Carriere Alias a Reggio, Giuffrè (Agedo): ‘Prossimo passo, l’adozione nelle scuole. L’ignoranza è il vero nemico’
La speranza è che ogni studente possa sentirsi accolto e tutelato, libero di esprimere la propria identità senza paura
01 Febbraio 2025 - 13:08 | di Eva Curatola
A volte basta poco per (ri)accendere la speranza in una società che sembra andare sempre più alla deriva. In questa prospettiva, la Carriera Alias emerge come uno strumento concreto per garantire la serenità di chi, ogni giorno, lotta per sentirsi riconosciuto e rispettato nella propria unicità. Non si tratta solo di un semplice cambio di nome, ma di un tassello fondamentale per il benessere delle persone transgender, ancorato a principi di tutela e libertà stabiliti dalla nostra Costituzione.
“L’identità alias è uno strumento di piena affermazione del diritto, della persona iscritta a scuola, di poterla frequentare senza il pericolo di essere discriminata o vivere un costante disagio derivato dal mancato riconoscimento di quel basilare, perché universalmente riconosciuto, diritto di essere (inteso come diritto di esistere e di vivere in sicurezza) che trova le sue radici negli art. 2 e 3 della nostra Costituzione italiana”.
L’adozione da parte dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria segna un importante traguardo per la tutela e la valorizzazione delle persone transgender nel contesto accademico. Accolta con entusiasmo da Arcigay, la notizia ha acceso i riflettori su un cambiamento culturale che, sebbene promettente, è ancora parziale. L’auspicio è che anche le scuole superiori della Città Metropolitana di Reggio Calabria possano presto adottare misure simili, fornendo a tutti gli studenti un ambiente sicuro e inclusivo.
Carriere Alias all’UniRC: la soddisfazione di Agedo
A esprimere soddisfazione e speranza in questo percorso è Mirella Giuffrè, Presidente di Agedo Reggio Calabria:
“La notizia dell’adozione della Carriera alias nella nostra Università Mediterranea mi fa ben sperare in un cambiamento culturale di inclusione e diritti anche nel nostro territorio. Le Università italiane sono state le prime che hanno iniziato e sono ormai numerosi gli atenei che assicurano questo diritto. L’alias compare sul badge-libretto universitario e nell’indirizzo mail istituzionale e possono fruirne, oltre agli studenti, tutti gli appartenenti alla comunità accademica”.
Secondo la piattaforma Infotrans, sono 48 le Università italiane che hanno attivato questo servizio, la situazione, però, è diversa nelle scuole di I e II grado, dove c’è ancora tanta strada da fare. Attualmente sono circa 400 le scuole italiane che prevedono la carriera alias.
Il diritto di “essere” e l’impegno nelle scuole
Il diritto di “essere” andrebbe esteso, però, anche ai minori, affinché essi possano vivere in modo coerente la propria identità di genere, senza divenire vittime di bullismo o discriminazione tra i banchi di scuola. È qui che la Carriera Alias può costituire una protezione fondamentale.
“Il nostro impianto legislativo offre la possibilità di adozione dell’identità alias alle scuole chiamate a garantire l’educazione, la formazione e l’istruzione di tutte le persone specialmente considerando che le persone trans hanno il più alto tasso di abbandono scolastico.
Negli ultimi tre anni – ha aggiunto – la sua adozione è cresciuta del 188 per cento: un’affermazione dei principi di autonomia, autodeterminazione e diritto allo studio. Al momento non esistono previsioni ministeriali, il che significa da un lato che l’adozione del regolamento è a discrezione della direzione scolastica, e dall’altro che i modelli di applicazione possono essere diversi”.
Oggi più che mai, dunque, c’è bisogno di una visione lungimirante che possa essere abbracciata non solo dalle università ma anche dagli istituti scolastici e dalle amministrazioni pubbliche. Il regolamento ministeriale, infatti, non prevede ancora in maniera uniforme la Carriera Alias, lasciando l’iniziativa ai singoli dirigenti scolastici.
Un importante gesto di rispetto nei confronti della persona trans, che così non è costretta a subire il costante disagio del “nome sbagliato”.
“L’uso del nome scelto – ha aggiunto Giuffrè – è spesso uno dei passi fondamentali per le giovani persone trans per esprimere e costruire la loro identità di genere a livello individuale e sociale e fa parte di un complesso processo di allineamento dell’identità di genere, dell’espressione e della presentazione che porta all’affermazione di genere con notevole e riconosciuto benessere.
