Africo, ristrutturazione di un bene confiscato: un arresto per furti e minacce ad un imprenditore
La ditta che lavorava nell'immobile destinato a diventare una struttura per le vittime di violenza è stata costretta ad abbandonare il cantiere per le continue minacce e richieste di denaro
29 Marzo 2025 - 09:04 | Comunicato Stampa

È accusato di estorsione, furto e rapina aggravati dal metodo mafioso l’uomo arrestato nei giorni scorsi ad Africo dai poliziotti della Squadra Mobile di Reggio Calabria su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia che, all’esito delle indagini, ha ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari l’emissione della misura cautelare della custodia in carcere.
I fatti e l’arresto dell’imprenditore
I fatti risalgono allo scorso mese di ottobre, quando un imprenditore e i suoi operai, impegnati nei lavori di ristrutturazione di un bene confiscato alla mafia destinato a diventare una struttura per le vittime di violenza, erano stati costretti ad abbandonare il cantiere e a lasciare la cittadina della Locride a seguito di continue minacce e richieste di denaro avanzate dall’uomo, poste in essere avvalendosi dei metodi evocativi dell’intimidazione propri della criminalità organizzata.
Le indagini della Squadra Mobile
Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, sono state avviate dalla Squadra Mobile immediatamente dopo la denuncia dell’imprenditore e hanno consentito, in breve tempo, di ricostruire l’intera vicenda a partire dal mese di luglio dello scorso anno, quando l’impresa ha avviato i lavori di ristrutturazione dell’immobile appaltati dal Comune di Africo.
Le minacce e il ricatto all’imprenditore
Sulla base degli elementi raccolti, fatto salvo il principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato, trattandosi ancora di procedimento in fase di indagini preliminari, l’indagato avrebbe avvicinato gli operai offrendo loro la locazione di un immobile ad un prezzo vantaggioso, salvo poi triplicare la richiesta di denaro.
Lasciata quell’abitazione, gli operai sarebbero stati costretti a cercare alloggio in un paese vicino, posto che, ad Africo, nessuno avrebbe offerto loro una soluzione alternativa.
I furti e le minacce al cantiere
Oltre al susseguirsi di piccoli furti all’interno del cantiere, l’unica ditta disponibile per effettuare lo smaltimento degli inerti, tra le tante contattate dall’imprenditore, avrebbe trovato le scuse più disparate per rinviare l’inizio dei lavori.
Tra gli ultimi episodi, una notte di settembre, senza alcun accordo, l’uomo avrebbe prelevato il materiale di risulta dal cantiere pretendendo poi dall’imprenditore il pagamento di 5000 euro per il servizio reso, cifra evidentemente sproporzionata rispetto al lavoro, eseguito peraltro senza fornire la documentazione prevista per lo smaltimento dei rifiuti.
La violenza e il sequestro del materiale
Dopo diverse minacce, avanzate anche mostrando una pistola, gli operai sarebbero stati costretti a scaricare materiale ed attrezzatura del cantiere in una campagna di proprietà dell’indagato ed a lasciare immediatamente il cantiere.
Al termine delle attività, gli Agenti della Polizia di Stato hanno recuperato parte della refurtiva e l’imprenditore è stato immediatamente supportato dai referenti dell’Associazione Antiracket di Reggio Calabria al fine di portare a termine i lavori.
