Beni Confiscati, Ripepi: “Nancy Iachino non dà nessuna risposta ai cittadini. Non sa più a che Santo rivolgersi”

Beni confiscati, lungo e articolato attacco del consigliere Massimo Ripepi all'amministrazione Falcomatà

Ripepi Iachino

“Stamattina mi sono recato personalmente alla conferenza stampa voluta da Falcomatà e Nancy Iachino e mi sarei aspettato, finalmente, un atto di coraggio da parte della ex delegata ai beni confiscati. Era il momento opportuno per dire la verità ai propri concittadini e per dare risposte chiare ai quesiti posti nei giorni scorsi, dopo l’accurato lavoro di ricerca della Commissione controllo e garanzia; invece ho trovato una rappresentante amministrativa tremante, impacciata, inadeguata come inadeguata è stata tutta la sua attività in sei anni di amministrazione o forse dovremmo dire di non amministrazione”.

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Il consigliere comunale Massimo Ripepi torna sulla vicenda dei beni confiscati, criticando la mancanza di chiarezza e informazione da parte dell’amministrazione e in particolare del consigliere Nancy Iachino.

“Dall’altra parte invece, un Sindaco pronto a giustificarla, spostando l’attenzione su altri aspetti, che non hanno peso in questa vicenda. Una tattica sommaria di rimpallo delle responsabilità da entrambe le parti, con l’unico scopo di sviare la veridicità dei fatti e trasformare questo momento pubblico di confronto e trasparenza, in un’altra occasione per gettare fumo negli occhi e, caso mai, propagandare persino il non fatto.

Perché dal regolamento, approvato nel 2015, fu tolta la clausola sul conflitto di interessi che inibiva l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia agli amministratori e agli impiegati comunali? Una domanda chiave scottante e imbarazzante probabilmente, visto che né la Iachino né Falcomatà hanno toccato l’argomento, eludendo semplicemente la risposta e pensando in questo modo, di potersela cavare di fronte alla cittadinanza. Noi invece, vogliamo che le mancanze o le eventuali connivenze vengano fuori.

Le fatidiche carpette, che dovevano contenere documenti, quali le delibere di assegnazione con numero di anni della durata della concessione, il disciplinare di utilizzo del bene, la polizza assicurativa per responsabilità civile, incendi e atti vandalici stipulato dall’associazione che acquisisce il bene in favore dell’ente concessionario, tutte le autorizzazioni necessarie all’espletamento dell’attività, che si è obbligati a rispettare, la documentazione assicurativa e previdenziale per i lavoratori impiegati in loco, la relazione annuale da parte dell’associazione o dell’ente assegnatario con elenco nominativo dei soci, degli amministratori e del personale impiegato a qualsiasi titolo, la trasmissione annuale del bilancio all’ente da parte dell’associazione assegnataria dell’ultimo esercizio chiuso in copia conforme, la relazione semestrale dettagliata dell’attività svolta, il reportage fotografico delle targhe con la dicitura “Bene confiscato alla ‘ndrangheta del Patrimonio del Comune di Reggio Calabria” e per ultima la relazione annuale del controllo e del monitoraggio dell’Ufficio beni comuni o dell’Assessorato al patrimonio, ci chiediamo che fine abbiano fatto.

Ma Nancy Iachino non si ricorda nemmeno che cosa lei stessa abbia assegnato in sei anni; addirittura non è in grado di elencare neppure le concessioni dei beni con finalità abitative e in poche battute da copione, scarica le responsabilità sul sindaco e sui dirigenti.

Il caso è paradossale, non solo per la presenza del sindaco costretto ad incassare il colpo, ma anche perché l’ex delegata, con una serie di gaffe e cadute di stile, nelle ultime settimane mi accusava di prendermela con i poveri dirigenti e, ora, è proprio lei a tirare in ballo la penuria di dipendenti e la non collaborazione del sindaco, che pare non abbia mai voluto concedere altre risorse al settore dei beni confiscati.

Ciò dimostra esplicitamente come Nancy Iachino abbia avuto una reazione alle mie richieste, non solo livorosa, ma fin troppo personale e vendicativa nei confronti di chi, si stava limitando a svolgere un esercizio pubblico, che lei stessa non ha svolto.

Queste modalità emotive, non sono accettabili per un’amministratrice e anzi sono incompatibili con la dignità e la competenza che si richiede ai funzionari, i quali devono agire solo nell’interesse della comunità. Insomma, oggi in questa conferenza stampa è andato in scena il teatro dei pupi o se preferite la commedia delle beffe.

In sei anni, la Iachino ne avrebbe avute di cose da fare e come mai si ricorda solo ora che mancavano i dipendenti e che fin dall’inizio non ha trovato tutto in ordine? Una volta che aveva controllato, analizzato, fatto istanze, perché non si è messa all’opera cercando di sanare laddove era possibile? Tre azioni aveva a disposizione: ispezionare e verificare, sanare la concessione del bene con i documenti previsti dalla norma, revocare la concessione del bene.

Di tutto questo, il nulla cosmico. Invece, la Iachino si sofferma su un passato che lei stessa non è riuscita a sanare agitando così l’acqua sporca. Il dubbio, infatti, si solleva spontaneo: ma non è che c’è un collegamento tra questi atteggiamenti e la clausola che riguardava il conflitto di interessi che è stata tolta? Non è che sarebbe stato meglio, a questo punto, non scoperchiare le pentole e mantenere “il segreto”?

In sostanza, oggi la conferenza stampa è stata aria fritta, con un sindaco che si è limitato a sostenere la sua parte di teatrante, ribadendo che il regolamento sui beni confiscati è tra i migliori a livello europeo, persino osannato da don Ennio Stamile di Libera.

Ma che cosa c’entra questo con la pesante mancanza della Iachino e della stessa amministrazione Falcomatà? La cittadinanza non era venuta a sentire chiacchiere e tabacchiere di legno, la cittadinanza esigeva e continua a pretendere risposte.

Più che mai in un territorio compromesso come il nostro, i cittadini devono sapere che si affidano a persone oneste e impavide, non a comparse pronte a sostenere il gioco delle tre carte. Per tutti questi motivi, si rafforza in me la convinzione del lavoro che sto svolgendo insieme al Prefetto e ho intenzione di chiedere un Consiglio comunale urgente ed aperto in cui discutere senza maschere la questione.

Prima del Consiglio convocherò una seduta di Commissione controllo e garanzia, che si riunirà al Cedir nei locali dell’assessorato al patrimonio, davanti ai commissari, ai cittadini che vorranno intervenire e ai giornalisti, affinchè finalmente la verità venga fuori insieme alle fantomatiche carpette e si faccia la giusta luce su una vicenda, che a mio parere, è tra le più disastrose e roventi dell’amministrazione Falcomatà e che da sola basta a far decadere per inabilità alla funzione civica la suddetta giunta”, conclude Ripepi.