Coronavirus – Tansi a 360° tra politica, ricetta antivirus e amore per la Protezione Civile – VIDEO
Carlo Tansi continua il suo j’accuse. E sulle elezioni: “Abbiamo avuto un concorrente sleale, la ndrangheta".
09 Aprile 2020 - 09:41 | Redazione
Ha svestito i panni del grande inquisitore, ed ha rimesso quelli del ricercatore.
La sua passione, e il suo lavoro da circa 30 anni all’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica.
Carlo Tansi si presenta così ai microfoni di CityNow.it, intervenendo all’ormai consueta diretta del format “Io resto in Calabria”, condotta dal direttore Vincenzo Comi:
“Sto abbastanza bene, sto avendo alcuni problemi di salute, ma in attesa di uscire da questa emergenza, continuo a lavorare in smart working per l’Istituto, che è chiuso già da una ventina di giorni”.
Tesoro Calabria non si può fermare
Motivi di salute lo hanno allontanato dalla scena politica, che avrebbe conquistato con merito se solo quella manciata di voti mancanti gli avesse permesso di raggiungere la fatidica cifra dell’8%, passaporto per Palazzo Campanella. I suoi trascorsi alla guida della Protezione civile sono stati talmente intensi, e controcorrente rispetto al passato, da concludersi amaramente: l’ultimo giorno della sua esperienza triennale fu infatti sospeso per 45 giorni dal proprio ruolo di dirigente, cosa che gli ha impedito di ricandidarsi alla stessa carica. Proprio da questa esperienza ritenuta negativa, è nato il movimento “arancione” che lo ha sostenuto nella corsa a Governatore.
Una esperienza che si è conclusa con 60 mila voti:
“gli stessi del M5S che ha alle spalle ministri e parlamentari” dice orgogliosamente – che però sono bastati solo ad accarezzare il sogno di sedere sugli scranni del Consiglio regionale. Abbiamo perso a Reggio Calabria – la sua analisi – dove abbiamo racimolato solo 1500 preferenze. Una questione di esperienza, per un Movimento che deve ancora strutturarsi. Noi siamo dei principianti, non professionisti della politica. Ci abbiamo messo il cuore, l’anima e la testa. Su Reggio c’è bisogno di creare non degli individui ma delle squadre”. Ma Carlo Tansi continua il suo j’accuse aggiungendo: “Abbiamo avuto anche un concorrente sleale, che è la ndrangheta. Abbiamo visto i voti come sono stati presi nel reggino e nel cosentino… le grandi famiglie hanno ancora voce in capitolo, ma le procure stanno indagando e ne vedremo delle belle anche nel catanzarese e nel vibonese”.
Ma il lavoro fin qui fatto non andrà disperso: “Abbiamo gettato le basi della fondazione, adesso dobbiamo costruire il Palazzo. Il movimento non si può fermare. Io sono frenato dal mio stato di salute. Carlo Tansi è stato l’incipit ma Tesoro Calabria non si può fermare”
Uniti difronte all’emergenza
“Con la Santelli, dopo le elezioni, ci sono state schermaglie politiche anche accese, ma quello che è accaduto dopo con l’emergenza coronavirus, nemico subdolo, ha fatto cadere gli steccati. Bisogna fare squadra e rimanere uniti. La Santelli mi ha invitato ad un incontro con candidati e forze politiche. Sono stato ben lieto di parteciparvi, perché, ripeto, è il caso di fare squadra”.
Questione di stile. Quello che in alcuni casi , anche in Calabria, non si è visto nonostante il delicato momento. E anche quando gli si chiede un parere sulla giunta regionale, Tansi mantiene i toni pacati:
“Ci sono assessori che meritano rispetto e stima, ma io mi sarei evitato di nominare Tallini, che è quello che mi ha allontanato dalla Protezione civile. È una scelta che non ho condiviso, ma vedremo. Adesso non è tempo di polemiche, bisogna stare uniti. Il Coronavirus arriva su un castello di sabbia che è la sanità calabrese, in pessimo stato di salute”.
