. Non condivido le dimissioni, ma so che dopo 4 mesi non si possono fare ragionamenti compiuti. Sarebbe puerile utilizzare le dimissioni di Callipo per prendersi qualche rivincita personale, e lo dico al mio mondo. Non so quali futuri scenari ci saranno, se le istituzioni terranno di fronte alla crisi economica derivante dalla pandemia, ma non ho dubbi sul fatto che se saremo in grado di mobilitare le risorse comunitarie insieme ad un progetto vero di rilancio dell’economia calabrese, allora saremo una classe dirigente che porta la Calabria ad un livello altissimo. La schermaglia politica diventa defaticante e inconcludente, noi invece vogliamo lavorare per dare risposte”.
Raffaele Sainato (FdI) avrebbe preferito un confronto in aula con Callipo. Si rivolge poi alla minoranza:
“Se vi manca il capo un perché dovete anche chiedervelo. La nostra posizione è improntata a recuperare il Callipo imprenditore e persona. Il Consiglio regionale in alcuni casi deve parlare un’unica lingua. La responsabilità non sta nell’accogliere o respingere le dimissioni ma in quello che diciamo e che facciamo e anche dalla vostra posizione”
Giuseppe Graziano (Udc) condivide l’analisi di Tallini e invita a fare tesoro della denuncia contenuta nelle dimissioni di Callipo: “Se ritiene che questo Consiglio non sia in grado di produrre leggi per il bene dei calabresi, allora Callipo deve rimanere in quest’aula, non deve arrendersi”.
Sinibaldo Esposito (CdL), esprime sentimenti di stima verso Callipo uomo e imprenditore, ma parla anche lui di problema politico esistente: “Non v’è dubbio che le dimissioni lasciano un vulnus nell’intero Consiglio, ma riteniamo che il problema sia all’interno dell’opposizione, oggi frammentata, che deve decidere se convincere Callipo a tornare sui suoi passi”.