Miramare, la requisitoria del pm Ignazitto: chiesti 1 anno e 10 mesi per Falcomatà
Si è conclusa pochi minuti fa la requisitoria del pm Ignazitto. Le richieste dell’accusa agli imputati
22 Ottobre 2021 - 20:29 | di Vincenzo Comi
Battute finali per il tanto discusso processo Miramare che vede imputati il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatá ed i fedelissimi Armando Neri e Giovanni Muraca. Tra gli altri imputati vi sono altri componenti della giunta del primo mandato, tra cui: l’ex assessore Angela Marcianò, l’unica ad aver scelto il rito abbreviato e che ha già ricevuto una sentenza di condanna, gli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Antonino Zimbalatti, Agata Quattrone e Patrizia Nardi. Sono coinvolte nel processo anche l’ex segretario del Comune, Giovanna Acquaviva e l’ex dirigente Maria Luisa Spanò.
L’accusa è quella di falso e abuso in atti di ufficio in relazione all’ormai famosissima delibera con cui si attestava l’assegnazione diretta del Miramare all’associazione ‘Il Sottoscala’ di Paolo Zagarella.
La requisitoria del Processo Miramare
È durata ben otto ore la requisitoria del pm Walter Ignazitto iniziata alle 12:00 questa mattina presso l’aula Bunker di Reggio Calabria e conclusasi alle ore 20:00.
Il dott. Ignazitto, assistito dal dott. De Caria, ha ripercorso l’intero dibattimento riepilogando l’intera fase dibattimentale che ha visto numerosi interrogatori sia degli undici imputati che dei testi.
“È stato affidato un bene pubblico da sempre definito dal primo cittadino come un gioiello di famiglia a un amico di Falcomatá. L’essenza del processo è tutta qua”.
È stato violato il principio di trasparenza, imparzialità e correttezza della gestione della cosa pubblica.
Il “gioiello della città”
“Mi è stato detto che l’ufficio di procura non ha capito nulla di questo processo. Magari è colpa mia. O magari questo è un processo dei plurimi distinguo terminologici. La realtà invece è molto semplice. Siamo di fronte a un fatto. Il sindaco di una città ha affidato un bene storico pubblico ad un suo amico senza alcun atto ad evidenza pubblica, senza avviso, senza comunicarlo alla città ma solo ad un suo amico attraverso una convocazione ‘privata’. È stato scelto di non informare e interpellare le altre migliaia di associazioni. Non sono state interpellate perché il Miramare doveva essere affidato a Paolo Zagarella e non all’associazione Il Sottoscala”. Non c’è stata sciatteria, ma una gestione finalizzata a quell’obiettivo. Falcomatá avrebbe dunque tolto subito dal mercato il Miramare, un “bene dell’argenteria – come lui stesso lo ha definito il 7 luglio 2021”.
Il pubblico ministero ricorda come gli assessori definivano il Miramare:
“Falcomatá lo ha etichettato come un pezzo d’argenteria. Gli altri imputati hanno dichiarato come il Miramare abbia un valore simbolico un valore affettivo, è il bene più sentito della città”.
L’amicizia con Zagarella e le feste all’Altafiumara
Dopo aver ripercorso le varie sfumature, nonché l’evoluzione giuridica del reato di abuso di ufficio, il Pm ha continuato ad ‘asfaltare’ il sindaco Falcomatá, principale imputato nel procedimento, evidenziando la sua amicizia storica con Paolo Zagarella.
”Organizzavano feste insieme all’Altafiumara sin dal 2011. Avevano un rapporto di amicizia pluriennale. Direi che erano proprio soci. Il sindaco inoltre aveva un profondo senso di riconoscenza nei confronti di chi gli aveva dato un bene in pieno centro città come segreteria politica per le sue campagne elettorali”.
E poi la consegna delle chiavi da parte dell’assessore Muraca a paolo Zagarella con tanto di telecomandino dell’allarme. Il Pm contesta una serie di reati e di irregolarità di regolamenti comunali e testi unici non solo al sindaco ma anche agli assessori in qualità di pubblici ufficiali.
L’assenza di un bando pubblico
“È previsto dalla legge l’affidamento diretto dei beni solo per un uso occasionale con una procedura semplificata. Ma non è questo il caso. Qui ci voleva un bando pubblico. Un avviso, una comunicazione”.
E ancora il Pm tira fuori diverse prove documentali tra cui un messaggio della Marcianó all’ing. Marcello Romano che gli chiede “Tutto ok col Miramare?”. La Marcianó risponde: “Il sindaco non vuole sentire ragioni”. Nemmeno sulla bozza rimodulata è stata accettata dal “Granbello” (soprannome che risulta dalle chat degli assessori in riferimento al primo cittadino ndr.).
Le richieste di condanna
E infine, dopo oltre sette ore, vengono formulate le richieste all’organo giudicante dal pm Walter Ignazitto.
1 anno e 10 mesi per il sindaco Falcomatà, 1 anno e 8 mesi per gli altri imputati.