Coronavirus terza guerra mondiale
Per Carlo Tansi, a fine mese, inizi di maggio, potremmo tornare gradatamente alla normalità.
“Se stiamo a casa, se saremo bravi come i cinesi” aggiunge. Molto critico con la gestione delle zone rosse, almeno all’inizio dell’epidemia che ha colpito la Lombardia, Tansi si dice convinto che “ancora in Calabria la situazione non è svoltata, ma purtroppo vediamo che negli ultimi giorni i guariti sono meno dei deceduti. Non dobbiamo allarmare nessuno, ma dobbiamo fare molta attenzione, rispettare le regole, ed avere pazienza. Il virus cammina con noi uomini. E dipenderà da quanto saremo bravi l’arrivo della “fase 2”. È chiaro che ci dovremo abituare alla mascherina, però pensiamo quanto sarà bello fra qualche settimana la normalità. Saranno da evitare locali affollati, ma in questo scenario da fantascienza è tutto work in progress. Credo ci vorrà ancora qualche mese ma per gli arresti domiciliari potrebbe bastare un mese. I calabresi stanno reagendo bene, tranne qualche cretino, ma quelli ci stanno da tutte le parti del mondo”.
L’informazione? Per Carlo Tansi è importantissima, ma “ci vuole una sola voce – dice con convinzione – La Calabria è una e unica, dobbiamo cambiare culturalmente l’approccio. Il dato però non deve essere troppo scarno”.
Soffermandosi poi sull’emergenza, l’ex responsabile della Protezione civile ricorda che si tratta di una pandemia che deve essere gestita a livello nazionale dallo Stato.
“È assolutamente inconcepibile che la Lombardia fa una cosa, la Toscana un’altra, la Sicilia un’altra ancora come la Calabria. Una totale disorganizzazione dovuta al fatto che questa emergenza doveva avere un solo comandante. Ci vuole autorità e autoritarismo, ci vuole decisionismo e una sola regia. Chiaramente in questo contesto anche la Regione Calabria risente dell’andazzo nazionale e di tutte le sue carenze strutturali nell’organizzazione”.
Un errore strategico in questa emergenza da coronavirus è stato quello di indicare presidenti di Regione a gestire l’emergenza:
“Ci doveva essere un solo regista, e poi bisognava nominare i prefetti di ogni regione che hanno le competenze e l’autorevolezza per gestire una tale emergenza, perché sono loro che devono convocare i cosiddetti CCS (centri di coordinamento dei soccorso) quindi secondo me è partita male”.
Offre poi la propria solidarietà alle famiglie dei contagiati e dei deceduti, ma anche ai sindaci, “le persone più vicine ai problemi reali e che spesso lottano da soli e abbandonati dalle istituzioni”.
La Protezione civile, un grande amore
Per lui parlano i fatti.
“La Protezione civile prima che arrivassi io era un covo di malaffare, di delinquenti, c’erano mazzette che circolavano. Io ho fatto 6 denunce, anche rivolgendomi al procuratore Gratteri, e voglio ricordare che una di queste ha portato anche all’arresto di chi per 28 anni aveva gestito la Protezione civile. Abbiamo prima bonificato la Prociv e poi abbiamo costruito, selezionando i giovani più bravi sui curricula e non sulle raccomandazioni di Cetto la qualunque. Siamo stati premiati a Roma come la migliore protezione civile in Italia, diventata modello per altre ragioni. Poi lo stop perché ho rotto le scatole, perché ho toccato interessi milionari e denunciando il sistema. I 4000 volontari sono la potenza della Protezione civile della Calabria”.
Oggi, per Tansi, la Protezione civile della Calabria necessita di rincalzi, “necessita di nuovi giovani, e di un vertice tecnico. Non entro nel merito di quello che ha fatto Pallaria o di quello che faranno i successori, sarebbe poco elegante, ma voglio dire che ha bisogno di altri giovani laureati e non, bravi e capaci”.
Possibilità di rientro però non sembrano esserci: “Non potrei rientrare per le mie condizioni di salute. Ho detto alla Santelli che sono a disposizione per qualsiasi cosa, a titolo gratuito, ma non me la sento di assumere un ruolo così importante”.
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