Cimitero migranti, Falcomatà: '45 bare fuori dalla motonave. Scena che non dimenticheremo'

Il ricordo del sindaco sospeso Falcomatà: "45 corpi contrassegnati solo da numeri, che nei giorni successivi, man mano vennero in parte sostituiti dai nomi"

In una cerimonia sotto la pioggia battente di questa mattina è stato consegnato al territorio metropolitano il primo cimitero dei migranti e dei poveri. Presenti tutte le istituzioni reggine tra cui il sindaco f.f. Brunetti, il sindaco metropolitano f.f. Versace, l’arcivescovo metropolita RC – Bova Fortunato Morrone, il prefetto Massimo Mariani, nonchè rappresentanze della Caritas e varie associazioni del territorio.

Anche il sindaco oggi sospeso Giuseppe Falcomatà, che all’epoca dello sbarco del 2016, aveva seguito da vicino il drammatico evento, ha commentato la notizia di oggi con un post FB:

“Quarantacinque bare, scatole metalliche fredde e anonime, che uscivano dalla pancia della motonave Vega durante uno dei tanti sbarchi all’inizio di quell’estate caldissima del 2016. Una per volta, portate a spalla sulla banchina dagli uomini della Guardia Costiera, sembravano non finire più. Una processione lenta ed inesorabile. Una bara dopo l’altra, vite spezzate tra urla strazianti, annegate tra le onde inesorabili del Mediterraneo e poi ripescate da mani misericordiose. Sfilavano lente di fronte a noi e poi tra i drappelli di volontari che pregavano in silenzio, a testa bassa, con i pugni stretti ed il cuore a pezzi. Una scena che difficilmente dimenticheremo.

Eravamo nel pieno dell’emergenza sbarchi. Il Sud Italia, la Calabria, la Sicilia, erano il principale luogo di approdo di tutta Europa e Reggio Calabria diede prova della sua proverbiale accoglienza. Bambini, donne incinte, persone malate, scalze, impaurite, in fuga dalla guerra e dalla fame. Sembrava impossibile provare a restituire dignità a quel popolo in fuga. Ma nessuno si tirò indietro, nessuno. Reggio Calabria, come sempre, rispose presente.

In quella occasione si presentò il problema di dove seppellire quei corpi straziati dal mare. Insieme all’Assessore Giovanni Muraca, al Delegato Rocco Albanese e ai responsabili dell’ufficio servizi cimiteriali, pensammo ad un luogo che poteva ospitare le salme, e dopo qualche confronto con le altre autorità impegnate nel circuito dell’accoglienza, venne fuori l’idea del cimitero di Armo. Furono seppelliti lì, nella nuda terra, 45 corpi contrassegnati solo da numeri, che nei giorni successivi, man mano che giungevano notizie più accurate sull’identità dei corpi recuperati, vennero in parte sostituiti dai nomi. Non tutti purtroppo, alcuni di loro rimarranno per sempre ignoti, ma da allora giacciono lì, sulle nostre colline. Migranti vittime del mare, vittime prima ancora della povertà e della guerra, vittime dell’indifferenza e della miseria umana.

Grazie al lavoro straordinario dell’Arcidiocesi e della Caritas, con un progetto condiviso con l’Amministrazione comunale, negli anni quel cimitero è stato trasformato, ampliato e sistemato. Oggi contiene più di 140 loculi e continua ad accogliere le spoglie degli ultimi. Stamattina con un momento di preghiera è stato consegnato alla comunità reggina, uno spazio che deve diventare per tutti noi un luogo della memoria, un mausoleo simbolo della solidarietà tra i popoli del mondo.