Camera di Commercio Ddi Reggio Calabria: dopo il Torrone di Bagnara IGP, arriva l’olio extravergine DOP delle “Colline Reggine”
04 Febbraio 2015 - 13:08 | di Redazione
Si è svolta presso la Camera di commercio di Reggio Calabria l’assemblea degli imprenditori soci dell’Associazione di Tutela dell’olio extra vergine di oliva delle “Colline Reggine” che ha deliberato la presentazione alla Regione Calabria ed al Ministero dell’Agricoltura della richiesta di registrazione DOP della “più importante” produzione agroalimentare locale. Dalla provincia di Reggio Calabria proviene, infatti, più del 30% dell’olio calabrese, che insieme a quello pugliese rappresenta la parte più significativa della produzione olearia italiana.
Il progetto di riconoscimento DOP dell’olio extravergine prodotto nella provincia di Reggio Calabria è stato avviato e sostenuto sin dal 2008 dalla Camera di commercio, in partenariato con le confederazioni agricole Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri.
“Ancora una volta la Camera è in prima linea con le associazioni di categoria per sostenere e valorizzare il territorio e le imprese – ha dichiarato il Presidente della Camera di Commercio, Lucio Dattola. Ottenere una certificazione europea non è facile, ma nei fatti la DOP è il più prestigioso, se non l’unico, strumento che può assicurare la massima riconoscibilità di un prodotto a livello nazionale ed internazionale e, al tempo stesso, offrire al consumatore garanzia di qualità del prodotto che acquista”
Significativo il legame tra l’olio extravergine di oliva delle “Colline Reggine” con il territorio al punto che lo studioso Giuseppe Antonio Pasquale fin dal 1861 definiva l’area “Regione degli oliveti”. Altrettanto significativo l’impatto sull’economia locale: già dai secoli XVIII e XIX la città di Gioia Tauro risultava essere tra le località di carico più attive per l’esportazione di olio verso Napoli, Venezia, Genova, la Costiera Amalfitana, la Sicilia e la Puglia.
Le peculiarità dell’olio extravergine di oliva “Colline Reggine” sono riconducibili a due particolari varietà di olivo (Ottobratica e Sinopolese), tipiche dell’area geografica di riferimento, tanto da improntarne il paesaggio con le loro chiome che raggiungono anche i 20 metri di altezza.