Bronzi di Riace, tre novità aprono a nuove ipotesi sulla loro origine

Tra una statuetta conservata all’estero, l’ipotesi di un’esedra ad Argo e una statua affine, emergono tre novità sui Bronzi di Riace e il loro contesto d’origine

foto bronzi riace

Recenti ricerche archeologiche hanno riportato i Bronzi di Riace all’attenzione di studiosi e appassionati, gettando nuova luce su possibili interpretazioni legate alla loro origine, datazione e provenienza. Pur restando invariato il fascino di questi celebri guerrieri in bronzo, l’analisi di alcuni reperti e di specifici contesti antichi ha offerto prospettive inedite. Tali indagini, illustrate dal professore Daniele Castrizio in un articolo su Il Quotidiano del Sud, ruotano attorno a tre novità che contribuiscono ad ampliare la comprensione di queste straordinarie testimonianze dell’arte greca classica, stimolando un dibattito che coinvolge specialisti e appassionati del settore.

La statuetta di Wadsworth e le affinità con i Bronzi

Un primo aspetto riguarda una statuetta conservata oltreoceano che, per dimensioni e caratteristiche, presenta notevoli corrispondenze stilistiche con i Bronzi di Riace. L’opera, custodita presso il Wadsworth Atheneum Museum of Art, è stata a lungo considerata un reperto isolato, ma alcune comparazioni morfologiche e la comune origine geografica ipotizzata rafforzano l’idea di un possibile legame. Questa statuetta, pur essendo più piccola, rivelerebbe dettagli anatomici e tecnici molto simili, suggerendo la medesima officina scultorea o, quantomeno, un contesto culturale affine. La presenza di analogie nel panneggio e nelle rifiniture decorative avvia nuove ipotesi sulla prassi artigianale dell’epoca, gettando un ponte tra un manufatto d’oltreoceano e i celebri Bronzi.

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Inoltre, si sottolinea che i parallelismi non si limitano al piano estetico, ma includono il tipo di bronzo impiegato e la tecnica a cera persa, testimoniando un patrimonio culturale condiviso nel mondo greco antico. Se ulteriori analisi confermeranno queste similitudini, la statuetta potrebbe assumere valore di “prova comparata” per comprendere la diffusione di una stessa matrice stilistica.

L’esedra di Argo e il contesto urbano-sacro

Un secondo elemento di rilievo si concentra sull’esedra di Argo, ossia un’area colonnata che potrebbe avere accolto statue di grande importanza. Da tempo si discute della possibile collocazione originaria dei Bronzi di Riace, e l’ipotesi che essi potessero far parte di un complesso monumentale argivo apre scenari del tutto nuovi. Tale struttura, probabilmente utilizzata come luogo di culto o per cerimonie pubbliche, presenterebbe caratteristiche architettoniche coerenti con la monumentalità e lo stile dei due guerrieri.

Secondo le ipotesi avanzate, l’esedra potrebbe aver ospitato opere votive o celebrative, realizzate per onorare eroi o divinità. Se i Bronzi fossero stati posti in questo spazio, si rafforzerebbe l’idea di una destinazione urbana-sacra, connessa a una ritualità specifica. Il legame con Argo consentirebbe, inoltre, di inquadrare meglio i riferimenti mitologici o storici che avrebbero influenzato la creazione di statue così imponenti, contribuendo a una maggiore comprensione del loro significato culturale.

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La statua compatibile e i nuovi percorsi interpretativi

La terza novità riguarda l’emersione di una statua compatibile per proporzioni e caratteristiche formali, che aggiunge ulteriori spunti alla discussione sull’origine e la finalità dei Bronzi di Riace. Tale scultura, descritta come simile per impostazione anatomica, lasciava ipotizzare un gruppo di più figure realizzate in modo coerente, forse destinate a un contesto narrativo condiviso (ad esempio, la raffigurazione di una schiera di combattenti o di eroi leggendari).

Questo ritrovamento, se confermato, suggerirebbe la prassi di produrre serie di statue con scopi celebrativi, militari o religiosi, spinte da una committenza che poteva coinvolgere autorità cittadine, culti o famiglie aristocratiche. Inoltre, il rinvenimento di una scultura affine rafforza l’ipotesi secondo cui i Bronzi di Riace non fossero semplici monumenti isolati, bensì parte di un programma decorativo più ampio.