Rapimento Sofia, il piano premeditato della coppia: ‘Una infinita voglia di avere un figlio’
Entravano in clinica con i dolci, fingendo di andare a trovare le partorienti
22 Gennaio 2025 - 15:32 | di Redazione
Il rapimento della piccola Sofia, sequestrata dalla clinica Sacro Cuore, porta alla luce un dramma personale e un piano meticolosamente orchestrato dalla coppia responsabile: Rosa Vespa, 51 anni, di Castrolibero, e Aqua Moses, 43 anni, originario del Senegal. I due, arrestati in flagranza dopo tre ore di ricerche, hanno ammesso di aver agito spinti da un’insaziabile voglia di avere un figlio, una motivazione che però non attenua la gravità delle loro azioni.
Una finta gravidanza durata nove mesi
Rosa Vespa, laureata in Architettura, sapeva di non poter avere figli, ma ha scelto di simulare una gravidanza per nove mesi, coinvolgendo amici, parenti e persino i social media. L’8 gennaio scorso, Rosa aveva annunciato su Facebook la nascita del presunto figlio, scrivendo:
«Dopo tanta attesa il nostro miracolo è arrivato! Alle ore 20:00 di oggi è nato Ansel. Mamma e papà ti amano!».
La coppia, per rendere credibile questa storia, ha pianificato il rapimento osservando cliniche e ospedali e monitorando le partorienti per individuare la loro “vittima”. La loro scelta è ricaduta su Sofia, figlia di Valeria Chiappetta, una giovane casalinga di 24 anni.
Il giorno del rapimento
Il piano è stato eseguito con precisione. La coppia è arrivata al Sacro Cuore a bordo di una Giulietta. Aqua Moses è rimasto nella reception, mentre Rosa Vespa, con il volto parzialmente coperto da una mascherina, si è recata al reparto di ginecologia, entrando nella stanza di Valeria Chiappetta. Fingendosi una parente, Rosa è riuscita a portare via la neonata dalla struttura.
La festa per una maternità inesistente
Dopo il rapimento, Rosa e Aqua sono tornati nella loro casa di Castrolibero, dove avevano organizzato una festa per celebrare la falsa nascita del loro figlio. Quando gli agenti della squadra mobile di Cosenza hanno fatto irruzione, Rosa teneva ancora in braccio Sofia, mostrandola con orgoglio ai parenti.
La relazione tra Rosa Vespa e Aqua Moses
La coppia appariva felice agli occhi di molti. Rosa, sui social, descriveva il marito come il suo punto di riferimento, scrivendo:
«Quando sono triste, voglio mio marito. Se sono ansiosa, ho bisogno di lui accanto a me. È la mia calma, la mia cura e la mia casa».
Tuttavia, dietro questa apparente serenità si celava una fragilità emotiva. Un post del 31 dicembre 2024, pubblicato da Rosa su Facebook, rifletteva il suo stato d’animo:
«Voglio un anno più sereno, con meno dolore e arrabbiature. Un anno con più pace e ricco di salute».
Un dramma che non giustifica
Nonostante il desiderio della coppia di avere un figlio, le loro azioni costituiscono un crimine gravissimo. Il rapimento ha messo in pericolo la piccola Sofia e causato un trauma profondo alla sua famiglia. Rosa Vespa e Aqua Moses, ora in stato di arresto – lei nel carcere di Castrovillari, lui presso la casa circondariale di Cosenza – dovranno rispondere delle loro azioni in sede giudiziaria.
Questo episodio solleva interrogativi importanti sulla sicurezza nelle strutture sanitarie e sulla necessità di supportare chi affronta difficoltà psicologiche o sociali che potrebbero condurre a gesti estremi.