Associazione Anassilaos organizza incontro sulla figura di Michele Barillaro
24 Gennaio 2018 - 10:08 | di Vincenzo Comi
L’Associazione Culturale Anassilaos torna sulla figura del magistrato Michele Barillaro “poeta”, nel 50° anniversario della nascita (Reggio Calabria 27 agosto 1967- Okahandia, 23 luglio 2012) nel corso di un incontro promosso congiuntamente con il Comune di Reggio Calabria e la Biblioteca Pietro De Nava, nell’ambito dei “Giovedì in Biblioteca” che si terrà giovedi 25 gennaio alle ore 16,45 presso la Sala Spanò Bolani della stessa biblioteca.
A introdurre l’incontro sarà la Prof. Pina De Felice, Responsabile Poesia Associazione Anassilaos. La relazione sul poeta sarà tenuta dalla Prof. Francesca Neri, studioso e critico letterario mentre le letture dei versi è affidata agli amici lettori del Lunedì di Anassilaos.
Dopo averne ricordato l’attività di magistrato, in un convegno di qualche anno fa, l’Anassilaos si ripropone adesso di approfondire, grazie alla Sezione Poesia del Sodalizio, l’ attività poetica di Barillaro racchiusa in una raccolta, pubblicata postuma, che comprende liriche composte in un certo numero di anni, dalle quali traspare una autentica vocazione poetica e una propensione non dilettantesca verso la poesia alla quale è stato strappato dalla sua attività di magistrato che lo ha visto occuparsi di importanti casi giudiziari di livello nazionale.
Reggino, Michele Barillaro si è laureato in giurisprudenza all’Università di Bologna nel 1990. Dal 1996 al 2006 è stato giudice del tribunale di Nicosia in provincia di Enna e consigliere applicato alla Corte d’assise d’appello a Caltanissetta. Tra il 1998 e il 2005 si è occupato di importanti casi, tra cui il “Borsellino ter” sulla strage di via d’Amelio, sull’attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone, sulla ‘Strage di Gela’, ‘Omicidio Ciancio’, ‘Piazza Pulita.
È stato consigliere applicato alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta dove ha redatto la sentenza nel processo Borsellino ter sulla strage di via D’Amelio e la sentenza nel processo a Totò Riina e altri per l’attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone. Per la sua attività gli fu assegnato il premio internazionale ‘Rosario Livatino’.
Nominato GIP di Firenze, si è occupato dell’area anarco-insurrezionalista, delle infiltrazioni mafiose e delle loro relazioni con l’enorme riciclaggio verso la Cina, della truffa aggravata al Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2008, sino alla scomparsa, è stato consulente presso la Commissione Parlamentare Antimafia e ha prestato assistenza tecnica all’Unità Speciale per la Lotta alla Criminalità Organizzata ed alla Corruzione del governo della Macedonia.
È morto il 23 luglio 2012, all’età di 44 anni, nei pressi di Otjiwarongo, in Namibia, in incidente stradale. Poco prima di morire era stato oggetto di minacce di morte inviate alle redazioni fiorentine de La Nazione e La Repubblica, nelle quali veniva esaltato il fatto che fosse stato tolto il dispositivo di protezione che gli era stato assegnato.