Caso Spirlì, Billari: ‘Dichiarazioni bizzarre, occorre cautela e ponderatezza istituzionale’
Il consigliere regionale bacchetta il vice presidente della giunta: le sue idee non sono quelle del popolo calabrese
03 Ottobre 2020 - 15:23 | Redazione
“Dare ad un innocente termine linguistico dialettale, mai inteso come sfregio razzista nei confronti del proprio fratello, altri significati, buoni per bassa propaganda, sminuisce, persino, la simbologia felice per cui la Calabria è famosa nel mondo: gli oriundi Bronzi di Riace che sono, essi stessi, emblema di ogni Uomo fuggitivo”.
È l’assunto a cui affida la propria riflessione il consigliere regionale Antonio Billari, che commenta con amarezza l’ultima chiacchierata uscita del vicepresidente della giunta regionale Nino Spirlì, al quale consiglia “cautela e ponderatezza istituzionale” nelle sue uscite pubbliche poiché, per il ruolo che egli ricopre, ogni sua dichiarazione coinvolge l’intera Regione e i cittadini calabresi.
Billari dal canto suo parla di “disagio intimo oltre che politico”, definendo bizzarre le dichiarazioni dell’esponente dell’esecutivo Santelli, per l’uso di vocaboli che “appartengono, da sempre, ad un frasario pseudo- razzista e sub-culturale nell’indicare alcuni Esseri Umani” che, come gli occhi, possono avere pelle di colore diverso o per i loro intimi convincimenti e comportamenti personali.
“Nulla osta che – è il ragionamento di Billari – come persona e, se lo ritiene opportuno, il Vice presidente della Giunta Regionale della Calabria, espressione della Lega Nord, pensi e, al chiuso, esprima ed esponga queste sue idee, ma che lo stesso, sapendo della presenza delle stampa e, peggio ancora, citando una supposta tradizione fonetico-popolaresca calabrese, dia l’impressione che quel tipo di linguaggio e pensiero sia patrimonio, persino intimo, del Popolo e della Gente di Calabria, non solo è censurabile, ma butta una luce tetra sulla Regione Calabria e sul Consiglio Regionale, come, anche, segnalato dagli organi di stampa”.
Il neo consigliere regionale obietta che il calabrese è il prodotto di un miscuglio di genti e culture che per centinaia e centinaia di anni si sono fuse ed integrate, prima nei loro patrimoni genetici e, poi, nella grande vivacità culturale che, da sempre, ha fatto della Calabria, attraverso i suoi grandi figli, pur essi vittime di razzismo, persino ideologico, la patria dell’Umanesimo e della Filosofia moderna.
“Se, poi, si parla di vera Cultura Popolare, nella simbologia della bellissima, bianca, Mata e del moro Grifone, sta la vera essenza della nostra Storia di Integrazione. Né, come fa Spirlì, in termine “Nigra” può essere utilizzato come egli ha fatto. La Calabria è piena di antichissime Madonne e Crocefissi Neri, simbologie popolari di una religiosità, questa sì potente, e che ha accompagnato gli Uomini e le Donne di Calabria in tutti i loro travagli. E mai, queste immagini sacre, furono paragonate o usate per nulla che non fosse il senso profondo di religiosità, appartenenza e integrazione”.