Bagarre in Consiglio, Milia (FI) difende l’atto di protesta e rilancia: ‘Abbiamo subito un atto di violenza’
Il capogruppo degli azzurri minimizza sull’accaduto e chiede scusa. Su Caridi: ‘Non ha ostacolato la Polizia Municipale’
11 Marzo 2021 - 19:59 | di Claudio Labate
Si è reso protagonista di un fatto grave che non rende onore all’aula Piero Battaglia di Palazzo San Giorgio che ospita il Consiglio Comunale. Federico Milia, capogruppo di Forza Italia, ieri ha srotolato uno striscione in aula per chiedere al sindaco di dimettersi e agevolare il ritorno al voto. Un atto di per sé che voleva esprimere un disagio, cavalcando la polemica dei brogli elettorali su cui sta indagando la Procura reggina. Un atto visto e rivisto nelle sedi istituzionali del Bel Paese, e anche a Palazzo San Giorgio, ma che riveste formalmente i contorni di un ‘fatto grave’. Non foss’altro per le conseguenze che ha provocato, con l’intervento scomposto del consigliere di maggioranza Massimiliano Merenda, fiondatosi a strappare quello striscione, pur non essendo nelle sue competenze, e per la particolare posizione del collega di partito Antonino Caridi accusato dalla maggioranza di aver ostacolato l’intervento della Polizia Municipale.
“Abbiamo subito un gesto violento”
Milia, intervenuto insieme al presidente del Consiglio Enzo Marra a “Live break”, la striscia informativa in diretta facebook di CityNow, fa una premessa rispondendo all’appello di Marra a mantenere bassi i toni:
“I toni del presidente sono sempre pacati, ma anche i nostri sono solitamente pacati. C’è un rapporto di stima e rispetto reciproco con tutti i colleghi e anche con l’ufficio di presidenza”.
Milia poi precisa che a suo avviso c’è una differenza importante tra quello che ha fatto il centrodestra e quello che ha subito dalla maggioranza:
“C’è una differenza sostanziale tra le due cose. Intanto nessuno ha ostacolato l’intervento della Polizia municipale che è intervenuta. Il consigliere Caridi era lì in quel momento, in un’area dell’aula in cui gli spazi sono stretti, risultando poi d’impaccio. Un fatto che è durato trenta secondi, tanto che poi la Polizia è intervenuta prendendo dalle mie mani la parte restante dello striscione che avevo esposto”.
Milia che si scusa con la città per la modalità in cui è avvenuta la protesta ma non per il messaggio che si voleva far passare. Il capogruppo di Forza Italia non perdona a Merenda di essere intervenuto in quel modo, e prova a spiegare anche le motivazioni che lo hanno animato:
“Quello che abbiamo subito è stato un gesto violento e scabroso. Perché scavalcare i banchi per venire, in maniera aggressiva a strappare lo striscione, in un atteggiamento che non è consono ad un’aula che deve rappresentare la città. Anche lo striscione non è consono, ma era chiaramente un modo di protestare perché nonostante gli scandali e lo stato di crisi della città all’ordine del giorno non c’era neanche un punto su questo e il sindaco non ha riferito nulla all’aula in merito agli ultimi aggiornamenti”.
Le ragioni della protesta
Milia ricorda che il “fatto” è successo dopo il consueto giro di interventi nei “preliminari” del Consiglio:
“Non dobbiamo noi, certamente, fare processi e trasformare l’aula Battaglia in un’aula di tribunale, ma è sotto gli occhi di tutti che c’è un problema politico. Non si può andare in Consiglio comunale e parlare dell’aloe piantata sulla collina di Pentimele e non della spazzatura che arriva al secondo piano o che ci sono zone della città da settimane senza acqua”.
Per Milia insomma non si è trattato altro che di “una protesta al limite” del consentito, lamentando di non essere presi in considerazione come opposizione in Consiglio. Il capogruppo di Forza Italia d’altra parte ricorda l’incontro “cordiale” avuto con lo stesso Falcomatà il giorno prima del Consiglio in cui hanno suggerito al sindaco di dimettersi evitando qualcosa di peggio come un nuovo commissariamento.
Infine, sulle dimissioni annunciate ma non firmate, Milia ha spiegato che la minoranza ha presentato un atto di “dimissioni contestuali”, perché per avere un qualche effetto le dimissioni devono raggiungere il numero di 17 unità, quindi l’intera minoranza e 7 consiglieri di maggioranza.