Caso Hospice, il direttore sanitario Ines Barbera: “Abbiamo già perso le ali”
"Operiamo nella totale precarietà". Di seguito le parole di Ines Barber, direttore sanitario dell'Hospice Via delle Stelle sulla possibile chiusura
10 Luglio 2019 - 10:07 | Redazione
“Vorrei fare un paio di considerazioni in merito a questa vicenda che, peraltro, si ripete costantemente da anni”.
A parlare del caso Hospice è il direttore sanitario Ines Barbera, in un lungo post su facebook.
“Nelle more della nascita di altri Hospice per giusta volontà della Regione Calabria (sia nel Cosentino che nel Catanzarese) il paradosso assoluto è che l’Hospice di Reggio Calabria, il primo a nascere in questa regione, di fatto è come se non esistesse”.
Una cruda realtà, molto dura da accettare.
“Non è chiara la posizione istituzionale, non è chiaro l’impegno di spesa annuale, non sono chiare le scadenze contrattuali. Insomma, dobbiamo perennemente operare nella totale precarietà, proprio in termini identitari, non solo economici. Ecco quello che fa più specie, e che ben si allinea ad una terra orfana come la nostra. Eppure la disciplina delle CP oltre ad essere un LEA è normata come poche altre, basterebbe recepire ed applicare le leggi”.
Il direttore sanitario dell’Hospice parla di un’altra spina nel fianco:
“La caratteristica di un servizio di CP è quella di affiancare alle prestazioni prettamente sanitarie, tutto un progetto di “riqualificazione” esistenziale degli ospiti, fatto di attività che hanno a che fare con la vita: arte,teatro, letture, musica, attività diversionali…Tutto questo comporta un notevole impegno degli operatori e dei volontari. A questo, si erano affiancati altri progetti, l’HMagazine, la promozione della filosofia delle cure palliative, l’open day, etc.
Progetti elevati, progetti di cultura comunitaria, di educazione civica, che mal si accordano con il concetto di “sopravvivenza e vivacchiamento” cui siamo costretti da troppi anni. Il problema è che gli “angeli” più che volare via, le ali le stanno perdendo”.
Ines Barbera conclude affermando:
“Con molta serenità che l’obiettivo Hospice non può che essere quello di garantire un servizio di qualità (e la qualità comprende tutte le caratteristiche elencate prima) Se le intenzioni non sono quelle di creare una volta per tutte le condizioni per garantire un servizio eccellente, soprattutto rivolto alla qualità di vita e alla dignità di questi pazienti, insieme a un grosso lavoro di promozione e diffusione delle cure palliative, allora tanto vale che ce ne andiamo a casa. Ad maiora”.