Auto sulla folla a Monaco: l’attentatore era stato fotosegnalato a Reggio nel 2016

L'uomo, arrivato dall'Afghanistan in Calabria e poi spostatosi in territorio tedesco, aveva postato materiali estremisti, poi ha colpito

attentato monaco

È un film già visto, un incubo che torna a ripetersi e non dà tregua ai tedeschi.

A Monaco di Baviera, un’auto si è schiantata sulla folla nel cuore della città durante una manifestazione sindacale, causando il ferimento di 28 persone, di cui due in pericolo di vita, tra cui un bambino piccolo.

L’autore dell’attacco è un afghano di 24 anni, richiedente asilo con precedenti penali, fermato sul posto dalla polizia. Poco prima di compiere il gesto, aveva pubblicato un messaggio islamista sul web, un segnale che ora gli inquirenti stanno analizzando attentamente per ricostruire eventuali legami con ambienti estremisti.

L’episodio si inserisce in un quadro già segnato da numerosi attacchi in Germania, avvenuti nell’ultimo anno con coltelli, asce e veicoli usati come armi per colpire indiscriminatamente. Un contesto che riapre il dibattito sulla sicurezza nazionale e sulla gestione dei flussi migratori.

Il percorso di Farah N. da Reggio Calabria alla Germania

Il caso dell’attentatore di Monaco porta alla luce una storia che parte proprio dall’Italia. Farah N., l’uomo fermato per l’attacco, era infatti arrivato nel 2016 a Reggio Calabria a bordo di un barcone, venendo successivamente fotosegnalato e identificato dalle autorità italiane.

Dopo un breve periodo trascorso in Italia, si era trasferito prima a Brescia e poi in Germania nel 2017, dove aveva richiesto asilo politico, domanda che gli era stata respinta. Tuttavia, grazie al possesso di un permesso di lavoro e soggiorno, era riuscito a evitare l’espulsione e a rimanere nel Paese.

Negli anni successivi aveva accumulato precedenti per reati minori e, più recentemente, aveva iniziato a diffondere messaggi estremisti online, un elemento che ora gli investigatori considerano un segnale premonitore dell’attacco.

Il ruolo di Reggio Calabria nei controlli migratori

Il caso Farah N. riaccende i riflettori sull’importanza delle procedure di identificazione e fotosegnalazione effettuate a Reggio Calabria, un punto chiave per il monitoraggio dei flussi migratori che attraversano l’Italia.

L’episodio di Monaco evidenzia, però, quanto sia ancora difficile monitorare e prevenire radicalizzazioni successive nei soggetti già identificati, una sfida che coinvolge tutta l’Europa e che solleva interrogativi sulla necessità di strategie di prevenzione più efficaci.