Anime nere alla Mostra del Cinema di Venezia, Munzi: “Fuori dai clichè”


“Anime nere” di Francesco Munzi, primo film italiano in concorso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia è stato applaudito lungamente anche in conferenza stampa, dopo avere raccolto il plauso in sala nel corso della proiezione mattutina riservata alla stampa.Munzi era accompagnato dal cast composto da Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo e Barbara Bobulova, assente la straordinaria Aurora Quattrocchi nel ruolo della madre dei tre fratelli: Luigi, Rocco e Luciano. Il regista ha raccontato la genesi del film che sarà in sala dal 18 settembre, tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco.Dopo avere ricordato lo sceneggiatore Fabrizio Ruggirello, scomparso a dicembre, ha spiegato di essersi volutamente tenuto lontano dai film di genere su mafia o ‘ndrangheta pur parlando di tre fratelli legati a doppio filo alla malavita locale. “Esiste certamente la lotta tra clan, le due famiglie che si scontrano nel paese di Africo dove è ambientato il film – ha sottolineato Munzi – ci sono i traffici illeciti, un fratello, Luigi che fa il lavoro sporco, Rocco che invece ha un aspetto più rispettabile e fa l’imprenditore coi soldi illegali, e Luciano che continua afare il pastore in Aspromonte con le capre mantenendo un legame con la sua terra. Ho cercato di mettere in conflitto i famigliari asciugando la storia e facendola uscire dai cliché dei film di genere sulla mafia, definendo così l’archetipo di una tragedia”.Tutti gli attori di “Anime nere” si sono dovuti misurare col dialetto di Africo, paese dove la storia è ambientata. Nessuna difficoltà per Marco Leonardi originario di Locri; qualche problema per Peppino Mazzotta di Cosenza, che ha dovuto apprendere il dialetto originale di Africo, “una vera e proprio lingua”, lo stesso dicasi per il siciliano Ferracane che come Aurora Quattrocchi è stato affiancato da un coach per assimilare ogni possibile sfumatura africese.”Aurora Quattrocchi che è una splendida attrice – ha sottolineato Munzi – inizialmente si è rifiutata di recitare in calabrese, ‘io sono sicilianà, mi ha detto. Poi il cuore tenero ha prevalso e ha imparato anche lei il calabrese”. Fabrizio Ferracane per immedesimarsi al meglio nel ruolo del pastore d’Aspromonte, ha vissuto per un mese ad Africo vecchio in mezzo alle capre, studiando metodicamente l’inflessione del luogo. Anche Anna Ferruzzo che interpreta la moglie di Luciano, di origine pugliese, ha lavorato soprattutto sull’espressività silenziosa delle donne calabresi. Mentre Barbara Bobulova, l’elemento estraneo, la moglie milanese di Rocco, ha soprattutto espresso l’incomprensione del Nord verso un Sud pieno di misteri e di strani riti. “Non ho fatto fatica a fare quella che rimane fuori dalla vicenda, l’occhio esterno, colei che nel Sud si sente un pesce fuor d’acqua”.Oltre agli attori professionisti, hanno recitato moltissimi abitanti del luogo che dopo un’iniziale diffidenza hanno aperto le loro case e i loro cuori al progetto di Munzi. In particolare il giovane Giuseppe Fumo che interpreta il ruolo del figlio di Luciano che decide di seguire le orme degli zii nel crimine. Il giovane ha rivolto un appello ai suoi coetanei in Calabria: “Vorrei inviare un messaggio ai miei coetanei. In Calabria non c’è lavoro ma non fate scelte sbagliate, non legatevi con le ‘ndrine e cercate di costruire un futuro migliore”.