Brogli a Reggio, Falcomatà rompe il silenzio: ‘Fiducia nella magistratura, rispetto per l’inchiesta’
Il sindaco torna in diretta condannando i ‘giudizi affrettati’ e invitando alla prudenza: ‘Ricordate il procedimento Helios?...”
06 Marzo 2021 - 17:10 | Claudio Labate
Dopo giorni di attesa, il sindaco Giuseppe Falcomatà rompe il silenzio, e nel corso di una diretta Facebook fa il punto della situazione non solo in merito alla campagna vaccinale anti Covid in atto, ma soprattutto sulla vicenda dei brogli elettorali.
In questi giorni, d’altra parte, il primo cittadino è stato più volte tirato per la giacchetta, anche in maniera provocatoria, al fine di strappargli una riflessione su quanto sta venendo fuori dall’indagine della Procura reggina. Oggi Falcomatà ha colto l’occasione per parlarne con la città, sostanzialmente non modificando la propria posizione attendista, e continuando a sostenere la teoria che vuole la vicenda dei brogli una questione circoscritta.
Fiducia e rispetto
“Noi continuiamo ad aspettare quale sarà il prosieguo dell’indagine, e continuiamo il nostro lavoro, continuiamo ad esercitare il nostro mandato, rispetto a quella che è stata la fiducia dei cittadini”.
In questa frase si può sintetizzare la riflessione – racchiusa in poco più di sette minuti – offerta dal sindaco Falcomatà ai reggini. Per lui, sarebbe in atto la solita rincorsa dei detrattori che “stanno anticipando sentenze” ed “esprimendo giudizi affrettati”.
“Noi, come amministrazione comunale, continuiamo a dire che serve sicuramente rispetto. Rispetto per una indagine che è ancora in corso. Noi non possiamo che confermare la nostra massima e piena fiducia nei confronti della magistratura anche perché l’inchiesta è ancora aperta ed è importante per noi tutti che si faccia piena luce su questa situazione”.
La portata dell’indagine
Però, per il primo cittadino, è altrettanto importante anche dirsi quale è la reale portata di questa indagine.
“Indagine importantissima, perché se ci fosse anche una sola scheda inserita illegittimamente all’interno di una cabina elettorale è comunque un fatto da condannare e da approfondire in quanto delegittima il buon esito del voto. Però attenzione parliamo sempre di 7 sezioni su 218. Parliamo di 99 voti all’attenzione degli inquirenti rispetto alle quasi 99 mila persone che si sono recate alle urne. Allora è importante anche che si dia rilevanza, si dia certezza, non soltanto allo 0,1 %, rispetto a quella che è l’attenzione dell’indagine, ma anche alle restanti 99 mila persone che legittimamente si sono recate al seggio ed hanno espresso la loro preferenza e che devono avere ragione delle loro pretese e della loro espressione di voto”.
L’invito alla prudenza
Da qui l’invito a tutti gli attori in campo ad essere prudenti nell’esprimere giudizi anticipati o ad emettere sentenze. Falcomatà fa quindi un parallelo con un’altra indagine che ha colpito la sua amministrazione circa un anno fa.
“Vorrei ricordare l’inchiesta Helios. Un’inchiesta nella quale sono stati coinvolti tantissimi amministratori della nostra città. Io ricordo i titoloni dei giornali, ricordo i servizi sui tg nazionali che hanno dato un’immagine bruttissima della nostra città e della nostra regione. Titoli tipo politica, mafia, corruzione, il filo rosso che lega la politica alle cosche… Insomma già al momento della presentazione della conferenza stampa, subito dopo la chiusura delle indagini, in molti avevano chiesto la mia testa, mi avevano invitato alle dimissioni, insieme ai miei assessori. Ebbene oggi, dopo le giuste e doverose indagini, le giuste attività degli inquirenti, per la stragrande maggioranza di queste persone è arrivata l’archiviazione”.
In questo senso Falcomatà, nell’invocare prudenza nei giudizi, rivendica la giusta visibilità per le risultanze di quell’inchiesta:
“Questo significa una cosa soltanto. Significa che gli avvisi di garanzia, le misure cautelari, servono per consentire alla magistratura di svolgere la meglio il loro lavoro e, una volta concluse le indagini, decidere se quelle posizioni poi devono essere stralciate o archiviate, oppure si deve andare a processo. Un processo che ancora deve iniziare. Questa cosa la dico perché purtroppo, come spesso accade, nell’immaginario collettivo, nella memoria delle persone, rimane soltanto il momento conclusivo dell’indagine. Quando poi si arriva alla conclusione la notizia passa nelle pagine interne dei giornali. Non si dà quindi il giusto risalto”.