Insieme a questo provvedimento vanno poi concordate altre buone pratiche, fra cui l’uso di spazi sicuri (scelta del bagno, dello spogliatoio, etc.), per la/lo studente trans, poiché sono questi i luoghi in cui avvengono spesso pesanti episodi di bullismo. Questa prassi permette a studentesse e studenti con varianza di genere la transizione sociale che garantisce loro benessere e può migliorare il clima della comunità scolastica”.
Carriera Alias e contrasto al disagio scolastico
La carriera alias è anche e soprattutto riconoscere il diritto allo studio per le persone trans, in un ambiente come quello scolastico in cui ostilità e discriminazioni sono continue, come confermano i dati raccolti dall’Agenzia Europea per i diritti fondamentali.
“Più del 40 per cento delle persone transgender tra i 12 e i 18 anni abbandonano la scuola anzitempo, spesso proprio per l’imbarazzo di dover giustificare l’incompatibilità acquisita col proprio nome (e pro-nome) anagrafico, e sono numerosi gli episodi di depressione e autolesionismo, quando non peggio”.
Il dato è allarmante: una percentuale altissima di abbandono scolastico tra gli adolescenti trans, spesso causata dal senso di inadeguatezza e di esclusione. Ma una società realmente inclusiva non può ignorare questo fenomeno, che mina il diritto fondamentale allo studio e alla crescita personale.
“Dobbiamo solo proteggere questi ragazzi – ha spiegato ancora la Presidente Agedo, che sono come tutti gli altri e a chi asserisce che prima gli adolescenti transgender non esistevano e adesso sono spuntati come funghi, noi di Agedo facciamo presente che prima non uscivano allo scoperto se non quando arrivavano all’Università. Il battage pubblicitario che c’è stato, persino quello negativo, ha acceso i riflettori sulla questione e i ragazzi si sentono più sicuri e si dichiarano per quello che sono realmente. L’ostacolo principale è sempre l’ignoranza della tematica, le maggiori resistenze si incontrano tra i professori, ma tra i ragazzi no, perché conoscono bene le differenze tra orientamento sessuale e identità di genere”.
Parole forti che danno voce ad un problema, quello culturale che riguarda la mancanza di informazione e formazione adeguate, a fronte di una generazione di giovani sempre più aperta e consapevole.
“Mi sento di affermare che negli anni molti muri sono crollati, nonostante i tentativi di cancellare o ridimensionare quest’opzione: soprattutto in una nazione, come la nostra, nella quale il cambio di identità anagrafica resta tortuoso e ancorato a una legge inevitabilmente invecchiata, la 164 del 1982. Legge che pure era entrata in vigore dopo anni di lotte. Le persone transgender esistono, sono sempre esistite e sempre esisteranno. Non è che negando loro la carriera alias spariranno, semplicemente, vivranno peggio. Per questo mi auguro che anche le Dirigenti e i Dirigenti scolastici della nostra città, più volte sollecitati da Agedo, possano prendere in considerazione l’introduzione di questa procedura nei loro regolamenti, offrendo così un ambiente ancora più sicuro e inclusivo alle loro studentesse e ai loro studenti”.
La Carriera Alias è soltanto una tappa – necessaria ma non sufficiente – di un percorso più ampio, volto a garantire alle persone transgender la possibilità di studiare, lavorare e vivere senza dover subire violenze psicologiche o fisiche, né pressioni sociali.
Nonostante in Italia manchi una legge specifica che regoli in modo unitario le Carriere Alias, molte istituzioni stanno intraprendendo la strada dell’inclusione, riconoscendo il valore umano e sociale di questi strumenti. Il cammino verso una piena uguaglianza prosegue grazie al lavoro costante di associazioni come Agedo, Arcigay e altre realtà che, con passione, si impegnano per una cultura del rispetto e dell’incontro.
Che sia all’interno dell’università o della scuola superiore, la speranza è che ogni studente possa sentirsi accolto e tutelato, libero di esprimere la propria identità senza paura. Solo così costruiremo una comunità consapevole, capace di trasformare le differenze in un patrimonio comune e di proteggere il diritto fondamentale di essere e vivere nel rispetto della propria unicità.