Catanzaro, scoperti ‘supermercati degli schiavi’: 4 euro l’ora e turni estenuanti. 3 arresti
I lavoratori, talvolta, sarebbero stati costretti a restituire in contanti parte della retribuzione. Sequestri per 27mln di euro
30 Ottobre 2024 - 07:33 | Comunicato Stampa
Paghe da 4 euro l’ora a fronte di turni massacranti, anche di 50 ore settimanali, ferie limitate e, in caso di infortunio sul lavoro, l’obbligo di denunciare un incidente domestico.
Supermercati come “fabbriche di sfruttamento” nel Catanzarese
Erano diventati dei supermarket degli schiavi, secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini della Guardia di finanza di Catanzaro, i punti vendita della catena dell’imprenditore Paolo Paoletti, di 51 anni, finito in carcere con le accuse di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Insieme a lui, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura di Catanzaro, sono state arrestate e poste ai domiciliari la consulente del lavoro Maria Teresa Panariello, di 48 anni, e una responsabile amministrativa dell’azienda, Anna Valentino, di 52, mentre per due responsabili dei punti vendita è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il gip ha anche disposto il sequestro di due società e dei negozi, affidati ad amministratori giudiziari, valutati circa 27 milioni di euro.
I dettagli delle indagini
Al centro delle indagini quanto accadeva a 60 dipendenti, individuati come parti offese, nei punti vendita di Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale, nel Catanzarese. A far partire gli accertamenti è stata la denuncia di due lavoratori. I finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro, con intercettazioni e perquisizioni, hanno ricostruito un quadro delle condizioni di vita drammatiche dei lavoratori.
Condizioni degradanti e pericolose per i lavoratori
Ai dipendenti della catena sarebbero state imposte condizioni di lavoro degradanti e pericolose. Oltre a una paga da fame rispetto all’impegno richiesto, i lavoratori, talvolta, sarebbero stati costretti a restituire in contanti parte della retribuzione e avrebbero avuto solo due settimane di ferie all’anno, in violazione di quanto stabilito dalla legge. I luoghi di lavoro, inoltre, secondo gli investigatori, non rispettavano le norme di sicurezza, e in caso di infortunio, i lavoratori venivano indotti a denunciare un incidente domestico.
A tale scopo, i responsabili dei punti vendita, in occasione della verifica di infortuni, accompagnavano i lavoratori in ospedale per costringerli a rendere dichiarazioni false. Un dipendente, feritosi più volte lavorando in macelleria, è stato costretto a dichiarare ai medici che si era ferito a casa. Un altro, infortunatosi al piede, è stato costretto a cambiarsi per non arrivare in ospedale con gli abiti da lavoro.
La reazione dei sindacati e delle istituzioni
Una vicenda che ha provocato la reazione sdegnata dei sindacati – la Cgil ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile – e del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.
“Chi vuole arricchirsi non rispettando le regole ma sfruttando i lavoratori è nemico della Calabria”, ha commentato il presidente Occhiuto.
Fonte: Ansa Calabria